Un team di ricerca, guidato dal Dottor Braden Tierney della Weill-Cornell Medicine e con la partecipazione di ricercatori dell’Università di Palermo, sta studiando i microorganismi presenti negli ecosistemi vulcanici per trovare soluzioni alla sfida dell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Il progetto, chiamato “The Two Frontiers Project (2FP)“, si concentra sulla ricerca di nuovi meccanismi biologici che permettano ai microrganismi di catturare il carbonio.
Il team ha condotto la prima spedizione nelle sorgenti idrotermali sottomarine della baia di Levante a Vulcano, nelle Isole Eolie. Durante la spedizione, sono stati campionati gli organismi microbici presenti nelle zone di emissione vulcaniche ricche di anidride carbonica. I ricercatori hanno lavorato in collaborazione con l’INGV (Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia) e la comunità locale per caratterizzare la chimica della baia e raccogliere campioni di acqua, sedimenti e biofilm microbici.
Successivamente, un gruppo di scienziati provenienti dalla Harvard Medical School, dalla Colorado State University e dall’Università di Madison-Wisconsin ha isolato specifici microrganismi fotosintetici dai campioni provenienti dalle acque siciliane. Tra questi, sono stati identificati cianobatteri vulcanici ed estremofili mai osservati prima, che si sono rivelati più efficienti nella cattura del carbonio rispetto ai ceppi precedentemente studiati.
In particolare, uno dei cianobatteri isolati è stato in grado di crescere più rapidamente in condizioni di elevata concentrazione di anidride carbonica rispetto ad altri ceppi noti per la loro rapida crescita. Questa crescita comporta un accumulo di biomassa, che rappresenta la misura della cattura del carbonio. Maggiore è la produzione di biomassa, maggiore è la quantità di anidride carbonica rimossa dall’ambiente. I cianobatteri possono utilizzare la luce solare e l’anidride carbonica per produrre biomasse, acidi organici, lipidi, proteine, carboidrati, vitamine, pigmenti naturali e altre sostanze utili. Questa biomassa può essere impiegata nelle bioraffinerie per la produzione di biocombustibili e persino di bioplastica biodegradabile.
Il team di ricerca del progetto 2FP sta costruendo un “database vivente” accessibile a tutti, che raccoglierà informazioni, dati e organismi provenienti da ambienti estremi. Questo database sarà unico nel suo genere e fornirà preziose informazioni per la comprensione e lo sviluppo di nuove soluzioni per la cattura del carbonio e la lotta contro i cambiamenti climatici.