La ricostruzione del capezzolo è spesso l’ultimo passo nella ricostruzione del seno dopo una mastectomia, ma è anche uno dei più impegnativi. Attualmente, i chirurghi utilizzano diversi approcci per ricostruire un capezzolo utilizzando lembi di pelle della paziente. Tuttavia, i processi di guarigione spesso causano l’appiattimento del capezzolo ricostruito, che può diventare completamente piatto nel giro di un anno o due. Questo può essere molto deludente per le pazienti, ma una nuova tecnica potrebbe risolvere il problema. Uno studio pubblicato sul Journal of Plastic and Reconstructive Surgery riporta lo sviluppo di una tecnica di ricostruzione dei capezzoli che utilizza un’impalcatura stampata in 3D fatta di un polimero già ampiamente utilizzato nei dispositivi chirurgici. Il dottor Jason Spector, professore di chirurgia plastica presso la Weill Cornell Medicine e capo della Divisione di chirurgia plastica e ricostruttiva presso la Weill Cornell Medicine e il NewYork-Presbyterian/Weill Cornell Medical Center, e i suoi colleghi, hanno dimostrato in un modello preclinico che l’impalcatura dissolvibile e i processi di guarigione del corpo creano capezzoli che non solo hanno un aspetto e una sensazione reali, ma soprattutto mantengono una proiezione di lunga durata, a differenza degli approcci di ricostruzione precedenti.
E’ il corpo stesso a ingegnerizzare il tessuto
Il polimero chiamato Poly-4-Hydroxybutyrate (P4HB) è già ampiamente utilizzato per le reti chirurgiche e altri dispositivi medici. Il team ha stampato in 3D il polimero in un’impalcatura che ricrea le dimensioni e la forma di un capezzolo. Utilizzando un modello animale, hanno dimostrato che con il tempo l’impalcatura si rompe e il processo di guarigione naturale dell’organismo riempie nuovamente lo spazio con i tessuti grassi e vascolari tipici di un capezzolo. “Il miglior ingegnere tissutale è il corpo stesso”, ha detto il dottor Spector. “Se si creano le condizioni giuste e si usa l’impalcatura giusta nelle dimensioni giuste, sarà il corpo stesso a ingegnerizzare il tessuto”. I ricercatori hanno effettuato una serie di misurazioni che hanno confermato che il capezzolo ricostruito aveva caratteristiche biomeccaniche paragonabili a quelle reali. Attualmente stanno perfezionando la tecnica in un secondo studio e sperano di ridurre il tempo necessario per la dissoluzione dell’impalcatura da 6 a 3 mesi. In caso di successo, il dispositivo potrebbe essere disponibile molto rapidamente per le donne sottoposte a mastectomia, poiché il materiale è già sicuro e ampiamente utilizzato negli esseri umani e potrebbe essere sottoposto a un rapido processo di autorizzazione da parte della Food and Drug Administration statunitense. Le impalcature stampate in 3D potrebbero essere realizzate in una gamma di dimensioni e forme per soddisfare le esigenze individuali delle pazienti o addirittura stampate su misura per adattarsi al capezzolo rimanente in una paziente sottoposta a mastectomia unilaterale.