Secondo l’EY Future Consumer Index, gli italiani sono leader nei comportamenti green: il 74% della popolazione si preoccupa per la salute del pianeta e il 65% degli acquisti viene effettuato considerando l’impatto ambientale. Nel suo libro “Possiamo salvare il mondo, prima di cena“, Jonathan Safran Foer sostiene che la crisi climatica sia anche una crisi della nostra capacità di ritenere la sua pericolosità sufficiente ad indurci a cambiare i nostri comportamenti quotidiani.
L’instabilità economica, sociale e geopolitica si è rivelata una prova decisiva per lo stile di vita sostenibile, evidenziando che gli italiani sono tra i più preoccupati per la fragilità del pianeta e quindi attenti alla sostenibilità. In un clima di crescente preoccupazione per il futuro a breve termine e per l’aumento dei prezzi, si sta sviluppando un maggior interesse per i comportamenti sostenibili e per un consumo consapevole e ragionato.
Oggi, l’esistenza di molti è diventata una sorta di “stress test” per uno stile di vita sostenibile, che ha messo in luce alcuni aspetti importanti: gli italiani sono tra i più preoccupati per la salute del pianeta e si impegnano in comportamenti sostenibili. In un clima di crescente preoccupazione per il futuro a breve termine e per l’aumento dei prezzi, l’attenzione alla sostenibilità sta aumentando, spingendo le persone a consumare “meglio” invece di “di più”.
L’indagine sulle opinioni e sui comportamenti degli italiani
Il recente EY Future Consumer Index, condotto su un campione di 21.000 partecipanti di 27 paesi e pubblicato in anteprima su Il Sole 24 Ore, ha rivelato che gli italiani si distinguono per la loro forte preoccupazione per l’ambiente, con il 74% dei partecipanti italiani che esprime tale preoccupazione, rispetto al 65% a livello globale. D’altro canto, il 63% degli italiani è sicuro che il cambiamento climatico avrà un peggioramento nei prossimi sei mesi, rispetto al 43% globale, e il 59% degli italiani afferma che comportarsi in modo più sostenibile è un principio fondamentale della propria vita, rispetto al 53% globale. Infine, il 65% degli italiani acquista prodotti in base all’impatto ambientale.
Nello specifico, Stefano Vittucci, leader dei prodotti retail e dei consumatori presso EY in Italia, evidenzia che l’Italia si colloca tra i primi della classifica europea, e non solo, per quanto riguarda comportamenti concreti come il risparmio energetico e idrico, la riduzione delle emissioni e dei viaggi in aereo, il riciclo e il riutilizzo di prodotti e imballaggi, l’acquisto di prodotti in base al loro impatto ambientale ed etico, e la diffusione di tali azioni. Tuttavia, ci sono pochi comportamenti in controtendenza, come l’adozione di una dieta a base vegetale (21% in Italia, rispetto al 29% europeo) e il compostaggio dei prodotti (38% in Italia, rispetto al 55% europeo). Sempre secondo Vittucci, i risultati dell’indagine trimestrale condotta dal maggio 2021 evidenziano un aumento globale di comportamenti che hanno un impatto limitato sull’ambiente, come il consumo ridotto di latticini e carne (dal 45% al 50%) e l’utilizzo dei mezzi pubblici (dal 51% al 56%). Nonostante i dati positivi, rimangono ancora molto elevati gli sforzi legati al risparmio di energia e acqua (92%), il riciclo dei prodotti dopo l’uso (88%) e la scelta di non usare l’auto per viaggi brevi (52%).
Ad ogni modo, la sostenibilità non è l’unico motivo che spinge verso comportamenti più parsimoniosi. Ad esempio, il 36% degli intervistati ha ridotto l’acquisto di benzina, il 12% ha scelto alternative più economiche, il 41% ha ridotto l’acquisto di abiti e accessori e il 4% ha smesso di acquistare del tutto. Tra le persone sensibilizzate, il 43% riconosce di possedere più cose di quelle di cui ha bisogno, il 67% cerca di riparare gli oggetti invece di sostituirli, l’85% cerca di ridurre gli sprechi alimentari e il 38% prevede di acquistare più prodotti usati.
Cambiamento climatico e finanze
Carlo La Giglia, responsabile insights & leads del settore retail&consumer di EY in Italia, spiega che la recente crisi economica ha aumentato la preoccupazione per la situazione finanziaria, soprattutto nella fascia dei baby boomer (34%) e nella generazione X (19%). Il segmento più impegnato sulla sostenibilità è però rappresentato dalle generazioni più giovani, in particolare dai millennial (39%). Oltre alla sostenibilità, queste generazioni mettono al secondo posto l’atto dei consumi, una tendenza in crescita rispetto agli ultimi due anni di pandemia.
Confrontando i risultati dell’indagine con quelli delle precedenti edizioni, Vittucci evidenzia un cambiamento di atteggiamento nei confronti delle aziende. Nel maggio 2021, il 63% dei rispondenti aveva espresso dissenso nei confronti del marketing considerato ingannevole, il 63% aveva giudicato bassa la qualità dei prodotti e il 51% li aveva considerati meno durevoli. In Italia, a ottobre 2022, queste percentuali sono scese rispettivamente al 50%, al 43% e al 39%. L’analisi rivela anche che sono gli stessi italiani a chiedere alle aziende di guidare iniziative che favoriscano comportamenti con impatti positivi sostenibili per l’ambiente e la società, con il 75% in Italia e il 70% nel mondo.