Ho pensato per giorni a come iniziare un articolo del genere. Perché, onestamente, ci sono più punti di vista coinvolti e più verità (che poi “più verità” significa che di verità non ce n’è). D’altra parte sembra che il clamore sollevato dalle community di giocatori o dalle affermazioni di vari sviluppatori non voglia cessare, anzi: ogni giorno viene alimentato.

E, allora, mi sono detto: va bene, proviamo a mettere ordine sulla questione. Proviamo a spiegare i vari punti di vista e a trarne qualche tipo di conclusione (che sia, possibilmente, diverso dal “mollo tutto e vado a ubriacarmi” di bukowskiana memoria).

 

Disclaimer
L’autore di questo articolo si assume la responsabilità delle sue affermazioni e delle posizioni prese. Non rappresenta in nessun modo il punto di vista della redazione di Lega Nerd.

 

 

Perché? Perché sono nella – scomoda – posizione di poter capire tutti i punti di vista coinvolti. Ho una personalità multipla che, sull’argomento, si è scannata più volte raggiungendo delle conclusioni. Conclusioni che voglio condividere con voi.

Sono un giocatore, prima di tutto.

Ma sono anche uno sviluppatore di videogiochi (da tanto, forse troppo tempo).

E sono, da qualche anno, anche un imprenditore e CEO di una piccola realtà italiana (no, non citerò né l’azienda né il fichissimo gioco al quale stiamo lavorando – non è un finto articolo che punta a una sponsorizzazione).

Questi tre punti di vista mi permettono di capire i “mal di pancia” di tutte le persone toccate da quella che è, a tutti gli effetti, una piccola rivoluzione in corso. Una rivoluzione che da anni si sapeva sarebbe arrivata – perché il nostro è un modo che difficilmente può stagnare per troppo tempo su una posizione monopolistica – ma che non ci saremmo aspettati in questo modo e con questi attori.

Diamo il via quindi ai titoli di testa e lanciamoci in questo cinecomics chiamato Capitan Epic: Civil War.

 

 

 

Riassunto delle
puntate precedenti

Epic ha aperto un suo store digitale per la distribuzione di giochi di terze parti, e lo ha fatto in due modi: con stile e con soldi.

Ma, in breve, cosa sta succedendo? È semplice: Epic Games, una compagnia che fino all’altro giorno sviluppava software (giochi, engine, ecc) ha aperto qualche tempo fa un suo store digitale per la distribuzione di giochi di terze parti.

E lo ha fatto in due modi: con stile e con soldi.

Con stile perché ha letto i malumori (soprattutto degli sviluppatori) causati dalla posizione monopolistica di Valve e quindi si è posta come “paladino della giustizia”. Lo storytelling fatto da Epic è banale e – come vedremo – già accaduto in passato.

C’è un colosso che ha il monopolio ed è cattivo. Noi siamo nuovi, freschi e i salvatori delle idee, della felicità e della giustizia. In passato, già una compagnia che – all’epoca – era piccolina si era posta in questo modo: la Apple del primo Steve Jobs, nei confronti di IBM.

Nel 1984 Apple lanciò una campagna mediatica dove tacciava IBM di essere il “grande fratello” e loro i salvatori di questo e quello. Era, chiaramente, uno storytelling. Marketing.

Ma, come il 90% delle cose fatte da Jobs in quell’ambito, ha funzionato eccome.

 

 

Il video che lanciò la campagna marketing “1984”.

 

 

Lo storytelling di Epic è uguale a quello di Apple nel 1984: noi siamo i buoni, loro i cattivi.

Epic si è posta nella stessa, identica maniera. Ah, sì, dicevo: anche con soldi perché Epic di soldi con Fortnite ne ha fatti davvero tanti.

Quali sono i due messaggi chiave quindi della narrazione di Epic?

  1. Sviluppatori, venite da noi che il nostro è uno store più maturo, più professionale. Qui non verrete ricoperti di recensioni negative solo perché un vostro sviluppatore farà un tweet infelice che non ha nulla a che fare con il vostro gioco; qui guadagnerete più soldi (Epic si prende il 12% del fatturato dei giochi, rispetto al 30% di Valve); facciamo selezione all’ingresso quindi avremo pochi ma buoni giochi in modo che possiate avere visibilità (mica come su Steam dove ci sono giochi-spam pubblicati in continuazione e nessuno vedrà il vostro gioco).
  2. Giocatori, venite da noi perché la qualità dei giochi che offriremo sarà molto alta; ci saranno delle esclusive; vi regaliamo due giochi al mese.

Questi due punti – apriti cielo – hanno scatenato una vera e proprio guerra. Tra Valve e Epic? Naaa. Tra le community e, soprattutto, tra giocatori e sviluppatori.

