Avatar – La via dell’acqua è finalmente disponibile nelle sale cinematografiche italiane. Dopo ben 13 anni dall’esordio del primo film James Cameron torna al cinema con il suo sequel diretto. Innegabile che le pellicola fosse tra le più attese del 2022 dai fan del film campione di incassi e non solo. Avatar – La via dell’acqua era particolarmente atteso anche da chi non nutriva tante speranze di successo nel progetto. Il primo film ha cambiato davvero la percezione del genere fantasy nello spettatore, ha introdotto il 3D ed ha fissato uno standard nella cura degli effetti visivi che difficilmente sarà eguagliabile da progetti successivi che non siano firmati Avatar. Molti perciò attendevano la pellicola anche solo per verificarne l’insuccesso, tanti remavano contro Cameron pensando che Avatar 2 fosse ormai un film fuori tempo massimo ed esteticamente poco innovativo. Nonostante i trailer e le tante immagini diffuse prima dell’uscita ufficiale del film molti cinefili fino all’ultimo erano fermamente convinti che il il nuovo lungometraggio di Cameron fosse un semplice more of the same sia per quanto riguarda la trama che per ciò che concerne l’aspetto prettamente estetico.
In questo articolo vi andrò a presentare somiglianze e divergenze tra le due pellicole, analizzando le evoluzioni tematiche, di trama e le nuove tecnologie utilizzate in Avatar – La via dell’acqua. Lo scopo? Scoprire assieme se Avatar – La via dell’acqua merita la visione e se ha rispettato o addirittura superato le nostre più rosee aspettative.
L’esperienza a confronto trama a confronto
Avatar ha fatto il suo esordio nel 2009 ed ha rivoluzionato la percezione della fantascienza tra i non appassionati. Possiamo dire che tanti passi in avallanti per quanto riguarda la percezione del genere fantasy erano già stati compiuti dalla trilogia cinematografica di Peter Jackson ma Avatar ha raggiunto un’impresa ancora più ambiziosa e potenzialmente inimmaginabile. Avatar ha conquistato fin da subito milioni di fan grazie alla sua trama generale piuttosto semplice alla quale si associava un universo strutturalmente complesso fatto di culture e tradizioni inesplorate e presentate da Cameron per la prima volta nel film che ha segnato la storia del cinema. Per molti Avatar è associato ai protagonisti blu, i Na’vi sono la speciale versione di alieni del regista di Titanic, una versione ricca di storia e profondamente radicata nella cultura umana del passato, soprattutto legata ai popoli africani e sud americani. Per molti la bellezza ed in fascino di Avatar non risiede affatto nella storia, considerata da molti appassionati cinefili una nuova versione di Pocahontas ma nella spettacolarità del comparto visivo. Grazie ad Avatar nel 2009 abbiamo avuto l’avvento del 3D, peccato che la nuova tecnica di visione immersi sia tramontato poco dopo l’esordio del film di Cameron. Il 3D associato ad Avatar era un connubio perfetto, utile non solo ad aumentare l’incasso complessivo del film (dato che per la visione delle pellicole in 3D il prezzo superava i 10) ma soprattutto fungeva da eccellente supporto alle spettacolari immagini del film. Avatar ha rappresentato una vera e propria esperienza da poter fare solo in sala. Chi ha visto Avatar ai tempi dell’esordio nelle sale cinematografica porta con se ricordi indelebili, emozioni che ancora oggi sono impresse chiaramente nella mente. La maggior parte degli spettatori hanno visionato il film anche più volte solo in 3D, alcuni scettici si sono invece approcciati alla pellicola con il solito formato del 2D. Le perplessità degli scettici riguardavano il supporto che si rende necessario per poter fruire del film in tre dimensioni: gli occhialini. Purtroppo per chi è già costretto ad indossare gli occhiali portarne un paio ulteriore sui propri occhi non diventa comodo né d’aiuto alla visione, soprattutto considerato che il primo Avatar durava oltre le 2 ore e 30 minuti, il sequel in questo non aiuta gli spettatori quattrocchi come me dato che il lungometraggi superare di 15 minuti le tre ore di girato. Ad ogni modo superata la scomodità iniziale l’ausilio degli occhialini non diventa una barriera alla visione del film in 3D.
