Durante il suo mandato, l’ormai ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, aveva reso chiaro che il suo approccio nei confronti della legge ambientale si muovesse sui canoni dell’aperta ostilità. Non solo aveva dichiarato sin da subito di voler eseguire dei tagli ai finanziamenti, aveva anche messo a capo dell’Environmental Protection Agency (EPA) un negazionista del cambiamento climatico, Myron Ebell.
Simili presupposti hanno mandato in allarme i ricercatori i quali, guidati dall’antropologo ambientale Nicholas Shapiro, hanno dato il via a un tam-tam di email per trovare qualche “talpa” che potesse agire all’interno dell’EPA, così da riuscire a creare una copia di backup dei dati ambientali qualora alla nuova Amministrazione fosse venuto in mente di intervenire con un colpo di spugna.
Un presupposto paranoico, forse, ma che si è anche parzialmente concretizzato. Nel giro di pochi mesi il termine “cambiamento climatico” è del tutto scomparso dai siti governativi, così come sono scomparse anche le pagine dedicate allo spiegare quali siano le norme in difesa dell’ambiente e come queste funzionino.
Il piccolo gruppo di scienziati, nel frattempo, è cresciuto fino a divenire un vera e propria collaborazione vernacolare nota come Environmental Data and Governance Initiative (EDGI), la quale ha ottenuto il supporto degli End of Term Web Archive, ente che salva una copia dei siti governativi a ogni cambio di mandato, e della Università della Pennsylvania.
Tra l’autunno 2016 e la primavera 2017 sono stati copiati 200 TB di dati e contenuti ambientali, con alcuni ricercatori che ipotizzano che la scelta di Trump di non smantellare i contenuti dell’EPA sia proprio dovuta all’intervento intensivo degli scienziati. In pratica, fare tabula rasa avrebbe destato scandalo senza causare danni concreti ai “verdi”.
Per quanto le informazioni non siano state cancellate, è tuttavia vero che queste siano divenute pressoché irreperibili. Tirando le somme, alla conclusione del mandato Repubblicano, il termine “cambiamento climatico” è calato del 40 per cento dai siti federali legati all’ambiente. Anche il sito ufficiale dell’EPA è stato cannibalizzato, con il 20 per cento delle pagine che, stando a EDGI, sono state del tutto rimosse.
EDGI, a questo punto, ha deciso di continuare a operare nonostante la Casa Bianca sia oramai presidiata da Joe Biden, presidente che, almeno per ora, ha in effetti proseguito molte delle linee politiche del suo predecessore.
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