La teoria dell’evoluzione, proposta dal naturalista inglese Charles Darwin, rappresenta una delle teorie scientifiche fondamentali poichè ha avuto un enorme impatto sulla nostra comprensione dell’origine e della diversità della vita sulla Terra. La teoria fu pubblicata per la prima volta nel 1859 nel libro “L’origine delle specie“, che rappresenta una delle opere cardine nella storia della biologia. In questo testo, Darwin espone le osservazioni da lui fatte nel corso di una spedizione – durante il periodo delle età delle esplorazioni scientifiche- secondo cui i gruppi di organismi di una stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso il processo di selezione naturale. Grazie a questo libro, il concetto di selezione naturale fu reso noto per la prima volta al pubblico non specialista. L’opera contiene prove scientifiche dettagliate che l’autore raccolse durante il viaggio a bordo dell’HMS Beagle nel 1831 e durante il periodo successivo, nel quale Darwin elaborò diligentemente la sua teoria. Al tempo, la teoria del creazionismo era la più diffusa, e riteneva che le specie fossero il frutto della creazione divina e quindi perfette ed immutabili. L’opera risultò accessibile anche ai non addetti ai lavori e suscitò da subito un grande interesse.

In questo articolo, esploreremo la storia e la teoria dell’evoluzione di Darwin, il suo significato per la biologia moderna, racconteremo le scuse da parte della Chiesa Anglicana dopo 200 anni e l’istituzione del Darwin Day.

L’Età delle esplorazioni scientifiche

Contestualizzando un po’, Charles Robert Darwin ha avuto la possibilità di vivere e di compiere i suoi studi durante uno dei periodi più vivaci e importanti per la scienza e in un ambiente famigliare pieno di stimoli. Il biologo, naturalista, antropologo, geologo ed esploratore britannico, nasce nel 1809 in una famiglia benestante (era il quinto di sei figli di un medico e di un’ereditiera discendente dagli imprenditori Wegwood attivi nell’industria della ceramica) con due visioni leggermente opposte: il ramo paterno era liberale e non credente, quello materno era cristiano protestante unitario (questo vuol dire che rifiutavano l’idea dell’esistenza della Trinità, ma credevano in Dio come unico essere), molto aperti al processo scientifico e tecnologico. Siamo in pieno periodo dell’età delle esplorazioni scientifiche, conseguenza diretta dell’Illuminismo, un movimento culturale e intellettuale che promuoveva l’uso della ragione e della scienza per comprendere il mondo e migliorare la condizione umana. In questo contesto, la curiosità scientifica divenne un motivo di esplorazione complementare alle ambizioni commerciali e politiche del passato. Nell’era delle scoperte, le spedizioni marittime avevano principalmente lo scopo di espandere gli imperi coloniali e stabilire nuove rotte commerciali. Tuttavia, con l’Illuminismo, la scienza divenne una fonte di interesse e di ispirazione per gli esploratori, che intrapresero spedizioni con l’obiettivo di scoprire e studiare la natura, la geologia, la flora e la fauna di luoghi sconosciuti.

In questo contesto socioculturale molto frizzante, importantissimo fu il background famigliare da cui Charles proveniva: l’unità delle famiglie Darwin e Wedgwood era caratterizzata da un legame molto forte anche a livello di impegno politico e di supporto alle riforme sociali. In particolare, entrambe le famiglie si schieravano a favore dell’abolizione della schiavitù, dei diritti e dell’emancipazione delle donne, della parità di opportunità tra uomini e donne nell’ambito scolastico e lavorativo, della tutela degli artisti, della filantropia e della lotta per l’eliminazione dei privilegi di casta. Come vedremo, la famiglia inciderà moltissimo sulla storia personale del naturalista.

In questo ambiente così avanguardista e aperto, il piccolo Charles cresceva leggendo libri di un certo peso specifico, come The Natural History and Antiquities of Selborne, che trattava temi come la fenologia, ossia lo studio della possibile presenza sul territorio delle varie specie animali e vegetali durante i diversi periodi dell’anno o osservazioni di storia naturale, organizzate per specie e gruppi in modo più o meno sistematico.

