Siamo alla fine degli anni ’50 e dopo il successo dello Sputnik da parte dei sovietici gli Stati Uniti si trovano nella condizione di dover accelerare i propri sforzi per raggiungere l’obiettivo di portare l’uomo sulla Luna.

Questo articolo è parte di una serie, parti dal primo se non l’hai ancora letto:

 

 

Durante la presidenza Eisenhower si approvarono diverse iniziative, una fra tutte la costituzione della NASA (National Aeronautics and Space Administration – Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche), l’agenzia governativa responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d’America e della ricerca aerospaziale.

Mossi da spirito competitivo già dai suoi esordi, il 1° ottobre del 1958, la NASA ha accelerato il lavoro già avviato sulla ricerca e lo studio della robotica e dei voli spaziali con a bordo uomini.

Il primo programma ad alto profilo della NASA è stato Programma Mercury, uno sforzo per capire se gli esseri umani potessero sopravvivere nello spazio. Questo è stato seguito dal Programma Gemini, che utilizzò un veicolo spaziale costruito per due astronauti allo scopo di perfezionare le capacità necessarie per un viaggio umano sulla Luna entro la fine degli anni ’60.

Il Programma Apollo raggiunse quell’obiettivo il 20 luglio 1969 con la missione Apollo 11.

 

Le navicelle Gemini 6A e Gemini 7 si incontrano in orbita. (NASA)

 

Dopo i programmi di prova Skylab e Apollo-Soyuz della metà degli anni ’70, gli sforzi della NASA nei voli spaziali ripresero ancora nel 1981 con il Programma Space Shuttle che è poi continuato per 30 anni.

Lo Shuttle non era solo una tecnologia rivoluzionaria, ma era essenziale per il prossimo importante passo nello spazio, la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale.

 

 

L’astronauta Buzz Aldrin sulla Luna durante la missione Apollo 11.

 

 

 

Una Nuova Frontiera

Durante la conferenza al mandato per la presidenza degli Stati Uniti il giovane presidente John F. Kennedy il 14 luglio del 1960 parlò per la prima volta della Nuova Frontiera.

New Frontier divenne il motto politico della sua presidenza per indicare le frontiere della scienza e dello spazio.

Il ristagno economico del dopo guerra e i contrasti con l’Unione Sovietica in piena Guerra Fredda richiamavano la necessità di un cambiamento e di uscita dalla situazione di stallo. Kennedy portò avanti il suo programma pieno di idee innovatrici:

Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta.

Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce

Il programma era incentrato sul rilancio dell’economia, a fornire aiuti internazionali, sulla difesa nazionale e a promuovere i programmi spaziali.

 

 

New frontier era il programma che portava la democrazia su nuove frontiere: scientifica e spaziale, di condivisione del benessere e lotta alla guerra, di pace, di sviluppo e di libertà.

Siamo sul bordo di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni.

Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio, problemi irrisolti di pace e di guerra, peggioramento dell’ignoranza e dei pregiudizi, nessuna risposta alle domande di povertà ed eccedenze.

 

 

 

Gli Anni ’60

I valori annunciati dalla propaganda politica della Nuova Frontiera sono quelli che caratterizzano gli anni ’60. Valori che si trasmettono anche attraverso la cultura, il cinema e la musica.

Siamo nell’era dello sviluppo economico iniziato già negli anni ’50, dove la realtà industriale prendeva sempre più piede caratterizzando la nuova società americana: le contaminazioni tra le arti e la ricerca spasmodica verso il nuovo portarono alla completa liberazione dagli schemi e ad esaltanti sperimentazioni.

È il periodo delle contraddizioni, del desiderio di miglioramento e di crescita economica e sociale.
In campo artistico la pop art rivoluziona il modo di fare arte.

In campo artistico la pop art rivoluziona il modo di fare arte. È un’arte rivolta alla massa e non al singolo individuo, dove gli artisti si ispirano ad oggetti della realtà quotidiana raffigurandoli nelle opere come oggetti isolati lontano dal loro ambiente naturale.

Le opere di questo movimento non sono altro che prodotti commerciali. L’ambiente urbano in cui questa nuova forma di espressione si sviluppa è un ambiente caratterizzato dallo spreco e dal consumo che portano al mutamento della struttura sociale nei paesi industrializzati dove si sviluppa una cultura di massa.

