Sembrano non finire mai i guai per Truth Social, la piattaforma nata per volontà di Donald Trump e che ad oggi non è ancora riuscita a decollare. Trump Media, la startup che controlla e possiede il social network, è accusata di aver violato le norme statunitensi contro il riciclaggio di denaro.
Nel mirino delle autorità c’è finito un finanziamento da 8 milioni di dollari. Si sospetta che siano soldi di un fondo russo, mascherati e ripuliti per poter contribuire al finanziamento del nuovo giocattolo dell’ex presidente.
Il quotidiano The Guardian riporta che i pubblici ministeri federali di New York avrebbero avviato un’indagine sul Trump Media and Technology Group. Il fascicolo sarebbe stato aperto l’anno scorso, per presunte violazioni di normative in materia di riciclaggio di denaro. In particolare, le autorità stanno esaminando prestiti per un valore di 8 milioni di dollari che sono stati instradati attraverso i Caraibi, ma che si sospetta provengano da alcuni fondi connessi ad imprenditori molto vicini al Presidente russo Vladimir Putin.
In ballo c’è una fusione da 293 milioni di dollari con Digital World, SPAC nato per facilitare il debutto in borsa del social network di Donald Trump. I fondi verrebbero utilizzati non soltanto per finanziare la crescita del social network – che ora può contare su numeri molto marginali -, ma anche per lanciare una rete di nuove piattaforme di orientamento conservatore, tra cui una piattaforma in abbonamento dedicata alla distribuzione di video on-demand. Insomma, una sorta di Netflix del mondo conservatore americano.