Il giovanissimo Charlie sviluppò così la sua passione per la scienza sin dalla giovane età. Collezionava insetti, rocce e minerali e trascorreva molto tempo ad osservare gli uccelli della sua zona e a praticare la caccia. Nel 1818, dopo aver completato le scuole primarie, si iscrisse alla prestigiosa Shrewsbury School del dottor Samuel Butler a Shrewsbury. Qui dimostrò maggior interesse per la geometria e la matematica, trascurando lo studio dei classici antichi. Nel tempo libero, insieme al fratello Erasmus, si dedicava a esperimenti chimici nel capanno degli attrezzi del giardino di casa, tanto che i fratelli vennero soprannominati “Gas” e “Goggle-eyes”. Nel 1825, quando aveva sedici anni, il padre lo iscrisse all’Università di Edimburgo per studiare Medicina e Chirurgia. Tuttavia, l’aspetto brutale della chirurgia e il disgusto di Darwin per la dissezione lo portarono ad abbandonare gli studi nel 1827. Durante il suo soggiorno a Edimburgo, Charles seguì anche le letture di ornitologia di Audubon e si imbarcò in mare con i pescatori di ostriche di Newhaven. Queste attività gli fruttarono la sua prima relazione scientifica di fronte a una società studentesca, la Plinian Society. In quel periodo Darwin conobbe lo zoologo Robert Edmond Grant, che aveva letto anche le opere del nonno di Darwin, Erasmus, (in particolare il trattato Zoonomia), e che esercitò una notevole influenza sulla formazione scientifica del giovane Charles. Il padre rimase profondamente deluso dalla decisione di Charles di non proseguire gli studi in Medicina ma aveva già in mente il piano B: gli studi ecclesiastici. Per questo lo spedì nel Christ’s College dell’università di Cambridge. Ma Charles, anche lì, ebbe l’impressione di sprecare il suo tempo, “imbrancato in una folla di perdigiorno che comprendeva giovani corrotti e di dubbia moralità“. L’esperienza a Cambridge fu comunque fondamentale, perché qui incontrò delle personalità importanti tra botanici ed entomologi, che lo portarono a interessarsi alla storia naturale. Si dedicò agli studi di botanica sotto la guida di John Stevens Henslow botanico inglese, fondatore della Cambridge Philosophical Society e storicamente ricordato come mentore di Darwin. Charles conseguì il Bachelor of Arts a Cambridge e nell’ estate del 1831 accompagnò il geologo Adam Sedgwick in un’escursione nel Galles del nord, dove fece un’interessante esperienza sul campo di rilievi stratigrafici per realizzare carte nautiche e geografiche.

La raccomandazione che ha cambiato la storia della biologia

La carriera di successo di Darwin è frutto di una raccomandazione. All’età di ventidue anni, dopo essere tornato dalla sua escursione in Galles, Darwin ricevette una proposta dal suo professore e mentore J. S. Henslow. L’Ammiragliato britannico aveva messo a punto una spedizione intorno al mondo della nave Beagle, sotto il comando del Capitano Robert Fitzroy. Come naturalista di bordo era già stato proposto il reverendo Leonard Jenyns, entomologo, che però si era ritirato all’ultimo momento. Henslow, quindi, nell’ Agosto del 1831, scrisse a Darwin una lettera in cui gli proponeva di prendere il suo posto con queste parole:

«Ho assicurato che tu sei la persona più adatta che io conosca, e questo non perché ti creda un naturalista rifinito, bensì perché ti ritengo altamente qualificato per raccogliere, osservare, descrivere tutto ciò che andrà descritto in materia di storia naturale. […] Inoltre, il capitano Fitzroy non accoglierebbe a bordo nessuno, per quanto ottimo scienziato, che non gli venga raccomandato anche come gentiluomo

In questa spedizione, il giovane naturalista avrebbe dovuto accompagnare il capitano FitzRoy, che aveva preso il comando della nave durante il primo viaggio del Beagle dopo il suicidio del capitano Pringle Stokes. Temendo la stessa fine a causa depressione, chiese la compagnia di un gentleman, ad esempio un naturalista che raccogliesse reperti ed osservazioni sulle terre sconosciute che si apprestavano a visitare. Fu così interpellato John Stevens Henslow, che propose Darwin, come ospite a bordo per eseguire ricerche e collezionare campioni di storia naturale.

