A fine aprile, Joe Russo ha rilasciato una lunga intervista all’IGN, parlando anche della sua visione di come le intelligenze artificiali rivoluzioneranno il cinema e, più in generale, l’intrattenimento. Assieme al fratello Anthony, Russo è stato uno dei pezzi da novanta del MCU: i due capitoli conclusivi della saga di The Avengers portano (anche) il suo nome.
Immaginando il futuro dell’intrattenimento, Russo ha immaginato che un domani il lavoro degli sceneggiatori diventerà quasi superfluo. Forniranno i contorni di storie aperte, altamente personalizzabili e interattive, dove l’unico vero registra, produttore e sceneggiatore è lo spettatore stesso. “Sarà possibile usare le IA per ingegnerizzare o cambiare la trama”, ha spiegato. “Quindi hai una storia in costante evoluzione, sia in un gioco che in un film o in uno spettacolo televisivo”.
Entrando più nello specifico: “magari hai una giornata storta e allora potrai dire alla tua TV ‘Ehi, voglio un film con il mio avatar fotorealistico e l’avatar fotorealistico di Marilyn Monroe. Voglio che sia una commedia romantica perché ho bisogno di tirarmi su di morale'”. Del resto, se ChatGPT sa riempire in automatico una pagina di testo davanti ai tuoi occhi e in pochissimi secondi e se strumenti come Midjourney sanno trasformare le tue idee in immagini iper-dettagliate, non è difficile immaginare che un domani avremo IA generazionali così potenti e avanzate da riuscire a produrre contenuti virtualmente indistinguibili dail film di Hollywood. Anche se, francamente, più che una rivoluzione del cinema ci sembra, nell’ordine, la sua morte e la sua sostituzione con qualcosa di completamente diverso.
Rigirare Una nuova Speranza, grazie alle IA
L’idea di Russo è radicale e propone una visione che, francamente, ci appare piuttosto distante nel futuro. Dubitiamo fortemente che le IA avranno un impatto così radicale sul cinema e sulle serie TV nell’immediato futuro. Al contrario, ci aspettiamo che gli studio decidano di usare le IA generative, già oggi, per finalità più subdole e perfino più problematiche e suscettibili di dividere l’opinione pubblica.
All’inizio di questo mese, come ogni anno, si è celebrato lo Star Wars Day. Dunque, quale occasione migliore per terrorizzare (o stuzzicare, a seconda dei punti di vista) i fan della saga con la prospettiva che il film che ha dato origine a tutto possa venire rigirato, ritoccato e sfigurato usando le intelligenze artificiali? Del resto, non è forse già successo? Non appena la CGI ha aperto le porte ad un mare di nuove opportunità e strumenti, George Lucas ci si è fiondato per ritoccare gli effetti speciali del film uscito nel 1977, inserendo un Jabba The Hut dove prima non c’era, trasformando l’esecuzione di Greedo in un atto di legittima difesa e apportando mille altri ritocchini qua e là.
Dal 1977 ad oggi sono usciti ben altri 9 film, tra nuova trilogia e spinoff, generando più di qualche problema di incongruenza con quello che succede nel primo Guerre Stellari e ciò che è accaduto nella trilogia prequel, che è ovviamente ambientato decenni prima di Una nuova speranza. Perché Obi-Wan Kenobi dice di non ricordarsi di R2D2? Quel dannato droide astromeccanico gli ha salvato la vita dozzine di volte. E che dire dell’orribile adattamento italiano che si è inventato di sana pianta una Guerra dei Quoti al posto di una guerra dei cloni? Siamo così sicuri che quel duello – con tempi lenti, movimenti tanto eleganti quanto goffi – tra Vader e il vecchio Kenobi ci vada ancora così bene? Basterebbe un semplice prompt per rendere il tutto più emozionante… per appiccicare il volto di Alec Guinnes su una controfigura in grado di fare piroette, salti mortali e roteare la spada laser come se fosse l’elica di un motoscafo. Un semplice promt per far commuovere Obi-Wan davanti alla vista del robot del suo vecchio padawan. Un semplice software per cancellare quell’inquietante bacio tra Luke e Leia nell’Impero colpisce ancora, quando nel film successivo ci sarebbe stato spiegato che in realtà sono fratello e sorella.
[DEEPFAKE] ROGUE ONE: MOFF TARKIN – FIXED!https://t.co/pA5KOFH7lZ#StarWars #StarWarsDay #MoffTarkin #PeterCushing #RogueOne #Deepfakes pic.twitter.com/kofPCRndAY
— Jarkan (@Jarkancio) May 4, 2020
Ok, forse vi stiamo allettando, più che inquietando. E allora permetteteci di correggere il tiro. E se le IA venissero usate per disseminare indizi sull’esistenza della diade nella forza nei film della trilogia classica? Per far sorridere beffardamente Palpatine poco prima di venire gettato nel vuoto nel Ritorno dello Jedi? Del resto – come ci è stato mostrato in Rise of the Skywalker -, faceva tutto parte di un piano segreto dell’imperatore. E così via.