Ci si rivolge alle grandi metropoli moderne, l’ambiente è ostile, aggressivo e pieno di contraddizioni. Basti pensare al più famoso dei padri dell’arte Pop Andy Wharol e la sua Factory.

 

 

Oltre le industrie americane anche i pubblicitari ebbero un ruolo determinante, pubblicizzando a pubblicizzare un nuovo mercato di massa con prodotti che erano più nuovi, veloci e migliori. E gli americani sentirono di aver diritto a tutto ciò, si pensi ad esempio al diritto sulla proprietà della casa e dell’auto.

La politica democratica di Kennedy, rivolta al benessere anche delle fasce più deboli, aveva ancora tanto da attuare e pur appoggiando gli ideali di integrazione razziale lasciò in vigore le leggi di segregazione razziale. Ma allo stesso tempo, in politica estera con l’Alleanza per il Progresso inviò aiuti alle nazioni dell’America Latina in difficoltà e cercò di imporre un maggior rispetto dei diritti umani nella regione. Ovviamente oltre agliintenti umanitari si tentava anche di bloccare il diffondersi del comunismo, in seguito alla crisi con Cuba e in piena Guerra Fredda.

È comunque un periodo di guerra che vede gli Stati Uniti impegnati in Vietnam, ed è proprio in questi anni, sulla scia del desiderio di libertà e di pace che nascono i movimenti pacifisti.

La protesta collettiva diventa per i giovani il mezzo per ottenere un mondo migliore e in pace.

Nasce proprio agli inizi degli anni ’60 il movimento hippie, un movimento giovanile formato da adolescenti e giovani adulti bianchi, di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che caratterizzò gli anni della protesta opponendosi alla politica, respingendo le istituzioni e criticando i valori della classe media.

Erano contrari alle armi nucleari e alla Guerra del Vietnam, abbracciavano aspetti della filosofia orientale, promuovevano la libertà sessuale, erano spesso vegetariani ed ambientalisti, promuovevano l’uso di droghe psichedeliche per espandere la propria coscienza.

 

 

Questo fermento e questa visione portano alla diffusione delle droghe come hashish, marijuana e LSD che favorirono la nascita della musica psichedelica. Una musica nuova creata da una sequenza di suoni e ritmi cantilenanti intervallati da sezioni accelerate.

Sempre in questi anni si fa strada l’emancipazione femminile, il desiderio di indipendenza della donna: una donna che voleva di più oltre ad un marito, dei figli e una casa. Una donna completamente diversa e contrapposta a quella stereotipata che veniva reclamata nelle pubblicità: una donna capace di avere una propria professionalità al di fuori delle mura domestiche.

L’attivista Betty Friedan scrisse il saggio La mistica della femminilità, nel quale fu la cronista del malessere delle donne americane degli anni cinquanta, anni nei quali dominava la mistica della femminilità (marito, figli, casa).

 

 

Anche la moda cambia e prende piede il Prêt-à-porter, una moda pronta per essere indossata. L’equazione moda uguale élite cominciò sempre più ad appartenere al passato e si corse velocemente verso il cambiamento che investì, come abbiamo visto, non solo il fashion system. Dal romanticismo della linea a clessidra e dall’Haute Couture si passò alla linea trapezio più moderna.

La forma dell’abito a trapezio/sacco rispecchiò in pieno l’esigenza di sobrietà, comodità e libertà di movimento della donna degli anni ‘60: una donna libera, indipendente e spesso lavoratrice, che non poteva permettersi di essere ingabbiata.

 

 

In campo cinematografico ricordiamo tra i cult, l’uscita nel 1961 del film Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s) tratto dall’omonimo romanzo di Truman Capote del ’58.

La storia mostra una New York in pieno sviluppo economico e culturale della fine degli anni ’50, allo stesso tempo però rappresenta anche i valori che si stanno instaurando nella società americana: l’individualismo e la superficialità delle relazioni.

Il desiderio di libertà personale è enfatizzato come anche la necessità di non avere relazioni per non sentirsi in gabbia.