L’astronomo e amico George Peacock consiglia a Charles, sotto pressione del mentore di Darwin, di accettare l’offerta precisando tuttavia che l’Ammiragliato britannico aveva organizzato la spedizione ma che non era disposto a corrispondergli alcuna retribuzione. Il padre, insospettito dal fatto che per una spedizione di quella importanza non avessero trovato altri che lui, e contrariato dall’aspetto del non ritorno economico, si oppose sin da subito. Il giovane Darwin scrisse pertanto una lettera di rifiuto alla proposta e il giorno dopo si diresse in campagna, presso la casa dello zio Josiah Wedgwood, proprietario di una ben avviata fabbrica di ceramiche, con lo scopo di dedicarsi per qualche giorno alla caccia alla pernice prima che ricominciassero le lezioni universitarie di Cambridge che aveva intenzione di continuare a frequentare. Fu proprio lo zio Josiah, venuto a sapere dell’enorme occasione appena rifiutata, che convinse Charles a tornare sui suoi passi, convincendo anche il padre.

Darwin accettò l’offerta. Da qui la svolta.

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Il secondo viaggio del Beagle

Darwin si recò a Cambridge, dove però venne a sapere da Henslow che visto il suo rifiuto, avevano già trovato un sostituto di nome Chester, e che la sua conferma sarebbe pertanto dipesa esclusivamente dalla buona impressione che fosse riuscito a suscitare nel capitano Fitzroy. Darwin ottiene il posto dopo aver impressionato il capitano, nonostante le loro idee politiche opposte, oltre al fatto che, secondo Fitzroy, adepto della frenologia, Darwin avesse dei tratti somatici che denotavano mancanza di carattere, e non solo: oltre alla finalità ufficiale di completare il rilevamento geografico di terre fino ad allora in parte inesplorate, il capitano aveva lo scopo di recuperare prove scientifiche degli avvenimenti descritti nella Bibbia, con particolare riferimento alla Genesi. Il suo obiettivo principale era quello di portare alla luce le evidenze scientifiche del creazionismo. Darwin, comunque, aveva l’atteggiamento del vincente dalla sua; infatti, decise di tralasciare possibili discussioni e seppe cogliere perfettamente le opportunità che quella esperienza aveva in serbo per lui: nel lungo periodo trascorso tra mari e terre, Darwin ebbe modo di sviluppare quelle capacità osservative e analitiche che gli hanno reso possibile la formulazione di un principio biologico rivoluzionario e apparentemente contro intuitivo. Durante la spedizione, Darwin raccolse campioni sconosciuti alla scienza, e li donò al British Museum, già di per sé un notevole e ineguagliato contributo scientifico.

Il HMS Beagle compì il suo secondo viaggio dal 27 dicembre 1831 al 2 ottobre 1836. Durante il viaggio, il Beagle navigò attraverso l’Oceano Atlantico, fece dettagliate rilevazioni idrografiche lungo le coste meridionali del Sud America, attraversò l’Oceano Pacifico e visitò Tahiti e l’Australia prima di concludere la circumnavigazione del globo. Sebbene la spedizione fosse originariamente pianificata per durare due anni, in realtà ne durò cinque. Darwin trascorse gran parte del tempo esplorando la terraferma, con tre anni e tre mesi sulla terra e diciotto mesi in mare. Queste ricerche lo resero famoso come naturalista, ma ottenne anche un’ottima reputazione come geologo e collezionista di fossili. La pubblicazione delle sue osservazioni ebbe molto successo e divenne un classico della letteratura con il titolo “The Voyage of the Beagle“. Durante il viaggio, Darwin effettuò numerose osservazioni e raccolse campioni di piante e animali, che poi studiò e catalogò. In particolare, Darwin notò delle differenze significative tra le specie animali delle diverse isole dell’arcipelago delle Galapagos, che successivamente avrebbero rappresentato una delle prove fondamentali della sua teoria dell’evoluzione.

Galapagos Tortoise | Akron Zoo

Inoltre, Darwin ebbe modo di osservare gli effetti del terremoto del 1835, che colpì il Cile, e di studiare le conseguenze della formazione delle Ande. Il suo lavoro di analisi dei dati raccolti durante il viaggio durò molti anni e fu fondamentale per la formulazione della sua teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale.

La teoria dell’evoluzione della specie

Nella primavera del 1837, Darwin ricevette importanti informazioni dagli ornitologi del British Museum riguardo alle numerose e differenti campioni specie che aveva raccolto e inviato durante la sua visita alle Galápagos. Gli studiosi gli comunicarono che tutte le specie appartenevano a un gruppo di specie della sottofamiglia Geospizinae, all’interno della famiglia Fringillidae, alla quale appartengono anche i comuni fringuelli.

