Donald Trump potrà tornare su Facebook e Instagram. L’ex Presidente degli USA era stato sospeso da pressoché ogni piattaforma social, dopo che una folla di suoi sostenitori aveva preso d’assalto la sede del Congresso nel 2021, poco dopo la comunicazione dei risultati delle presidenziali che lo hanno visto sconfitto.
Perché Donald Trump era stato sospeso da Facebook
Trump era stato accusato di aver avuto un ruolo, quantomeno morale, nei disordini pubblici (che peraltro rischiavano di avere gravi conseguenze sull’incolumità dei parlamentari), dal momento che aveva falsamente e più volte sostenuto che l’esito delle elezioni fosse stato truccato e che non aveva fatto praticamente nulla per richiamare i suoi sostenitori all’ordine, se non pubblicando, molto tardivamente, dopo che i manifestanti avevano già assaltato il Campidoglio, un video per invitarli a tornare a casa — dove peraltro si rivolgeva alle frange estreme dei suoi sostenitori con toni estremamente lusinghieri.
Per oltre un anno, Trump non ha potuto postare più nulla su nessun social media mainstream, nonostante rimanesse il principale leader (di fatto, senza incarichi di partito) dei repubblicani.
Ma che le cose dovessero cambiare, e pure molto presto, era evidente: Donald Trump ha già annunciato che si ricandiderà nel 2024. Tra meno di un anno, il tycon cercherà di ottenere nuovamente la nomination del partito repubblicano (non è chiaro se dovrà contendersi i voti con DeSantis, governatore della Florida e astro nascente del mondo conservatore) e, quindi, sfidare ancora una volta Joe Biden.
È evidente che nessuna piattaforma social voglia assumersi la responsabilità di manipolare il regolare svolgimento della campagna elettorale. L’idea che un candidato d’opposizione – anzi, IL candidato, considerato il sistema bipartitico americano – venga imbavagliato da delle aziende private, così fondamentali ormai per la democrazia e il dibattito pubblico, è semplicemente inquietante ed è il motivo che aveva spinto diversi leader europei (anche molto lontani da Trump, come Angela Merkel) a reagire con estrema freddezza alla notizia dell’esclusione dell’ex presidente americano da ogni piattaforma.
Twitter è stato il primo social a dare la ‘grazia’ a Trump
Il primo ad infrangere il tabù è stato Elon Musk, che dopo aver pubblicato un sondaggio che ha avuto esito favorevole, ha deciso di reintegrare Trump su Twitter. Dallo scorso ottobre Elon Musk è il nuovo amministratore delegato e proprietario di Twitter, che ha acquistato per oltre 44 miliardi di dollari (raccolti sia attraverso la partecipazione di altri investitori, sia richiedendo dei prestiti molto onerosi).
Ad inizio del mese era emersa la notizia che anche Meta stesse valutando cosa farne di Trump. Nick Cleg, ex vicepremier britannico e oggi braccio destro di Zuckerberg, aveva garantito che l’azienda avrebbe annunciato il suo verdetto entro la fine del mese. E così è stato: Donald Trump potrà tornare a pubblicare su tutti i social della società. Il reintegro dovrebbe avvenire entro la prossima settimana.
La richiesta di togliere il bavaglio a Donald Trump era arrivata in prima battuta dall’Overshight Board, l’ente indipendente creato da Meta per deliberare sulle questioni più delicate, come l’influenza di Facebook e Instagram sulla democrazia. Il board si era espresso contrariamente all’ipotesi che il ban potesse avere una durata indefinita, chiedendo all’azienda di fissare un limite massimo di due anni. Meta si era quindi impegnata a ridiscutere la questione, in modo da valutare se esistessero ancora delle ragioni «gravi e straordinarie» per giustificare un’ulteriore estensione della sospensione. Meta ha dichiarato di non vedere motivi per ritenere che un reintegro di Trump sui suoi social possa costituire, allo stato attuale, un pericolo per la sicurezza pubblica.
Ora Trump deve capire cosa fare del suo Truth Social
Tolta la censura dei due principali social network americani, ora Donald Trump deve vedersela con degli altri tipi di ‘legacci’, che gli impediscono di tornare a parlare liberamente su Facebook e Twitter. Nonostante Trump sia stato sbannato da Twitter ormai da oltre un mese, il tycon deve ancora postare un singolo tweet.
A dire il vero, durante diverse interviste Trump aveva garantito di non essere minimamente interessato a tornare su Twitter, accusando il social di Musk di essere diventato estremamente noioso.
Le ragioni di questo silenzio si spiegano facilmente: Trump è legato da un vincolo di esclusiva con Truth Social, la piattaforma che ha fondato e di cui, tecnicamente, è uno dei proprietari. Sappiamo che Donald Trump ha firmato un accordo con la sua azienda, che lo impegna a postare in via prioritaria tutti i suoi post social su Truth.
Inoltre, i post pubblicati su Truth non possono essere condivisi anche su altre piattaforme prima che passino almeno sei ore dalla pubblicazione. Un bel guaio, che rischia di rendere la sua strategia di comunicazione elettorale inefficace. Gli avvocati di Trump stanno già lavorando ad una soluzione, che tuttavia potrebbe essere complicata e onerosa. Nonostante figuri trai proprietari, Trump non è stata l’unica persona a finanziare la nascita di Truth. Deve rispondere ad altri investitori, che indubbiamente verranno danneggiati nell’ipotesi in cui l’ex presidente si liberi da ogni vincola di esclusiva.