Un recente studio pubblicato su Nature ha rivelato, grazie ad analisi molecolari, i dettagli degli ingredienti utilizzati dagli antichi egizi per la mummificazione. Oltre alle resine vegetali e al natron, comunemente noti per disidratare il corpo, gli imbalsamatori utilizzavano anche unguenti, oli, resine e numerose altre sostanze chimiche per preparare i defunti per l’aldilà, seguendo ricette precise. 

Fino ad ora, le informazioni sulle antiche ricette della mummificazione sono state ottenute principalmente attraverso due fonti: i testi storici e l’analisi chimica delle mummie. Ad esempio, Erodoto descrive la mummificazione come un processo preciso che durava circa 70 giorni. Tuttavia, l’organizzazione dei numerosi ingredienti utilizzati dagli imbalsamatori è stata una sfida complessa fino ad oggi. 

Le scoperte sorprendenti

Per svelare i dettagli della ricetta della mummificazione, i ricercatori hanno analizzato una collezione di 31 vasi in ceramica provenienti dalla necropoli di Saqqara, tra cui uno proveniente da un laboratorio di imbalsamazione risalente al periodo tra il 664 e il 524 a.C. Molte delle ciotole riportavano un’etichetta con gli ingredienti contenuti e le specifiche per il loro utilizzo, come “da mettere in testa”. 

L’autore dello studio, Maxime Rageot dell’Università di Tubinga in Germania, ha dichiarato che sono state identificate numerose sostanze utilizzate dagli imbalsamatori, molte delle quali non disponibili localmente. La scoperta del laboratorio di imbalsamazione a Saqqara nel 2016, vicino alla piramide di Unas, è stata una svolta per gli archeologi e ha portato molte sorprese. Una di queste è stata la scoperta che la sostanza che gli Egizi chiamavano antiu”, solitamente tradotta come mirra, è in realtà una miscela di ingredienti come olio di cedro, ginepro e grassi di origine animale. Grazie alle tecniche di gascromatografia e spettrometria di massa, i ricercatori sono stati in grado di separare questi ingredienti e identificare la composizione esatta di questa sostanza utilizzata per la mummificazione. 

Utilizzando la tecnica della gascromatografia-spettrometria di massa, i ricercatori hanno scoperto che i vasi contenevano vari ingredienti, tra cui cera d’api, bitume del Mar Morto, grassi animali ed estratti di ginepro, cipresso e credo, piante che si trovano nella regione del Mediterraneo orientale. Ma i ricercatori hanno fatto due scoperte sorprendenti: una resina chiamata elemi, simile al miele, proveniente dagli alberi di Canarium, che si trovano nelle foreste pluviali in Asia e Africa e la dammar, un’altra resina dall’aspetto gommoso ottenuta dagli alberi Shorea, che crescono nelle foreste tropicali del sud-est asiatico, dell’India meridionale e dello Sri Lanka. 

Imbalsamazione nell’antico Egitto: tra resine e grasso animale

Queste scoperte, secondo i ricercatori, indicano l’esistenza di una rete commerciale a lungo raggio in quel periodo storico. Carl Heron, un esperto del British Museum di Londra, ha fatto un commento riguardo al tema alla rivista Nature:

 

L’Egitto era povero di risorse in termini di sostanze resinose, quindi molte venivano acquistate o scambiate da terre lontane.

 

Dai risultati ottenuti, è evidente che gli imbalsamatori egizi avevano una conoscenza approfondita delle proprietà incredibili delle sostanze utilizzate, come dimostrato dalla presenza di miscele complesse di ingredienti riscaldati o distillati nei vasi. Alcune delle sostanze utilizzate, come le resine, avevano proprietà antimicrobiche, antimicotiche e di controllo degli odori. Un vaso che conteneva elemi e grasso animale, ad esempio, aveva inciso l’obiettivo di rendere piacevole il suo odore. 

Secondo l’archeologa Salima Ikram, questo studio rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dei materiali e dei metodi di imbalsamazione dell’antico Egitto, ed è il primo esempio di analisi dei materiali utilizzati in un laboratorio di imbalsamazione e in una camera funeraria. Se il team di ricerca potrà verificare l’uso delle sostanze sulle mummie stesse, queste analisi potranno essere ulteriormente approfondite. I balsami e gli unguenti che hanno permesso di mummificare le persone nell’Antico Egitto erano composti da una varietà di ingredienti, come la cera d’api, l’olio di cedro, il ginepro, il bitume, la resina di pistacchio, la gomma damar e la resina di elemi. Questi ingredienti venivano importati da diverse parti del Mediterraneo, dell’Africa tropicale e del Sud-est asiatico e venivano mescolati secondo ricette specifiche per il trattamento di parti specifiche del corpo dei defunti.

Ora, dopo più di 2.600 anni, 31 recipienti di ceramica contenenti residui di queste sostanze e iscrizioni con il loro nome e le istruzioni per l’uso sono stati scoperti in un antico laboratorio di imbalsamazione a Saqqara, risalente alla 26esima dinastia (664-525 a.C.). I ricercatori hanno individuato residui di diversi ingredienti utilizzati per la mummificazione, tra cui resina di pistacchio, olio di cedro e bitume, probabilmente importati dal Levante. Inoltre, hanno trovato tracce di gomma damar e resina di elemi, due sostanze che dimostrano come i rapporti commerciali fossero globalizzati già circa 3.000 anni fa. 

Secondo Maxime Rageot dell’Università di Tubinga, la pratica della mummificazione egiziana potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nella nascita dei primissimi network globali. Grazie alle iscrizioni sui vasi, gli studiosi saranno capaci di decifrare in maniera completa il vocabolario chimico-egizio che fino ad ora non era stato compreso a sufficienza.