Charles Darwin | Biography, Education, Books, Theory of Evolution, & Facts | Britannica

Questa scoperta, insieme alla rilettura del saggio del 1798 di Thomas Malthus sulla popolazione, fece scaturire in Darwin una serie di riflessioni che portarono alla formulazione della teoria dell’evoluzione per selezione naturale e sessuale. Darwin ipotizzò che le diverse specie di tartarughe che aveva osservato alle Galápagos, ad esempio, fossero derivate da un’unica specie e si fossero adattate in modo diverso alle condizioni ambientali delle diverse isole dell’arcipelago. La teoria dell’evoluzione, infatti, afferma che le specie cambiano nel corso del tempo attraverso un processo noto come selezione naturale. Questo processo si verifica quando gli individui più adatti ad un ambiente particolare hanno maggiori probabilità di sopravvivere e di riprodursi, trasmettendo i loro tratti distintivi alle generazioni future. Nel corso del tempo, questo processo può portare alla formazione di nuove specie. La teoria dell’evoluzione è stata sviluppata da Charles Darwin nel XIX secolo, ma si basa su una serie di scoperte scientifiche precedenti. Ad esempio, il naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck aveva suggerito che gli organismi acquisiscono caratteristiche durante la loro vita e le trasmettono ai loro discendenti.

 

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Questa idea è stata successivamente confutata, ma ha aperto la strada alla teoria dell’evoluzione. La moderna teoria dell’evoluzione (detta anche sintesi moderna o neodarwinismo) è basata sulla teoria di Charles Darwin, che postulava l’evoluzione delle specie attraverso la selezione naturale, combinata con la teoria di Gregor Mendel sulla ereditarietà biologica.

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Sulla base di tali riflessioni, e in sintonia con i Principi di geologia di Charles Lyell e il Saggio sul principio di popolazione di Malthus (in cui si teorizzava il concetto di disponibilità di risorse alimentari intesa come limite alla numerosità delle popolazioni animali), Darwin scrisse gli Appunti sulla trasformazione delle specie. Ben consapevole dell’impatto che la sua ipotesi avrebbe avuto sul mondo scientifico, Darwin si mise a indagare attivamente alla ricerca di eventuali errori, facendo esperimenti con piante e piccioni e consultando esperti selezionatori di diverse specie animali. Nel 1842 stese un primo abbozzo della sua teoria, e nel 1844 iniziò a redigere un saggio di 240 pagine in cui esponeva una versione più articolata della sua idea originale sulla selezione naturale. Fino al 1858 (anno in cui Darwin si sarebbe presentato alla Linnean Society di Londra) non smise mai di limare e perfezionare la sua teoria. La teoria dell’evoluzione per selezione naturale di Darwin ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’origine delle specie e dell’evoluzione. In breve, questa teoria spiega come la variabilità genetica all’interno di una popolazione, causata da mutazioni casuali, può portare a una maggiore adattabilità degli individui alle condizioni ambientali. Questa adattabilità conferisce un vantaggio adattativo agli individui che ne sono dotati, aumentando le loro possibilità di sopravvivenza e riproduzione. Ciò a sua volta comporta la trasmissione di questi vantaggi ai loro discendenti, che avranno quindi maggiori probabilità di successo riproduttivo rispetto ai loro concorrenti meno adattati.

Ci sono due componenti fondamentali della teoria della selezione naturale: la variabilità genetica e la lotta per l’esistenza. La variabilità genetica si riferisce alla presenza di differenze genetiche all’interno di una popolazione. Queste differenze possono essere causate da mutazioni casuali o da riarrangiamenti cromosomici, e possono portare a differenze nella morfologia, nella fisiologia e nel comportamento degli individui. La lotta per l’esistenza si riferisce alla competizione tra individui per le risorse limitate, come il cibo, l’acqua e lo spazio vitale. A causa delle limitate risorse disponibili, non tutti gli individui di una popolazione possono sopravvivere e riprodursi. Quelli che hanno le caratteristiche migliori per l’ambiente in cui vivono avranno maggiori probabilità di successo riproduttivo e di trasmettere i loro vantaggi adattativi ai loro discendenti. L’evoluzione per selezione naturale non è un processo lineare e prevedibile. Ci sono molti fattori che possono influire sull’evoluzione di una popolazione, come le mutazioni casuali, le migrazioni, le catastrofi naturali e le pressioni selettive in evoluzione. Inoltre, la selezione naturale agisce solo sui tratti che conferiscono un vantaggio adattativo, lasciando i tratti neutri o dannosi intatti.

