La cittadina di Yamato (da non confondere con l’omonima prefettura) dichiara guerra agli smartphone: vietato camminare guardando uno schermo.

La città, che si trova nei pressi della metropoli di Tokyo, considera l’uso degli smartphone una questione di sicurezza pubblica. La decisione, sostengono alcune agenzia stampa, sarebbe stata accolta con il benestare degli oltre 240.000 residenti di Yamato.

«Vi avvisiamo che non è permesso camminare usando lo smartphone nei parchi e nei pressi delle strade», recita ora la voce gracchiante sparata dai megafoni della locale stazione dei treni. «Per favore, usate il vostro smartphone dopo aver smesso di muovervi».

Non sono previste sanzioni. Non è un unicum nel diritto giapponese, che spesso per ragioni culturali si appiglia quasi interamente al buon senso e al rispetto delle autorità da parte della popolazione. Il biasimo e i silenzi di rimprovero dei connazionali, in Giappone, sono una pena di per sé severissima.

La ratio della norma non è meramente ideologica, l’obiettivo è quello di diminuire gli incidenti, potenzialmente fatali, dovuti alle distrazioni dei pedoni.

Non è la prima città che si arroga il diritto —tra le perplessità degli occidentali, ma anche della Gen Z locale— di educare i suoi cittadini all’uso della tecnologia. In questi giorni è diventato un caso nazionale il ricorso di un ragazzino di appena 17 anni contro una norma anti-videogiochi della Prefettura di Kagawa. Anche in questo caso si tratta di un divieto senza sanzioni, ma per l’adolescente è una questione di principio. Chissà se anche i più giovani di Yamato insorgeranno contro la tecnofobia della loro città.