Le più grandi perplessità che circondavano questo famigerato e tanto atteso Avatar 2 riguardavano il fattore esperienza: Avatar – La via dell’acqua sarebbe stato in grado di eguagliare per ciò che concerne l’unicità dell’esperienza in sala il primo film? L’obbiettivo di Disney e del regista a oltre 10 anni di distanza dall’esordio del primo film era sicuramente quello. Posso garantirvi che tornare in sala ad indossare nuovamente gli occhiali per un nuovo film di Avatar rappresenta di per se un’esperienza e posso anche aggiungere che le aspettative in merito alla suggestione visiva ed all’impatto emotivo del film sono state addirittura superare. Avatar – La via dell’acqua non godrà dell’unicità dell’evento come è stato per il suo predecessore ma soddisfa ed anzi supera a piani voti le aspettative.
Avatar 2 per storia è più complesso e accattivante rispetto al film originale
Senza troppi indugi vi posso confermare che a mio personalissimo avviso Avatar 2 per trama e storia generale batte il primo Avatar. Ho trovato Avatar – La via dell’acqua più stratificato, dal potenziale più grande e dalle mille sfaccettature rispetto al film del 2009. La storia del film originale in fondo non rappresentava una vera novità dato che le premesse di base fondamentalmente erano semplici e lineari: Jake decide di sottoporsi al progetto Avatar sia per ricordare il fratello che per iniziare una nuova vita dopo la perdita dell’uso delle gambe, in questa nuova esperienza incontrare la persona che gli cambierà per sempre l’esistenza e per lei sarà disposto a rinunciare al suo passato in nome di un nuovo mondo. Ovviamente il lato più sfaccettato concerneva tutta l’introduzione compiuta dal regista in merito a Pandora, il nuovo pianeta da scoprire. Inizialmente la complessità per lo spettatore sta nel comprendere come gli umani riescano ad acquisire il controllo degli Avatar e successivamente il grado di difficoltà aumenta con la presentazione della popolazione Na’vi. Per il popolo blu è stata creata una nuova lingua, delle usanze radicate nella loro cultura, una gerarchia e dei ruoli da rispettare. In un qualche modo ci sono somiglianze tra la popolazione di Pandora e il mondo terrestre ma le differenze soprattutto a livello di connessione con la natura sono notevoli. I protagonisti della storia erano Jake e Neytiri, i protagonisti assoluti del primo film. Jake è l’uomo del cielo che viene accolto tra il popolo per apprendere usi e consuetudini locali mentre Neytiri è la maestra severa pronta a non risparmiare fatiche al suo allievo. Ovviamente come ogni cliché che si rispetti i due finiscono per innamorarsi l’uno dell’altra superando ostacoli, differenze e barriere iniziali. Sono pronti a rinunciare ai loro pregiudizi, ai preconcetti e agli stereotipi pur di “vedere” l’altro per ciò che realmente è. In sostanza Avatar è si una storia fantasy e ricca di spunti fantascientifici ma in sostanza resta una splendida seppur semplice storia d’amore.
Non nascondo che i dubbi in merito alla trama del sequel non sono mai mancati. Poco o nulla sapevamo della trama se non che avrebbe coinvolto soprattutto i figli di Jake e Neytiri oltre al fatto che tra il primo ed il secondo film avremmo assistito ad un salto temporale di oltre 10 anni. Sono piacevolmente felice di dirvi che la trama di Avatar – La via dell’acqua ha superato le mie aspettative, non mi sarei mai aspettata di scoprire che il potenziale di Avatar fosse così enorme. Potenzialmente la saga potrebbe proseguire per tanti altri film, quindi non dobbiamo assolutamente sorprenderci se Cameron ha già ben chiari, studiati e programmati i prossimi 3 film per un totale di 5.