In sintesi, la teoria della selezione naturale di Darwin ha dimostrato come la variabilità genetica all’interno di una popolazione e la lotta per l’esistenza possano portare all’evoluzione di nuove specie. La selezione naturale favorisce le caratteristiche adattive, aumentando le possibilità di sopravvivenza e riproduzione degli individui che le possiedono. Questo processo può portare a una progressiva affermazione dei geni vantaggiosi a discapito dei geni inutili o dannosi, contribuendo alla diversificazione della vita sulla Terra.

Le teorie di Darwin sull’ereditarietà: dal modello di Pangenesi alla scoperta della genetica mendeliana

Mendel versus Darwin: A clash of titans

Durante il suo lavoro sulla teoria della selezione naturale, Charles Darwin incontrò una delle principali difficoltà nella comprensione dell’ereditarietà dei caratteri. All’inizio, la sua comprensione dell’ereditarietà era influenzata dalle teorie di Lamarck, che suggerivano che l’uso e il disuso di un carattere durante la vita portasse alla sua trasmissione o meno nella generazione successiva. Tuttavia, Darwin successivamente elaborò un modello di ereditarietà più complesso, chiamato “Pangenesi“, che incorporava aspetti sia delle teorie lamarckiane che di quelle non lamarckiane. Con la pangenesi Darwin sosteneva che ogni cellula dell’organismo produceva particelle chiamate “gemmule” che viaggiavano attraverso il corpo e si accumulavano nei gameti, trasmettendo i caratteri acquisiti durante la vita dell’organismo alla progenie. In altre parole, secondo la teoria di Pangenesi, le caratteristiche acquisite durante la vita dell’organismo possono essere trasmesse ai suoi discendenti. Tuttavia, questa teoria non si dimostrò corretta e fu in seguito sostituita dalla teoria dell’ereditarietà mendeliana basata sui principi della genetica, che dimostrò che i tratti ereditari sono determinati da specifici geni che si trovano nei cromosomi e che vengono trasmessi ai discendenti attraverso i gameti dei genitori. Nonostante ciò, l’ereditarietà lamarckiana continuò ad essere utilizzata fino al XX secolo, quando venne definitivamente abbandonata con la scoperta della genetica mendeliana.

La selezione naturale

In 100 words or less can someone explain the theory of evolution? - Quora

La selezione naturale è il processo attraverso il quale gli organismi più adatti ad un ambiente particolare hanno maggiori probabilità di sopravvivere e di riprodursi, questo è l’assunto che Darwin ci regala tramite la sua teoria sull’evoluzione. Ciò avviene perché questi organismi hanno caratteristiche che li rendono più adatti all’ambiente in cui vivono, come ad esempio una maggiore resistenza alle malattie o una migliore capacità di cacciare o fuggire dai predatori. Le caratteristiche che conferiscono un vantaggio ai sopravvissuti vengono trasmesse ai loro discendenti, che quindi hanno maggiori probabilità di possedere tali tratti vincenti. Nel corso del tempo, queste caratteristiche diventano sempre più comuni nella popolazione, portando alla formazione di nuove specie.

Esempio tipico è l’evoluzione del collo delle giraffe. Il collo lungo della giraffa si è sviluppato attraverso la selezione naturale. Le giraffe con i colli più lunghi erano in grado di raggiungere le foglie più alte e migliori degli alberi, quindi, erano in grado di nutrirsi meglio rispetto alle giraffe con i colli più corti. Questo vantaggio si è quindi trasmesso ai loro discendenti, portando alla formazione delle giraffe per come le conosciamo oggi.

Lamarck and Giraffes!: Closing the Circle | University of Hawaiʻi Reed Lab

 

Con la teoria evoluzionistica Darwin dimostrò che l’evoluzione è l’elemento comune, il filo conduttore della diversità della vita. Secondo una visione evolutiva della biologia, i membri dello stesso gruppo si assomigliano perché si sono evoluti da un antenato comune. Secondo questo modello le specie sono originate in un processo di “discendenza con variazione”. Fatto ancora più importante, nel suo trattato sull’origine delle specie, Darwin propose la selezione naturale come meccanismo principale con cui la variazione porta alla speciazione e dunque all’evoluzione di nuove specie.

