Dal 6 all’8 marzo sarà disponibile nelle sale cinematografiche una versione curata dalla Cineteca di Bologna de I Guerrieri della Notte, il film di Walter Hill del 1979. In questo approfondimento vogliamo provare a spiegare perché I Guerrieri della Notte è ancora oggi un cult imperdibile, considerando che si tratta di una storia ambientata in un’epoca che appare, per certi versi, così lontana, ma con situazioni e personaggi ancora attualissimi.
Il Bronx sta bruciando
Il fascino di un’epoca passata attraversa ogni fotogramma de I Guerrieri della Notte, un lungometraggio ambientato in un periodo in cui New York non era un luogo facile da vivere, soprattutto in certe zone. Durante gli anni Settanta il Bronx era una zona abbandonata a sé stessa, in cui la legge la dettavano le bande di quartiere, ed in cui, in mezzo alla desolazione, germogliava anche qualche fiore. Fu in questo luogo ed in questo periodo che nacque la musica rap. Personaggio come Afrika Bambaataa iniziarono a far suonare letteralmente i vinili in una maniera differente, soffermandosi sul ritmo piuttosto che sulla melodia, dando spazio alle batterie, allo scratch, ed alla possibilità di rimarci sopra. Anche in quella situazione c’erano le bande che rivaleggiavano, ma si trattava di una lotta sul palco a colpi di rime e di musica. Mentre i protagonisti dei Guerrieri della Notte si fronteggiavano veramente l’uno contro l’altro. Il lungometraggio è la trasposizione del romanzo di Sol Yurick, del 1965. Nonostante all’epoca del film fossero passati 15 anni dai tempi del libro, poco o nulla era cambiato, anzi, il Bronx versava in condizioni ancora peggiori, e fu proprio nel 1977 che nacque la frase iconica “Il Bronx sta bruciando”, pronunciata durante una partita dei New York Yankees dal telecronista Howard Cosell, proprio perché dallo stadio si riuscivano a scorgere le fiamme che provenivano dal quartiere.
Fu proprio nel 1977 che nacque la frase iconica “Il Bronx sta bruciando”.
Fu in questo clima che nacque I Guerrieri della Notte, un lungometraggio che Walter Hill concepì inizialmente proprio con il titolo evocativo Strade di Fuoco. La storia si rifaceva al libro di Sol Yurick, che raccontava della fuga della banda dei Warriors dopo la morte del leader dei Riffs, ucciso dal membro di un altra gang. La fuga dei Warriors verso Coney Island darà il via ad una serie di situazioni, contrapposizioni ed espressioni dei disagi e sentimenti personali dei singoli membri del gruppo, capaci di rendere ancora più significativa quella notte, costruendo un’odissea piccola in termini spaziali, ma enorme per le vicende e per i travagli dei protagonisti. Ed è proprio questo richiamo epico che rende I Guerrieri della Notte una storia cult, per certi versi immortale. La fuga da un luogo, ma ad un certo punto da sé stessi, la ricerca di riscatto, la contrapposizione tra concetti, pensieri e culture, la lotta per la sopravvivenza, sono tutti temi immortali e che da sempre fanno parte dell’essere umano. Walter Hill, che aveva dalla sua un background di film capaci di mescolare azione e tensione, e di raccontare sullo schermo un certo tipo di Stati Uniti, riuscì a scattare una fotografia divenuta iconica di una New York in notturna, che alla fine va anche al di là della dimensione geografica, e si trasforma in una giungla urbana, o in un punto di evasione senza tempo e senza spazio. Un’odissea contemporanea con personaggi contemporanei.
Dal Mar Nero di Senofonte a Coney Island
Non a caso l’ispirazione principale del romanzo su I Guerrieri della Notte è L’Anàbasi di Senofonte, un’opera che risale addirittura al IV° secolo a.C., ma che è stata capace di rendersi viva e vivace nel tempo, al punto da creare tutta una serie di ispirazioni e suggestioni arrivate fino ai nostri tempi. L’opera storiografica narra le vicende realmente accadute di Ciro il Giovane, e del suo tentativo di usurpare il trono di Persia. Nonostante la vittoria dell’esercito nella battaglia di Cunassa, il condottiere Ciro non sopravvisse allo scontro, e la sua armata dovette fare dietrofront, dovendo affrontare tutte le avversità di un territorio ostile quali era quello nemico, nel tentativo di ritornare nel Mar Nero. Non a caso i luoghi “casalinghi” di riferimento hanno il mare come meta sicura e di appartenenza. Coney Island corrisponde alla “Thalassa” ricercata e gridata da Senofonte. Uno dei momenti più epici dei Guerrieri della Notte è quello del confronto finale in spiaggia. La fuga dalla giungla urbana trova il suo culmine e la sua conclusione alle porte del mare, luogo di apertura.
Il senso che offre la New York raccontata da Walter Hill è opprimente, quasi nauseante. Mentre il finale all’alba apre verso il mare, con l’acqua che rappresenta la salvezza.
Il racconto di Senofonte, poi ripreso da Sol Yurick e, infine, da Walter Hill, è la cronaca di una fuga, della ricerca di speranza e salvezza da sé stessi, e da un presente che avvinghia, stritola, e sembra non lasciare spazio ad un dopo. Ma c’è vita oltre la notte per i Guerrieri, e per ognuno degli spettatori che s’immergono all’interno delle atmosfere del film. Il mare è la salvezza, lo è Coney Island, i ragazzi della banda sono troppo giovani per pensare che la loro vita, quella di tutti loro, debba finire proprio in quella nottata opprimente di luglio. Come canta Bruce Springsteen “Siamo nati per correre”, e la corsa dei Guerrieri è una fuga verso la salvezza, una salvezza che sa di speranza per tutti i ragazzi dei quartieri duri, dove si lotta ogni giorni per sopravvivere.
I Guerrieri della Notte è disponibile dal 6 all’8 marzo nelle sale cinematografiche.