Ma quali sono i punti di vista delle mie tre personalità? Analizziamo uno per uno questi POV (point-of-view).

 

 

 

POV 1

Il giocatore

Nota: in questo paragrafo userò il termine “schifezze” riferito a certi giochi. Non si riferisce né all’argomento del gioco (per me un gioco a tema sessuale è ok) né al tipo di prodotto (shower with your dad simulator è un gioco divertente, che ha uno scopo; anche questo, per me è ok). Schifezze sono gli pseudo-giochi che non vengono neppure prodotti per intrattenere, ma solo per pubblicare qualcosa su quello store. Parlo di cose come il caso Digital Homicide o di giochi come From the sky: new horizon

 

All’Epic Store mancano molte funzionalità interessanti, ma è giovane: diamogli tempo.

Come giocatore, sono contento dello store di Epic. È vero: mancano molte funzionalità davvero utili che Steam invece ha. Tuttavia, l’Epic Store è giovane e ha pubblicato una road map molto trasparente delle cose che farà nel prossimo futuro.

Malgrado queste mancanze (una su tutte: il cloud saving), io ne sono soddisfatto. Se ragiono come giocatore: ho accesso a una selezione di giochi interessanti che vengono scelti e valutati prima di essere pubblicati. Quindi, per trovare un gioco interessante, non dovrò girare delle ore tra “Boobs Simulator 2, DrugStore Maker 3, ecc”. In più: mi regalano i giochi! Mica me li danno scontati, eh! Me li regalano. E sono regali da novanta.

In questo momento, per dire, c’è The Witness in omaggio su Epic Store.

A me, Valve, come giocatore non ha mai regalato nulla.

Anzi, ha sempre cercato di lucrare sul concetto di sconti. Mettendo “badge” da sbloccare quando ci sono i saldi in base agli acquisti. Applicando la gamification all’acquisto stesso. Usando una strategia non molto distante da quella delle tanto criticate Loot Box.

Su Steam, il vero gioco è collezionare giochi.

Su Steam il vero gioco è collezionare giochi. Ed è un po’ l’elefante nella stanza, eh: tutti si lamentano del backlog infinito – pieno di giochi neppure mai installati – presi a prezzi stracciati. Acquistati o perché “lo sconto faceva gola” o, peggio, spinti dal desiderio di sbloccare questo o quell’altro badge (che poi sono achievements; capite la perversione della cosa? Su Steam a noi giocatori danno gli achievements se compriamo i giochi. Chiaramente per spingerci a comprare giochi – in modo da fare guadagnare Valve).

Il business model di Steam è tutto qui: farci comprare giochi. Mica farceli giocare. A Valve non interessa se li giochiamo. A Valve interessa se li acquistiamo. E, come tutti coloro che hanno approfondito il concetto di dipendenza da acquisto compulsivo sanno, la vera “droga” è avere sempre offerte nuove.

Da qui l’idea di Valve di rimuovere l’unica barriera che c’era fino a qualche anno fa (Greenlight) e dare, a tutti, la possibilità di pubblicare un gioco. Senza selezione all’ingresso. Di nessun tipo.

Valve si nasconde dietro alla filosofia del: noi non censuriamo nulla. Al di là del fatto che non è vero (perché se poi vengono sollevati polveroni dalla community o dalla stampa, censurano eccome), siamo sicuri che un posto dove non viene fatta selezione all’ingresso sia il bene per un consumatore? Io, da giocatore, credo proprio di no.

 

Lo Steam Store di Valve

 

Siamo sicuri che un posto dove non viene fatta nessun tipo di selezione all’ingresso sia un bene per il consumatore?

Se altri store applicassero un concetto del genere, cosa succederebbe? Se chiunque potesse produrre delle action figure – di qualità più o meno scadente – e metterle in vendita in un negozio fisico?

Gli scaffali sarebbero pieni di schifezze. Di modellini fatti da pseudo-amatori. Di prodotti che poi non avrebbero alle spalle un supporto per l’acquirente. Addirittura qualche frode.

E io, come cliente, dovrei perdere ore per trovare un’action figure buona a un prezzo onesto.

Perché il problema che molti utenti non vedono è questo: la filosofia di Valve danneggia tutti. Soprattutto danneggia i giocatori.