La teoria evoluzionistica di Darwin si basa su tre presupposti fondamentali:

  1. Riproduzione: tutti gli organismi viventi si riproducono con un ritmo tale che, in breve tempo, il numero di individui di ogni specie potrebbe non essere più in equilibrio con le risorse alimentari e l’ambiente messo loro a disposizione.
  2. Variazioni: tra gli individui della stessa specie esiste un’ampia variabilità dei caratteri; ve ne sono di più lenti e di più veloci, di più chiari e di più scuri, e così via.
  3. Selezione: esiste una lotta continua per la sopravvivenza tra gli individui all’interno della stessa specie e anche con le altre specie. Nella lotta sopravvivono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse dell’ambiente e generano una prole più numerosa.

Darwin affermò che l’evoluzione di nuove specie avviene attraverso un accumulo graduale di piccoli cambiamenti casuali. Quelli positivi, cioè favorevoli alla sopravvivenza dell’individuo che ne è portatore, fanno sì che quell’individuo possa riprodursi più facilmente e quindi trasmettere le proprie caratteristiche ai discendenti. Ciascuna specie presenta un proprio adattamento all’ambiente evolutosi mediante la selezione naturale. La teoria dell’evoluzione delle specie è uno dei pilastri della biologia moderna e vide nella selezione naturale il motore fondamentale dell’evoluzione della vita sulla Terra.

L’origine delle specie

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Origine delle specie” è il titolo del celebre libro di Charles Darwin pubblicato nel 1859, in cui egli presenta per la prima volta la sua teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale. In questo libro, Darwin fornisce una vasta gamma di evidenze a sostegno della sua teoria, tra cui l’osservazione che le specie variano naturalmente, la sopravvivenza dei più adatti e la competizione per le risorse, la selezione degli individui con caratteristiche vantaggiose, e la divergenza delle specie a causa dell’isolamento geografico o ecologico, includendo esempi di selezione naturale e di adattamento negli animali e nelle piante. Darwin suggerì che la vita sulla Terra è cambiata gradualmente nel corso di milioni di anni, attraverso processi di selezione naturale che hanno dato origine a nuove forme di vita. Questa teoria sottintende che tutti gli organismi sono legati da un antenato comune, e che ogni specie è il risultato di una serie di cambiamenti successivi. Darwin fu ben consapevole delle implicazioni che la sua teoria poteva avere sull’origine dell’umanità, e del grave pericolo che la sua carriera e reputazione di eminente personalità scientifica potesse essere compromessa da una condanna per blasfemia visto che, all’epoca, l’unica teoria imperante era quella creazionista. Col tempo crebbe in lui il desiderio di discutere le sue idee con i colleghi e, nel gennaio del 1842, inviò al biologo britannico Charles Lyell una descrizione della sua teoria. Lyell, spaventato nel vedere il suo vecchio alleato aderire alla teoria della trasmutazione delle specie, notò che Darwin «si rifiuta di vedere un inizio per ogni gruppo di specie».

Critiche alla teoria dell’evoluzione di Darwin:

La teoria dell’evoluzione di Darwin ha suscitato numerose critiche e sfide nel corso degli anni, in particolare da parte dei creazionisti che sostenevano l’intervento divino diretto nella natura. Nonostante la prima e l’ultima (l’ottava) edizione del suo libro non affermassero la necessità o la probabilità di un intervento del Creatore, Darwin si oppose esplicitamente alla posizione dei creazionisti, sostenendo che, se esiste un Dio creatore, la sua intelligenza si sarebbe manifestata in un unico intervento creativo, piuttosto che in continui interventi. Tuttavia, il dibattito tra evoluzionisti e creazionisti non è stato risolto a livello scientifico, con alcuni movimenti religiosi radicali (per lo più legati al fondamentalismo cristiano negli Stati Uniti) che continuano a sostenere la creazione divina in modo letterale, in linea con il racconto della Genesi. Inoltre, la mancanza di un chiarimento sul modo in cui gli individui trasmettevano le loro caratteristiche alla discendenza fu uno dei principali punti deboli della teoria fino alla riscoperta del lavoro di Mendel nel XX secolo. La fusione della teoria dell’evoluzione di Darwin con la genetica di Mendel portò alla Sintesi Moderna dell’Evoluzione nel 1930. Oggi, sebbene il dibattito tra evoluzionisti e creazionisti continui, molti scienziati concordano sulla validità della teoria dell’evoluzione e sulla sua importanza per la comprensione della storia e della diversità della vita sulla Terra.

