Non è la spada laser a fare di una persona uno Jedi (o un Sith): una lezione che spesso viene glissata nei film classici di Star Wars, ma che non viene dimenticata dagli altri media. Allo stesso modo, non è la parola Star Wars a fare di un gioco un degno titolo sulle Guerre Stellari. Per fortuna questo Star Wars Jedi: Survivor si merita il suo nome in tutto e per tutto, e ve lo spieghiamo nella recensione.
In questo nuovo capitolo della serie Jedi di Star Wars, torniamo di nuovo nei panni di Cal Kestis, a combattere una guerra logorante e longeva: lo possiamo vedere nel modo in cui avanza l’universo, in come tutto questo diventa cicatrice e stanchezza sul volto di Cal, ma soprattutto lo possiamo vedere avanzando nel titolo.
Una nuova speranza
Nel corso del tempo, i prodotti dedicati a Star Wars hanno sempre scelto una strada tra due: procedere per il classico, la lotta tra bene e male, Luke Skywalker vs Darth Vader, oppure andare verso tutt’altra direzione, magari dimenticandosi degli Jedi e trasformando il tutto in un unico e grande ammasso di grigio. Anche se talvolta è stato accennato tale concetto, Star Wars Jedi: Survivor – in modo più marcato di Fallen Order – riesce a porre una domanda molto concreta: come fai a capire se un Jedi sta cedendo al Lato Oscuro? Come fai a comprendere se un Sith si sta affacciando al Lato Chiaro?
La storia di Star Wars Jedi: Survivor parte da questo, dalla continua ricerca di Cal di combattere l’Impero, una missione che dopo tanto tempo ormai sembra impossibile. Tornano personaggi già visti nella precedente iterazione, ci sono anche nuovi eroi e nemici da dover conoscere, ma tutto sommato il gioco è in grado di catturare l’essenza già inserita nel primo titolo della serie, per riproporla migliorata sotto tutti i punti di vista.
Proprio l’incalzare della storia, seppur diverso e un po’ lento all’inizio, è ciò che subito salta all’occhio: come ogni sequel che si rispetti, non serve raccontare origini di un personaggio e per questo l’esperienza parte in medias res. Forse il fatto che il gioco sia stato pubblicato dopo pochi anni dall’uscita di Fallen Order non riesce a generare quel salto temporale che invece in Survivor vediamo: nonostante ciò, però, la storia di Cal cattura, si incastra perfettamente nella mitologia di Star Wars e riesce a rispettare quelle regole non dette delle Guerre Stellari.
Usa la Forza
Star Wars Jedi: Survivor non è però un more of the same: al contrario, il gioco è ben predisposto a migliorarsi, con un combat system che lima ogni singolo problema del precedente gioco, un sistema di abilità e di crescita del personaggio più profondo e una serie di dinamiche d’esplorazione più variegate. Potrete infatti sfruttare più stili, potenziare Cal per trovare il vostro modo di giocare e usare le varie combinazioni disponibili per abbattere i nemici.
Anche la IA ha fatto un passo in avanti: complici le maggiori mosse disponibili, siano esse con la Spada Laser o con la Forza, ora i nemici si comporteranno in modi diversi, addirittura usando i vostri attacchi a loro favore. Insomma, il campo di battaglia è qualcosa di nuovo da esplorare, e con il fatto che quel fastidioso input lag – messo dalla software house volutamente in Fallen Order – è stato ora limato, tutto risulta migliore.
Ad espandere il gioco, o meglio la sua longevità, ci sono poi delle missioni secondarie molto semplici quanto interessanti, una serie di dinamiche da sbloccare reclutando personaggi che andranno a trovare luogo nella cantina di Greez, e l’interessante Olotattica, gioco strategico che permetterà di mettere sul campo le pedine dei nemici scansionati tramite BD-1.
Aggiungete infine, all’offerta finale, anche dei dungeon da terminare per sbloccare oggetti e potenziamenti, delle sfide ardue da superare con abilità di tecnica e d’ingegno, e dei combattimenti opzionali elite che vi spingeranno a sfruttare al massimo le tecniche di Cal Kestis: insomma, quello che avete davanti è un gioco completo sotto ogni punto di vista, migliore di Fallen Order e con tante frecce nella sua faretra.
Se c’è una cosa che dobbiamo però sottolineare, è la mancata libera esplorazione che da sempre si agognava: Cal potrà infatti visitare due mondi aperti, Koboh (che avrà funzione di hub) e Jedha. Per il resto, il gioco avrà molte zone lineari, con scorciatoie utili per tornare indietro e tagliare le lunghe strade da percorrere, molto backtracking da scoprire pian piano che si sbloccano le nuove abilità ma niente di così aperto e esplorativo da lasciare a bocca aperta.
Non è tutto beskar quello che luccica…
Purtroppo Star Wars Jedi: Survivor, al momento dell’uscita, non brillava troppo per il suo lato tecnico: sebbene la prima porzione del gioco sia abbastanza fluida, avanzando qualche problema grafico comporta dei rallentamenti – anche in modalità prestazioni – e dei glitch grafici che potrebbero obbligarvi a ricominciare la sessione di gioco. È abbastanza particolare trovarsi con dei cali di frame rate anche in una modalità atta ad abbassare la qualità di gioco in favore della fluidità.
Un altro discorso da fare riguarda alcuni escamotage creati per l’esplorazione: tra tutti è evidente la poca originalità del salto a muro, attività che trova pure una spiegazione dal punto di vista della Forza, ma che da vedere sembra più che altro un bug sfruttato per avanzare nel gioco. Nonostante tutto ciò, i lati positivi del gioco mascherano per bene queste problematiche, e un po’ di coraggio riesce a far superare questi momenti calanti in favore di un’esperienza ottima.
Con un fare comunque più adulto, sembra che gli sviluppatori abbiano voluto sfruttare il salto temporale per portare tutte le dinamiche verso uno stile più maturo che si rispecchia in ogni singolo attimo dell’avventura di Cal: dagli smembramenti più decisi e evidenti, passando per i dialoghi e persino per il modo in cui l’intreccio avanza, ogni singola parte di Survivor mostra un’evoluzione che a primo acchito fa pensare molto bene a cosa potrebbe diventare la saga in futuro.
Star Wars Jedi: Survivor è tutto ciò che potevamo volere dal sequel di Fallen Order: più avventura, più maturità, più tecniche e più guerre stellari. Peccato per il comparto tecnico non sempre all'altezza, che cade sotto alle richieste del design: nonostante questo però, vedere determinate cose a schermo, a partire dai combattimenti migliorati e ora quasi perfetti, fino alle fasi esplorative di quei due pianeti aperti, fa ben sperare nella serie, che ricordiamo essere uno dei pochi giochi in canon con tutta la saga cinematografica di Star Wars.
- Combat system perfezionato
- Star Wars nell'anima
- Tecnicamente problematico
- Troppo lineare in alcune zone