Un tempo si pensava che solo le persone di sesso maschile potessero essere autistiche, ma oggi si scopre che non è così. La diagnosi di autismo nella popolazione femminile rappresenta ancora una sfida poiché c’è un forte pregiudizio di genere che impedisce a molte donne di individuare la causa della propria diversità. Questa mancanza di consapevolezza può avere conseguenze anche gravi sulla salute mentale. Attualmente, le neuroscienze stanno studiando sempre più a fondo come l’autismo colpisce uomini e donne in modo diverso, con l’obiettivo di sviluppare strategie di intervento più efficaci.
Cause culturali
Storicamente, le caratteristiche dello spettro autistico sono state principalmente associate agli uomini, prevalentemente per motivi culturali. Questa tendenza ha le sue origini negli anni ’40, quando Hans Asperger e Grunya Sukhareva hanno descritto i bambini con comportamenti tipici dell’autismo, come l’aderenza a routine rigide e l’eccellenza in aree specifiche.
Tuttavia, negli ultimi anni c’è stato un cambiamento nella percezione dei disturbi dello spettro autistico, con una maggiore attenzione all’inclusione delle donne e una migliore consapevolezza che anche queste ultime potessero far parte dello Spettro Autistico. Questo cambiamento è stato incoraggiato da una migliore educazione e la comprensione dei segni dell’autismo, che hanno portato alla sua inclusione nel DSM-5 del 2013.
L’importanza dell’advocacy
Nei contesti sociali, i bambini autistici erano spesso visti come molto diversi rispetto ai loro coetanei. Negli studi condotti da Leo Kanner negli anni ’40, che identificò l’autismo infantile precoce, era possibile ritrovare descrizioni simili, principalmente di bambini maschi. Queste differenze erano in parte dovute alla mancanza di connessione emotiva e sociale da parte di questi bambini: gli autistici avevano difficoltà a stabilire relazioni con le altre persone, risultando spesso distanti e disinteressati alle interazioni sociali.
Oggi, le conoscenze sull’autismo sono cambiate sia nei contesti scientifici che in quelli più generali. Gli aspetti di percezione sensoriale vengono approfonditi, scoprendo che tra due persone autistiche possono esserci grandi differenze. Ci sono diversi esperti che stanno lavorando per eliminare gli stereotipi e le etichette che ancora non vengono facilmente superate, come credere che le persone autistiche non abbiano alcuna empatia. Grazie all’auto-advocacy, è stata aperta una porta verso la comprensione delle differenze delle persone neurodivergenti e sul modo in cui vivono e interagiscono con il mondo che le circonda. Inoltre, l’attivismo ha anche aumentato la consapevolezza delle persone autistiche, incoraggiandole a parlare della loro esperienza e dei loro bisogni.
Perché l’incidenza di autismo è maggiore negli uomini?
Questa è una domanda che è stata posta molto spesso: perché l’autismo è più comune tra gli uomini che tra le donne? Mentre ci sono state notevoli innovazioni nel modo in cui si parla delle persone autistiche, la mancanza di discussione sulle donne autistiche rimane un problema. Si ritiene che la ratio maschi/femmine con l’autismo sia di 4 a 1, ma la ricerca sta mostrando che le donne autistiche potrebbero essere più numerose di quanto si pensasse in precedenza, indicando che la proporzione potrebbe essere più prossima a 3 a 1. Ciò significa che le donne autistiche potrebbero essere sottostimate e sottovalutate, perché hanno tendenza a mostrare sintomi diversi e meno evidenti rispetto ai maschi.
L’esperienza dei professionisti clinici e le persone che hanno condiviso le loro storie, spesso lunghe e faticose alla ricerca di una diagnosi, ci mostrano chiaramente che non è insolito per le ragazze e le donne autistiche cercare una risposta per anni senza successo, poiché i loro segni sono così diversi da quelli maschili da renderli difficili da identificare. Questo dimostra come le persone autistiche non siano tutte uguali e che la varietà di tratti sia così ampia che può portare a diagnosi errate o tardive.
Una questione di genere?
La questione riguardante l’identità di genere è molto più vasta di quanto sembri. Uno studio pubblicato nel 2020 ha riscontrato che le persone che non si identificano con il sesso assegnato alla nascita hanno una probabilità da 3 a 6 volte più alta essere autistici o di sviluppare altri disturbi psichiatrici/relativi al neurosviluppo. Questo ci porta a chiederci se sarebbe meglio parlare di autismo al femminile o se dovremmo usare un linguaggio più adatto al tema della medicina di genere, senza però incoraggiare stereotipi. Per ora la questione resta aperta e molte persone hanno espresso i loro pareri sui vari blog, gruppi e pagine social dedicate all’autocoscienza.
A volte, le donne che cercano una diagnosi per l’autismo possono avere risposte non chiare. Non esiste attualmente una neuropatologia per l’autismo, e mancano informazioni sulla neurobiologia e sui biomarcatori misurabili che possano aiutare nella diagnosi. Per questo motivo, la diagnosi viene spesso effettuata attraverso colloqui clinici con un professionista, coinvolgendo talvolta anche i familiari, e attraverso questionari come il RAADS-R. Spesso, può passare del tempo prima che la diagnosi sia effettuata correttamente, e i sintomi dell’autismo possono essere misdiagnosticati come disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo bipolare, ansia o depressione. Tuttavia, con una consulenza adeguata, è possibile per le donne raggiungere la chiarezza sulla diagnosi.
Le tecniche di imaging funzionale e strutturale, come il DTI e l’imaging del tensore di diffusione, sono state usate per cercare di scoprire le differenze tra il cervello autistico di uomini e donne, e tra quello autistico e quello neurotipico. Tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti dagli studi come l’AIMS, i risultati non sono stati sempre facili da riprodurre e la scarsa qualità dei dati di imaging è stata una critica comune. Per questo motivo, si sta cercando di sviluppare nuove tecniche che possano fornire dati più accurati e fornire una migliore comprensione delle cause cellulari dello spettro autistico nei soggetti maschi e femmine.