Nel 1874, il teologo Charles Hodge accusò Darwin di negare l’esistenza di Dio per aver definito gli esseri umani il risultato di un processo naturale piuttosto che una creazione concepita dal Divino. Infatti, la teoria dell’evoluzione si trova in completa contraddizione con le interpretazioni letterali di molti dogmi o storie religiose che narrano di come si sia originata la vita terrestre; quindi, coloro che accettarono questa teoria aumentarono il loro scetticismo nei confronti della Bibbia o di altre fonti religiose. Hodge indicò che l’evoluzione non poteva essere intesa come originata da una sorgente divina perché altrimenti Dio sarebbe stato considerato come una forza meno potente nell’universo; la sua posizione non è comune a tutti i Cristiani: ad esempio la Chiesa Cattolica accetta l’evoluzione, ma non la considera frutto del caso né ritiene l’anima dell’homo sapiens uguale a quella dei suoi «predecessori». Il caos si era scatenato perché la teoria di Darwin cambiò negli uomini il modo di vedere sé stessi ed il mondo che li circondava. Con l’accettazione che gli umani discendessero dagli animali, diventava palese che anche l’uomo fosse un animale.

Una delle principali teorie alternative alla teoria di Darwin è la teoria dell’evoluzione attraverso salti quantici (o “saltazionismo“). Questa teoria suggerisce che l’evoluzione avvenga attraverso salti improvvisi, piuttosto che attraverso graduale accumulo di cambiamenti casuali. Tuttavia, molte di queste critiche sono state affrontate e risolte nel corso del tempo attraverso ulteriori ricerche e studi. Ad esempio, l’evoluzione attraverso salti improvvisi è stata respinta dalla maggior parte degli scienziati, e la teoria di Darwin è stata integrata con altre scienze, come la genetica e la biologia molecolare. Oggi si comprende che, per le conoscenze dell’epoca, non erano stati eseguiti studi stratigrafici con fossili in successioni affidabili. In realtà le serie concrete fossili sono rare, perché queste si devono basare sulla continuità di sedimentazione e sull’abbondanza e qualità dei campioni. Attualmente si sa che le successioni stratigrafiche delle rocce marine sono generalmente lacunose e quindi per tale motivo non possono ospitare una documentazione graduale e di conseguenza non si trovano le forme di passaggio tra le specie; ciò Darwin l’aveva intuito e si scervellava per la mancanza di tali prove, ben comprendendo l’importanza delle sue osservazioni rimanendovi fedele. Con il tempo, molti studiosi hanno trovato prove fossili di transizione, che forniscono forti evidenze per la teoria di Darwin.

La selezione degli animali domestici

Charles Darwin è noto per il suo lavoro rivoluzionario sulla selezione naturale negli organismi viventi selvatici, che studiò durante il suo viaggio sull’HMS Beagle. Tuttavia, spesso si dimentica che egli dedicò anni di immensa attenzione anche alla selezione delle piante coltivate e degli animali domestici. Secondo Darwin, negli animali domestici, la selezione dei riproduttori non si basa sulla sopravvivenza del più adatto, come in natura, ma piuttosto su scelte umane che privilegiano il vantaggio economico o il fascino estetico. In effetti, il moderno allevamento selettivo di bestiame importante dal punto di vista economico, come bovini, ovini e suini, era già in atto nelle fattorie inglesi da diversi decenni prima dell’epoca di Darwin.