Ci sono 3 casi:

  1. Esce il gioco AAA fichissimo; hanno un sacco di soldi di marketing, vendono comunque le loro milionate di copie. A loro non cambia nulla se lo store è pieno o meno di schifezze.
  2. Esce una schifezza; se ci fosse selezione all’ingresso, non uscirebbe. Nessuno, o quasi, comunque la comprerà. Anche a loro, nel peggiore dei casi, non cambia nulla. Nel migliore, hanno rubato un paio di dollari a qualche ragazzino.
  3. Esce un gioco piccolo, ma bello. Quelli che RockPaper&Shotgun definisce “hidden gem“, per intenderci. Piccoli giochi indipendenti, senza budget per il marketing, che però meritano l’attenzione del pubblico. E che io, come giocatore, voglio poter provare, valutare. E, se interessato, acquistare. A loro, gli sviluppatori piccolo-medi, cambia tutto.
Il problema che molti utenti non vedono è che la filosofia di Valve danneggia tutti, giocatori compresi.

E a me, come giocatore, cambia tanto. Ci sono giochi che nessuno avrebbe scoperto e che, invece, meritano davvero di essere giocati. Ma si fa sempre più fatica a scovarli.

Per colpa di chi? Non degli sviluppatori-truffa che pubblicano giochi tutti uguali o senza un gameplay o pieni di bug (alcuni sono dichiaratamente scam).

La colpa è di chi glielo permette. Anzi, di chi li difende. Valve.

 

 

 

POV 2

Lo sviluppatore

Come sviluppatore, ovviamente, sono abbastanza interessato allo store di Epic. I numeri mossi dallo store, per adesso, sono bassi e quindi ha senso pubblicare li solo in due casi: se Epic ti finanzia (come sta facendo nel 90% delle situazioni), pagando parte dei costi di sviluppo oppure se si è grosse aziende capaci di fare un buon marketing (e quindi avere numeri alti ovunque si decida di pubblicare il proprio titolo).

Io non mi trovo né in un caso né nell’altro e quindi credo che aspetterò ancora un po’ prima di pubblicare i miei giochi su Epic.

Sono stato tacciato, personalmente, di essere “schierato nei confronti di Epic”. Ed è vero. Ma non perché io ne abbia un tornaconto diretto personale.

Perché la loro politica mi piace. Soprattutto il voler aprire un dialogo con gli sviluppatori.

 

Lo store di Epic

 

Il nostro, ve lo assicuro, è un mestiere difficile. Lungo, faticoso ed esposto a imprevisti, cambiamenti di mercato / tecnologie, umori degli utenti, community enormi che hanno il potere di esaltare o affossare un titolo semplicemente con 3 post, ecc.

Valve ha sempre dichiarato che il loro cliente sono i giocatori e che quindi è solamente il loro parere quello che conta.

Valve si è sempre posta in questo modo: a noi, degli sviluppatori, non interessa nulla. I nostri clienti sono i giocatori e loro – fino a prova contraria – hanno SEMPRE ragione.

Quindi, per Valve (e lo so per certo, visto che gliel’ho chiesto di persona, faccia a faccia, durante un evento) è normale e corretto il seguente comportamento:

  1. compro un gioco
  2. lo provo 20 minuti
  3. non lo capisco / non mi piace / trovo dei bug
  4. chiedo il refund completo (che viene assegnato in automatico)
  5. lascio una recensione negativa

Nel caso 3 del precedente paragrafo (piccoli sviluppatori) è un comportamento distruttivo. Non solo non prenderò i soldi per la copia che hai acquistato e che hai deciso di farti rimborsare perché, giustamente, non hai gradito il prodotto. Questo è ok, lo fa anche Epic sul suo store per dire.

Ma mi lasci una recensione negativa. Che, se sono un piccolo sviluppatore, fa tanta, tantissima differenza. Perché se il rating scende troppo, Steam, semplicemente, smette di mostrare il tuo gioco nelle varie liste e suggerimenti. Di fatto scompari e il tuo gioco non lo comprerà più nessuno (togliendo, per altro, la possibilità di ritirare su il rate).

E, per Valve, tutto questo è ok.

Epic non ha un sistema di recensioni utenti. Neppure Nintendo ce l’ha. Qualcuno si è mai lamentato? Non mi pare.

“Eh, ma allora come faccio a esprimere il mio parere di consumatore?” – al di là del fatto che, amici, ho una brutta notizia da darvi: non frega a nessuno. È solo una vostra masturbazione, eh – ma a parte questo: ci sono i gruppi Facebook. I forum. I server Discord. Tutti strumenti che, se voglio lamentarmi di un gioco su Switch, posso usare. Come è sempre accaduto. Come sempre accadrà. E ci sono giochi che sono emersi grazie al passaparola e altri che sono stati ampiamente criticati.

Ma, davvero, a voi come utenti piace andare su Metacritic e vedere un film con 0% di rate solo perché l’attrice ha due zigomi troppo pronunciati? No perché è quello che capita su Steam.

