La produzione di packaging in vetro ha registrato una crescita significativa nel 2022, trainata dalle crescenti esigenze di sicurezza e sostenibilità ambientale richieste dai consumatori, nonché dal successo dei prodotti a marchio Italia. Questa tendenza si è manifestata particolarmente nel settore delle bottiglie di vino e spumante, che hanno visto un aumento della domanda estera. Secondo i dati forniti da Assovetro, l’Associazione nazionale dei produttori di vetro aderente a Confindustria, la produzione di bottiglie è aumentata dell’1,5%, con oltre 2 miliardi di pezzi immessi sul mercato, mentre quella di vasetti è cresciuta del 2,5%.
Tuttavia, nonostante la crescita, il settore della produzione di packaging in vetro continua ad affrontare sfide critiche. La volatilità dei prezzi energetici e l’aumento del costo del rottame rappresentano fattori che minacciano la stabilità del settore. Il prezzo del rottame è salito a livelli mai registrati in precedenza, passando da circa 25 Euro/ton a 200 Euro/ton. Questo aumento ha un impatto sia sul costo dei contenitori, poiché il rottame rappresenta una parte significativa delle materie prime utilizzate per la produzione di vetro, sia sul raggiungimento degli obiettivi di riciclo e circolarità del settore. Il costo dell’uso del rottame ha superato quello della materia prima stessa.
Nonostante queste sfide, l’industria del packaging in vetro è riuscita a mantenere una crescita costante. Roberto Cardini, Presidente della sezione contenitori di Assovetro, ha dichiarato che il 2023 sarà un anno di consolidamento per affrontare le sfide future dell’industria, come la decarbonizzazione e la ricerca di nuovi vettori energetici.
Il settore del vetro si impegna anche nel riciclo e nel riuso sostenibile. Secondo Assovetro, il riutilizzo è una sfida che richiede modifiche nelle abitudini dei consumatori, nella logistica e nella creazione di nuovi modelli di business. Nel 2021, il riuso ha coinvolto 186.000 tonnellate di contenitori in vetro. Le caratteristiche del vetro, come la sicurezza, la lavabilità e la resistenza chimica, lo rendono un ottimo materiale per il riuso, soprattutto nei settori dell’acqua e del latte. Tuttavia, il riutilizzo genera un vantaggio ambientale solo per distanze limitate, mentre ha limitate possibilità di personalizzazione commerciale. Per quanto riguarda il riciclo, l’Italia eccelle nel settore del vetro, con un tasso di riciclo del 76,6% per i rifiuti di imballaggi in vetro provenienti dalle raccolte differenziate, superando l’obiettivo europeo del 75% entro il 2030. L’industria del vetro si è impegnata a raggiungere il 90% di riciclo entro il 2030.
L’industria del vetro ha sempre puntato sul risparmio energetico. L’intero settore consuma circa 1,1 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, corrispondenti all’1,5% del consumo nazionale. Per ridurre il consumo di energia e le emissioni di CO2, le bottiglie di vetro hanno ridotto il loro peso, con una riduzione del 12% per quelle di vino e del 18% per quelle di spumante. Inoltre, l’utilizzo crescente del rottame di vetro per la produzione di bottiglie, che in alcuni casi raggiunge il 90%, porta a un risparmio energetico del 2,5% e a una riduzione delle emissioni di CO2 del 5%. L’industria italiana del vetro conta 16 aziende e 39 stabilimenti, ed è presente in quasi tutte le regioni del paese, con una maggiore concentrazione al Nord. Offre lavoro a 7.800 persone, la maggior parte delle quali con contratti a tempo indeterminato, e genera un fatturato annuo di circa 2,5 miliardi di euro. Per soddisfare la domanda di contenitori, sono previsti investimenti per 400 milioni di euro per la realizzazione di cinque nuovi forni di fusione entro il 2024, che aumenteranno la capacità produttiva del 12%. Tre di questi forni entreranno in funzione nelle prossime settimane.