ll motivo per cui abbiamo una quantità di peli corporei significativamente inferiore rispetto alla maggior parte degli altri mammiferi è rimasto a lungo un mistero. Gli scienziati dell’University of Utah Health e dell’Università di Pittsburgh, dopo aver confrontato un grande numero di diversi codici genetici, hanno concluso che gli esseri umani sembrano possedere i geni per la formazione di un manto completo di peli sul corpo, ma l’evoluzione li ha disattivati. Inoltre, sempre grazie a questo studio, i ricercatori hanno scoperto che i mammiferi posseggono una serie di geni e regioni specifiche del genoma deputate alla produzione di peli. La ricerca, che risponde a domande fondamentali sui meccanismi che determinano la perdita di peli e capelli negli umani, potrebbe portare anche a nuove metodologie per recuperare i capelli dopo la calvizie, chemioterapia o nelle persone con disturbi come l’alopecia. Lo studio dell’Università dello Utah dimostra che la strategia del “disattivare i geni” deputati alla produzione del manto, è stata usata almeno altre nove volte in mammiferi geneticamente non troppo vicini a noi, evolutivamente parlando. Gli antenati dei rinoceronti, dei topi talpa nudi (Heterocephalus glaber), dei delfini e di altri mammiferi senza peli hanno calpestato, sgambettato e nuotato lungo lo stesso percorso per disattivare un insieme comune di geni al fine di liberarsi di peli e pellicce. “Abbiamo adottato l’approccio creativo di utilizzare la diversità biologica per conoscere la nostra genetica”, spiega Nathan Clark, genetista che ha svolto gran parte della ricerca. “Questo ci sta aiutando a individuare le regioni del nostro genoma che contribuiscono a questa scelta evolutiva”.
I vantaggi di essere senza peli
La mancanza di peli presenta diversi vantaggi. Senza una folta peluria, gli elefanti si raffreddano più facilmente nei climi caldi e i trichechi scivolano senza sforzo nell’acqua. Nonostante le diverse ragioni, l’analisi di Kowalczyk ha rilevato che questi, e altri mammiferi glabri analizzati, hanno accumulato le stesse mutazioni in molti degli stessi geni. Questi includono geni che codificano per la cheratina e altri elementi che costruiscono il fusto del pelo e ne facilitano la crescita. La ricerca, inoltre, mostra che le regioni regolatrici del genoma sembrano essere altrettanto importanti. Queste regioni non codificano per le strutture che producono i capelli, ma influenzano il processo in modo indiretto guidandolo in base a quando e dove si attivano determinati geni e la quantità di peli prodotti. Inoltre, lo screening ha scoperto geni inutilizzati, per i quali non è definito chiaramente un ruolo nella formazione dei capelli. Insieme ad altre prove, come i segni di attività della pelle, i ricercatori suggeriscono che questi potrebbero avere un ruolo nella crescita e nel mantenimento dei capelli.
Per svelare il mistero della perdita di peli nei mammiferi, i ricercatori hanno sviluppato metodi computazionali in grado di confrontare centinaia di regioni del genoma contemporaneamente. Hanno esaminato 19.149 geni e 343.598 regioni regolatrici conservate nelle decine di specie di mammiferi analizzate. Nel processo, hanno preso provvedimenti per escludere le regioni genetiche responsabili dell’evoluzione di altri tratti specifici della specie, come l’adattamento alla vita acquatica. Il fatto che lo screening genetico abbia identificato geni noti per i capelli ha dimostrato che l’approccio ha funzionato, spiega Clark. I ricercatori, quindi, stanno ora utilizzando lo stesso approccio per definire le regioni genetiche coinvolte nella prevenzione del cancro, nel prolungamento della durata della vita e nella comprensione di altre condizioni di salute. “Questo è un modo per determinare i meccanismi genetici globali alla base di diverse caratteristiche”, spiegano.