Hollywood sta già usando le intelligenze artificiali
Insomma, ci siamo capiti. Già oggi le IA possono essere utilizzate per revisionare il passato e incidere sul presente, modificando artificialmente le performance degli attori e perfino per mettere nella loro bocca dialoghi che non hanno mai pronunciato. A dire il vero, le IA possono anche essere utilizzate per riportare in vita attori e attrici che non ci sono più. Questo è un tema assolutamente attuale, ma non necessariamente particolarmente nuovo: tanto per rimanere in tema, ce lo ha già dimostrato la Disney quando ha deciso di usare le fattezze di Peter Cushing per riportare il Gran Moff Tarkin sul grande schermo.
Le IA fanno già parte dell’arsenale di risorse delle produzioni cinematografiche. I 15 minuti iniziali di Indiana Jones e il Quadrante del Destino mostrano una sequenza più che convincente con un Harrison Ford sorprendentemente ringiovanito di diversi decenni. Anche la tecnologia di deaging di Disney è alimentata dall’IA, ovviamente. Il mese scorso Keanu Reeves ha reso noto di aver inserito una nuova clausola nei suoi contratti con le case di produzione. “Divieto totale di alterare digitalmente le sue performance”. L’attore ha definito l’idea che Hollywood si addentri nella landa dai deepfake.
Da una parte è un fenomeno già in corso, dall’altra è anche in rapidissima evoluzione. Intervistato dal Guardian, Ben Mankiewicz, che è nipote del Manikiewicz che ha co-sceneggiato Quarto Potere, ha raccontato di aver iniziato a fare degli esperimenti con ChatGPT per vedere come se la cava con la scrittura di soggetti e sceneggiature. “I risultati sono molto incoraggianti”, ha spiegato. Tuttavia, davanti all’idea che le IA possano essere usate per scrivere interamente un film, ha anche detto che si tratterebbe di “un’ipotesi certamente eccitante, ma anche estremamente inquietante”.
“Ho bisogno di credere che che le cose che mio nonno ha fatto e che hanno reso i suoi film grandiosi, le cose che hanno fatto i Dalton Trumbo e i Scott Frank, siano semplicemente impossibili da replicare per un’intelligenza artificiale”, ha aggiunto. “Ma non voglio sembrare un reazionario, probabilmente sarà ok e finirà per aiutare i creativi che si trovano davanti alla proverbiale pagina bianca ad ottenere degli stimoli e trovare delle idee interessanti da sviluppare”. Nel frattempo la Writers Guild of America, che è già oggi in guerra con le case di produzione per rinegoziare i contratti e renderli al passo dell’era di Netflix e Disney+, si sta già muovendo per fare il possibile affinché le IA non finiscano per stritolare ancora di più i compensi di chi campa scrivendo sceneggiature per Hollywood. Già che siamo in tema di professioni sempre più precarie, cosa succederà al mestiere del doppiatore quando basta un software per replicare la voce di qualsiasi attore? Forse un domani la voce italiana di Di Caprio non suonerà più come quella di Francesco Pezzulli.
The @NVIDIAAI realtime Eye-Contact is incredible pic.twitter.com/crI1jcAkif
— ActionMovieDad (@ActionMovieKid) January 24, 2023
Un recente tweet virale ha mostrato come è piuttosto semplice usare una nuova IA di NVIDIA per alterare qualsiasi video. Nella clip in questione, un celebre dialogo dell’acclamata serie The Bear è stato modificato in modo tale da far sì che l’attore Jeremy Allen guardi fisso in camera per tutta la scena. Il risultato è straniante e forse non particolarmente riuscito, ma poco importa, perché rivela il potenziale di strumenti che Hollywood conosce già e userà sempre di più nell’immediato futuro.
Il punto è che strumenti come questo possono essere usati – e siamo convinti che verranno usati sempre più spesso – per incidere sulle performance degli attori, aprendo un dialogo eterno su cosa sia il cinema e cosa sia la recitazione. Un regista (o un produttore esecutivo) scontento di una scena potrebbe modificarla con un semplice click, senza bisogno di organizzare costosi re-shooting. È un futuro che vogliamo abbracciare, o che ci terrorizza a morte? Abbiamo una vaga idea su come rispondere, ma preferiamo tenercela per noi.