Davvero a voi come utenti piace andare su Metacritic e vedere rating pari allo 0% per motivi slegati totalmente dalla qualità di un film o di un gioco? Vi sentite davvero liberi in un sistema simile?

“Eh, ma adesso hanno messo un filtro”. Ni. Adesso hanno messo un tasto che io come sviluppatore posso cliccare per chiedere a Valve l’intervento se penso ci sia un problema con le recensioni. Ma, a parte casi eclatanti, la risposta di Valve è sempre la stessa: uno sticazzi gigantesco.

Perché, alla fine, a Valve degli sviluppatori non frega nulla. Ma la verità è che neppure dei giocatori. A Valve interessa solo una cosa: mantenere il suo monopolio – conquistato con delle ottime operazioni di mercato tanti anni fa, e fornendo dei servizi superlativi. Però, purtroppo, da qualche anno si sono un po’ persi.

Sembra che non abbiano più chiaro cosa significa offrire quei servizi e qual è davvero lo scopo di tali servizi.

 

 

 

POV 3

L’imprenditore

Questo paragrafo cerco di farlo il più breve possibile, evitandovi un pistolotto infinito.

Da imprenditore voglio solo far notare come il concetto di esclusive (contro le quali gli utenti si sono scagliati al grido di “nooo che schifo, devo installare un nuovo client!” manco avessimo ancora un modem a 56k o un hard disk da 40 mb, eh) in realtà è un bene per il mercato.

Le esclusive esistono da sempre, dai tempi del Commodore. Nessuno si è mai lamentato.

Con la premessa che le esclusive esistono da sempre, sia su piattaforme digitali che piattaforme fisiche, nessuno si è mai lamentato di esse. Mai. Dai tempi del Commodore. Adesso, invece, è uno dei cavalli di battaglia di chi vuole, a spada tratta, difendere Valve (credo si chiamino fanboy) dicendo che “le esclusive sull’Epic Store stanno facendo un torto ai giocatori”. Ancora una volta, però, ragionare in questo modo significa non guardare oltre il proprio naso e capire come stanno, in realtà, le cose.

Un’esclusiva viene pagata, ovviamente. Che significa più stabilità per uno sviluppatore, più risorse. Quindi, nella maggioranza dei casi, più qualità nel prodotto finale. Più cura. Più servizi.

E, indovinate chi ci guadagna da questo? Gli sviluppatori? No. Perché gli sviluppatori quei soldi in più li useranno per fare altre cose nel progetto (una nuova modalità? contenuti aggiuntivi?). La leggenda del “adesso gli imprenditori si faranno la villa coi soldi di Epic” è, appunto, una cazzata.

Da imprenditore, se volessi monetizzare e farmi la villa, punterei a vendere l’azienda. Io, come tutti gli altri, invece voglio vendere il prodotto. Con la qualità più alta possibile. Per vendere più copie, certo. Ma venderò più copie solo se i giocatori saranno contenti del prodotto.

Se Epic paga delle esclusive, questo andrà a vantaggio di una sola reale categoria: i giocatori.

Perché, alla fine, a decidere le sorti del mercato sono i giocatori. Che devono essere contenti del gioco, soddisfatti dell’esperienza che esso ha permesso loro di vivere. Più soldi in produzione significa più qualità che genere un’esperienza migliore.

Se quindi Epic decide di pagare le esclusive, tali soldi andranno a vantaggio di una sola reale categoria: i giocatori.

 

 

 

Conclusione

Il bello, il brutto e il cattivo

Questa guerra tra Epic e Valve è solo un bene per noi giocatori.

Tirando le fila di quello che è a tutti gli effetti il mio articolo più lungo di sempre (ammesso che non me lo tagliuzzino in fase di editing, ovviamente) (non ho tagliato niente, NdItomi), questa guerra tra Epic e Valve è solo un bene per noi giocatori.

Con la caduta del monopolio di Valve, banalmente dovrà aumentare la qualità di certi servizi, Epic la dovrà rincorrere e alla fine ci ritroveremo con degli standard di mercato migliori di quelli di adesso.

È un bene per gli sviluppatori (perché Valve dovrà, a breve, abbassare la fetta di revenue che si prende e iniziare a considerare gli sviluppatori per quello che sono: parte dei loro clienti).

È un bene per gli imprenditori (perché Epic sta dando soldi e quindi linfa vitale a piccoli e medi sviluppatori e questo porterà a un aumento di qualità media nei prodotti).

Quindi resta solo una domanda: ma perché tutta questo casino? La risposta, come sempre, è dentro di voi. Epperò è sbagliata.

 

Che ne pensate? Discutiamone nei commenti qui sotto.