Gli archeologi egiziani hanno scoperto recentemente una tomba mai rinvenuta prima nella pianura di Saqqara, una località nota per ospitare la famosa piramide a gradoni di Djoser e dove sono stati trovati numerosi tesori appartenenti alla sua dinastia. All’interno di una di queste tombe è stata ritrovata una mummia che apparteneva ad un uomo di nome Hekashepes, risalente a circa 4.300 anni fa e che si presenta in buone condizioni. Se la datazione della mummia verrà confermata tramite il radiocarbonio, essa rappresenterà la più antica mummia egizia mai scoperta fino ad oggi.
Nella zona circostante alla tomba sono stati rinvenuti numerosi oggetti funerari tipici, tra cui alcune statuette rappresentanti scene di vita quotidiana in cui dei servi si occupano del loro padrone per l’eternità. Tuttavia, ciò che rende il ritrovamento ancora più prezioso sono i numerosi geroglifici rinvenuti sia all’ingresso della struttura che all’interno della tomba.
L’incredibile scoperta a Saqqara
La necropoli di Saqqara, una delle più antiche e importanti d’Egitto, continua a sorprendere costantemente come dimostra questa mummia. È stata trovata nell’antica città funeraria, il luogo tradizionale di sepoltura per i nobili dell’antica capitale Menfi. Questa necropoli si trova vicino alla famosa piramide a gradoni del faraone Djoser, che è il monumento più importante dell’area. Una nuova tomba è stata scoperta nella zona, che appartiene a un gruppo di sepolture faraoniche della quinta e sesta dinastia.
Le autorità egiziane non hanno segnalato la presenza di mummie o statuette di animali vicino alla tomba. Questo non sorprende gli archeologi, poiché le mummie di animali, principalmente gatti, cani, coccodrilli, aironi e scimmie, sono solitamente presenti vicino ai santuari o all’interno delle tombe più lussuose delle personalità di spicco dell’antica amministrazione faraonica. Le mummie di animali, invece, sono state trovate principalmente all’interno delle tombe del Nuovo Regno e del periodo tardo.
Nell’area sono stati trovati anche altri importanti reperti: tra i più importanti la tomba di Khnumdjedef, ispettore dei funzionari e supervisore della nobiltà durante il regno di Unas (l’ultimo faraone della V dinastia nel 2350 a.C.), è decorata con scene della vita quotidiana, tra cui artigiani al lavoro, agricoltori e offerte religiose. Nelle tombe più antiche, la presenza di animali era limitata, anche a causa del fatto che i ritrovamenti di questo periodo sono meno numerosi anche se, i bellissimi disegni presenti nella tomba di Hekashepes dimostrano che gli antichi egizi erano immersi in un contesto naturale e usavano diverse specie animali come simboli.
La rappresentazione degli animali nell’antico Egitto
Per capire perché gli antichi egizi avessero la pratica di disegnare animali, dobbiamo però fare riferimento alla cultura egiziana del passato e al mondo di 4.300 anni fa, approfondendo il significato dei geroglifici. Proviamo ad immaginare di appartenere al mondo degli antichi scribi egiziani che vivevano circa 4000 anni fa, proprio come ha fatto l’egittologo francese Jean-François Champollion durante le campagne napoleoniche in Egitto, quando nel 1822 ha decifrato i geroglifici. In quell’epoca, il mondo degli antichi egizi era ancora dominato dalle forze della natura. Ogni anno, il fiume Nilo subiva due piene che portavano nelle terre un importante contributo di limo nutritivo, rendendo la regione tra le più fertili del mondo.
Nelle vicinanze del fiume e delle città, costituite principalmente da materiali come il legno, il fango e il papiro, c’era il deserto con le sue numerose oasi, ricche di animali e piante caratteristiche ma anche pericolose. Durante la fase iniziale dello sviluppo del linguaggio e della cultura egizia, prima della dinastia di Djoser, gli scribi egizi utilizzavano le forme e i comportamenti degli animali tipici del loro territorio per esprimere concetti e suoni. Questo processo ha creato una grammatica complessa e una mitologia strutturata, simile a quella sviluppata successivamente dalla civiltà minoica dell’Egeo.
Grazie a questo processo, la rappresentazione degli animali come simboli ha acquisito sempre più importanza fino a diventare equivalenti di alcune parole. L’uso continuo dei simboli animali da parte degli scribi di corte ha portato dunque all’affermazione dei geroglifici nella cultura egizia influenzando la religione dell’epoca, che presenta numerose divinità antropomorfe con teste di animali come leoni, coccodrilli e ippopotami. Ad esempio, il suono dell’occlusiva palatale sonora /ɟ/ veniva rappresentato come un cobra, che produce un suono simile. Inoltre, la dea Heket veniva disegnata come un rospo, noto per le sue mutazioni dallo stadio di girino a quello adulto.
Nella tomba appena scoperta a Saqqara, si possono vedere i geroglifici degli uccelli come gli aironi, gli ibis, le aquile e i falchi sulla porta d’ingresso. È interessante notare che molti di questi uccelli erano simboli dei vari dei come Thot, Horus e Sokaris, ma facevano anche parte della fauna fluviale dell’epoca, indicando implicitamente le zone geografiche dove queste specie vivevano. Grazie a queste scoperte gli studiosi continuano progressivamente ad analizzare i geroglifici per condurre ricerche sulla paleozoologia.