 

Gli anni ’60 vedono una vera e propria ondata di supereroi sempre sulla scia della voglia di riscatto, ma anche della volontà di ottenere giustizia e uguaglianza.

Ultimo, ma non meno importante, è l’evoluzione del fumetto. Gli anni ’60 vedono una vera e propria ondata di supereroi sempre sulla scia della voglia di riscatto ma anche della volontà di ottenere giustizia e uguaglianza.

È Stan Lee che crea per la casa editrice Atlas, che poi diverrà Marvel, addirittura una squadra di supereroi.

Dal suo genio nascono i Fantastici Quattro (1961) in collaborazione con il disegnatore Jack Kirby. Nel 1962 nascono Hulk (Lee e Kirby), Thor (Lee e Kirby) e nel 1962 arriva Spider-man, ideato da Stan Lee e disegnato da Steve Ditko.

Nel 1963 è la volta di Iron Man (Lee e Don Heck), degli X-Men e degli Avengers (Lee e Kirby), di Dottor Strange (Stan Lee e Steve Ditko) mentre Daredevil è pubblicato nel 1964 sempre dalla Marvel.

Anche se il numero dei super eroi non cresce con lo stesso ritmo negli anni successivi i personaggi che hanno caratterizzato il periodo sono rimasti vivi e hanno appassionato grandi e piccoli fino ai nostri giorni, e sicuramente non smetteranno mai di farci sognare.

 

 

 

 

We choose to go to the Moon

Dopo il successo della missione Mercury, fu con l’amministrazione di John Fitzgerald Kennedy (35° Presidente degli Stati Uniti d’America) che si portò avanti il progetto dell’uomo sulla Luna.

Kennedy, conoscitore dei programmi spaziali in quanto era al senato quando si iniziò a lavorare sulla creazione della NASA, credeva nella possibilità di collaborazione delle due potenze per quanto riguardava lo spazio.

Suggerì ai sovietici una cooperazione internazionale ma questi ultimi declinarono perché ovviamente non intendevano rivelare i loro progressi raggiunti in campo missilistico e le loro capacità spaziali.

Inizialmente scettico, il Presidente Kennedy era dell’idea di abbandonare il progetto a causa dei costi elevatissimi e anche se i consiglieri appoggiavano la sua idea, aspettò prima di prendere la decisione di cancellare il programma. Tra i sostenitori dei programmi spaziali infatti capeggiava il vice presidente Lyndon Johnson il quale sosteneva che l’atterraggio dell’uomo sulla Luna avrebbe avuto un importante ruolo propagandistico.

Le indecisioni del Presidente però si dileguarono in fretta quando nella giornata del 12 aprile 1961 il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin diventò il primo essere umano a volare nello spazio.

L’evento e la notizia senza precedenti rafforzarono i i timori americani di essere irrimediabilmente indietro nella competizione tecnologica con i russi.

Gli eventi portano il presidente a cambiare la propria opinione sul programma, desideroso infatti che gli americani prendessero il comando nella corsa allo spazio, sia per ragioni strategiche che di prestigio internazionale.

Il 25 maggio del 1961 il presidente dà l’annuncio all’assemblea congressuale dell’obiettivo di raggiungere la luna:

[…] credo che questo paese debba impegnarsi a realizzare l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra.

Non ci sarà in questo periodo nessun progetto spaziale più impressionante per l’umanità, o più importante nell’esplorazione a lungo raggio dello spazio; e nessuno sarà così difficile e costoso da realizzare

 

 

In un discorso all’Università Rice a Huston, il 12 settembre del 1962 disse:

Nessuna nazione che si aspetta di essere il capo di altre nazioni può supporre di rimanere indietro in questa corsa per lo spazio.

Scegliamo di andare sulla Luna in questo decennio e di fare anche le altre cose correlate a ciò, non perché esse siano facili, ma perché sono difficili

Quale modo migliore di propagandare e sollevare l’orgoglio nazionale.

We choose to go to the Moon

Nel novembre del ’62 Kennedy giustificò al congresso l’enorme spesa necessaria affermando che l’invio di uomini sulla Luna era importante per il prestigio nazionale e il suo vice presidente Johnson gli assicurò che le conoscenze acquisite nel campo spaziale avrebbero avuto un grande valore militare.