Pikaia – Darwin's pets

Darwin era affascinato dal lavoro degli allevatori della sua zona e studiò attentamente i loro metodi. Questo portò alla sua opera più voluminosa, “The Variation of Animals and Plants under Domestication“, che riflette le sue riflessioni scientifiche sull’allevamento degli animali. Egli riconobbe che la selezione umana può alterare radicalmente i meccanismi naturali e produrre esseri viventi con caratteristiche spesso opposte a quelle che la selezione naturale avrebbe favorito. Pertanto, considerava lo studio degli organismi addomesticati come complementare alle sue ricerche sulla selezione naturale.

maura on Twitter: "Regression of German Shepherd dogs over 110 years. This is so fucked up man what have we done to this poor dog's spine https://t.co/8x8jbpOAHO" / Twitter

Nonostante l’importanza dei suoi studi sugli organismi domestici, molti autori tendono a focalizzarsi solo sul lavoro di Darwin sulla selezione naturale, trascurando l’altro aspetto della sua ricerca. Questa tendenza è presente anche nella grande mostra curata da importanti studiosi internazionali in occasione del Bicentenario di Darwin, dove il lavoro sugli animali domestici è presentato in modo marginale. Tuttavia, analisi accurate di altri ricercatori sul lavoro di Darwin sui vegetali e gli animali addomesticati, dimostra che essi rappresentano un contributo fondamentale allo studio dell’evoluzione in tutti gli esseri viventi, sia in condizioni naturali che artificiali.

Darwin e la fede cristiana

Lịch sử học thuyết tiến hóa: Từ Darwin đến thời hiện đại

Charles Darwin proveniva da una famiglia anticonformista e libera pensatrice, ma inizialmente non dubitò della verità letterale della Bibbia. Tuttavia, il suo viaggio sull’HMS Beagle e le sue osservazioni sulla natura lo portarono a mettere in discussione la visione tradizionale del creazionismo. La teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale che sviluppò portò ad un contrasto con molte religioni, che vedevano la sua teoria come una minaccia alle loro credenze. Tuttavia, Darwin stesso non era ateo e non rifiutava completamente l’idea di un creatore divino. La sua fede e le sue opinioni sulla religione e su Dio si evolsero nel tempo, come dichiarato nella sua autobiografia. In seguito, nelle edizioni successive del suo libro “Sull’origine delle specie”, Darwin aggiunse un riferimento al “Creatore”, ma in seguito si pentì di ciò e spiegò che intendeva solo il termine “apparso”. Così si espresse in merito:

«Un altro argomento a favore dell’esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l’estrema difficoltà, l’impossibilità quasi, di concepire l’universo, immenso e meraviglioso, e l’uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un’intelligenza in certo modo analoga a quella dell’uomo, e mi merito così l’appellativo di teista. Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l’Origine delle specie, ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita

Nel 2009, a duecento anni dalla nascita di Darwin, la Chiesa anglicana decise di scusarsi in maniera ufficiale per non aver compreso la teoria dell’evoluzione.

Il Darwin Day

Per celebrare la vita di Darwin e dei suoi risultati, la BBC ha commissionato numerosi programmi televisivi e radiofonici noti collettivamente come la BBC Darwin Season. Nel settembre 2008, il 200º anniversario della sua nascita è stato un momento di ricordo e di scuse parte della Chiesa Anglicana nei confronti di Darwin: “Le incomprensioni sono nate dalla nostra prima reazione sbagliata, incoraggiando altri a fraintendere le nostre intenzioni” dichiararono.  Il Darwin Day è una celebrazione annuale dell’anniversario della nascita di Charles Darwin, il 12 febbraio 1809. Questa celebrazione è stata istituita per commemorare il lavoro e le idee di Darwin sulla teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale. Il Darwin Day è una celebrazione della scienza, della ragione e della scoperta e mira a diffondere l’importanza della scienza nella vita quotidiana e nella società in generale. La celebrazione si tiene in tutto il mondo e spesso prevede conferenze, presentazioni, proiezioni di film e altre attività incentrate sulla scienza e sull’evoluzione

Darwin Day 2023: Date, Theme, History, Celebration, Significance, Darwin Theory - Edudwar

Chiunque è appassionato di scienza deve molto a Charles. Charles Darwin non solo ci ha aperto gli occhi sulla natura, ma ci ha anche spinto a guardare oltre le nostre stesse convinzioni. Ci ha insegnato che l’evoluzione non conosce confini e che, sebbene alcuni possano ancora negare l’evidenza dell’evoluzione, la scienza non si ferma davanti alle opinioni. Grazie a Charles Darwin, oggi possiamo guardare alla vita sulla Terra con occhi diversi, consapevoli della straordinaria complessità e bellezza della natura. Darwin ci ha insegnato che la sopravvivenza non è solo una questione di forza fisica, ma anche di adattamento e intelligenza.