Il Presidente ancora convinto che una possibile collaborazione con i russi poteva essere una soluzione vincente e dopo il successo sovietico del primo uomo nello spazio si congratulò con i sovietici e in un discorso tenuto all’ONU li invitò a collaborare per una spedizione congiunta. Ancora una volta però i russi declinarono l’invito.

Dopo l’ennesimo rifiuto di cooperazione gli Stati Uniti si preparavano a dimostrare al mondo intero, ma sopratutto ai sovietici, che le proprie capacità economiche e tecnologiche erano superiori.

 

 

 

 

Il Programma Apollo

Con l’avvio del programma ingenti somme furono stanziate alla NASA, ma per raggiungere l’obiettivo del presidente Kennedy non erano necessarie solo grandi disponibilità economiche, ma anche una rivoluzione culturale e di approccio per mettere in piedi e realizzare il progetto.

Il compito della NASA in questo senso non era affatto facile: dover orchestrare gruppi differenti con necessità differenti, si pensi ad esempio agli ingegneri e agli scienziati, o alle università e le imprese private.

Il Programma Apollo doveva convogliare e fondere attività e entità diverse come università, appaltatori privati e centri di ricerca, in un unico sistema che avrebbe permesso il raggiungimento dell’obiettivo.

Per fare ciò la NASA, applicando nuovi concetti di project management nella gestione coordinata di più progetti, creò un ufficio apposito con una autorità centralizzata su progettazione, ingegneria, approvvigionamento, collaudo, costruzione, produzione, pezzi di ricambio, logistica, formazione e operazioni.

Uno dei principi fondamentali del concetto del program management è che i tre fattori critici costo, pianificazione e affidabilità sono correlati e devono essere gestiti come un gruppo: se uno dei fattori resta indietro tutto il programma ne risentirebbe in maniera negativa. In base a questo concetto per realizzare il progetto la pianificazione era fondamentale e dato che la sicurezza doveva essere una priorità va da sé che i costi risultassero altissimi.

 

 

Questa modalità di gestione per certi aspetti ha rappresentato una criticità per il programma dal punto di vista della quantità di risorse umane ed economiche utilizzate, ma ha rappresentato anche uno spin-off, come indicato dalla rivista Science, ovvero un nuovo modello per la pianificazione, il coordinamento ed il monitoraggio di molteplici e varie attività necessarie per realizzare grandi imprese.

il 10% di tutti i finanziamenti destinati alla NASA doveva essere speso per garantire l’esperienza interna e nel processo di verifica dell’affidabilità dell’appaltatore.

Il programma coinvolgeva anche aziende esterne alla NASA dedicate ad esempio alla costruzione dei mezzi o dell’hardware. Di conseguenza, con alcune importanti eccezioni, gli scienziati e gli ingegneri della NASA non costruirono hardware di volo. Piuttosto pianificarono il programma, prepararono le linee guida per l’esecuzione, i contratti e visionarono il lavoro degli appaltatori esterni.

Questo irritò il personale della NASA, orientato principalmente alla ricerca, e provocò disaccordi sul modo di portare a termine l’obiettivo dello sbarco lunare perché si riteneva che gli appaltatori necessitassero di un ampio controllo per garantire produzioni con alti livelli di qualità. Per calmare gli animi venne introdotta la regola del 10%: il 10% di tutti i finanziamenti destinati alla NASA doveva essere speso per garantire l’esperienza interna e nel processo di verifica dell’affidabilità dell’appaltatore.

Le tempistiche di realizzazione e gli obiettivi raggiunti rappresentano lo sforzo e le competenze degli americani per mostrare al mondo intero la loro supremazia in campo spaziale, tecnologico e umano.

 

Continua… questa è la prima puntata di una serie di articoli speciali dedicati allo sbarco dell’uomo sulla Luna.

 

 

Speciale Apollo 11: in occasione del cinquantesimo anniversario della missione Apollo 11 che il 20 luglio 1969 ha portato per la prima volta l’uomo sulla Luna, ripercorriamo le tappe più importanti e scopriamo le curiosità più interessanti su Lega Nerd.

 

Gli articoli di questa serie:

  1. One giant leap
  2. We choose to go to the Moon
  3. The Eagle has landed