Avatar – La via dell’acqua segue quasi esclusivamente le avventure della famiglia Sully. Jake e Neytiri hanno avuto 3 figli naturali e 2, possiamo dire ufficialmente una, sono stati adottati. La famiglia vive spensierata la sua sua vita su Pandora, peccato che improvvisamente gli uomini del cielo scelgano di invadere nuovamente il popolo Na’vi costringendo i Sully a mettersi al sicuro. Per Jake la sicurezza dalla sua famiglia è più importante di ogni cosa per questo sceglie di abbandonare il suo villaggio nella foresta e trovare protezione e rifugio presso il popolo del mare. L’adattamento non sarà affatto facile né privo di ripercussioni. I figli di Jake e Neytiri sono gli assoluti protagonisti della nuova storia, hanno loro tutto lo spazio della trama. I ragazzi devono affrontare le difficoltà di essere Na’vi figli di un umano e di una principessa del popolo, venendo discriminati e condirai dal popolo del mare come non “veri” membri della loro comunità. Neteyam è il primo genito, il figlio ligio alle regole e pronto a salvare sempre i suoi fratelli. È il cocco di papa e l’erede designato. Lo’ak, invece, è l’esatto opposto. Ha un forte spirito ribelle che lo spinge più e più volte a disattendere agli ordini del padre e a mettersi nei guai. Nel nuovo villaggio la situazione non accenna a migliore, anzi. Se Lo’ak può sfidare i suoi coetanei o dimostrare qualcosa non accenna a tirarsi indietro. Kiri è la figlia concepita inspiegabilmente dall’Avatar della defunta Grace Augustine e poi adattata dai Sully, è unica e prescelta dagli antenati dei Na’vi i suoi poteri ancora non sono stati spiegati ma ha una profonda ed inspiegabile connessione con la natura che l’aiuta a sopravvivere a diverse situazioni. La piccola Tuk è sicuramente la meno sviluppata tra tutti i figli dei Sully, è la più piccola e sicuramente quella che avrà più spazio di crescita nei sequel futuri. Storia diversa invece coinvolge Spider, il figlio del villain del primo film. Spider è tuttora un umano che cerca di vivere seguendo gli usi del popolo della foresta, con altissime probabilità entro il prossimo film riuscirà ad acquisire il controllo di un Avatar avendo coì le sembianze del popolo che tanto ama e potendo finalmente sentirsi come i suoi veri fratelli.
In Avatar – La via dell’acqua conosciamo anche il popolo Metkayina, una tribù di Na’vi che vive in una zona remota e poco esplorata di Pandora a stretto contatto con l’ambiente marino, sia flora che fauna. La connessione con il mare è talmente forte che la fiosionomia del popolo si è conformata alle esigenze dell’acqua. Se infatti prestate attenzione noterete subito che le braccia e la solita coda dei Na’vi hanno assunto sembianze inedite. Nulla mi impedisce di pensare che nel sequel assisteremo ad un matrimonio tra i figli di Sully e quelli del capo della tribù Metkayina, la ship è già nell’aria.
Ci tengo a precisare che anche se non avete visto il primo capitolo di Avatar non avrete alcun tipo di problema ad approcciarvi al suo sequel. Avatar – La via dell’acqua grazie ad una grande e completa introduzione lo spettatore riceve un abbondante riassunto del primo film ed allo stesso tempo una nuova presentazione dell’universo di Pandora. Nella primissima parte film, mediante immagini provenienti dal primo capitoli, allo spettatore vengono riassunte le dinamiche principali da tenere ben a meno per poter comprendere a pieno la storia del sequel, successivamente come i protagonisti della storia veniamo introdotti nuovamente nella cultura del popolo Na’vì questa volta però con usanze e tradizioni legate al mare ed alle creature marine.
Ecologia, rispetto dell’ambiente e famiglia sono le tematiche di Avatar 2
Come nel primo film Cameron sceglie di proseguire la strada del rispetto dell’ambiente. Avatar è un film che sensibilizza alla cura ed al rispetto della natura. In Avatar – La via dell’acqua la dimensione dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente acuisce una particolare dimensione legata alla flora ed alla fauna marina. Mai prendere dalla natura più del necessario. Avatar ci insegna che tutto è solo in prestito, pensiono l’energia vitale che un giorno dovrà essere restituita. La connessione del popolo Na’vi con la natura e il rispetto enorme che nutrono per tutte le creature marine è enorme, difficile da comprendere persino per i più sensibili alle tematiche ambientali. I Metkayina hanno una connessione unica con le creature dei mari, sono i fratelli nello spirito degli esseri che popolano i loro mari e sono pronti a proteggerli a costo della loro vita. Un unione che supera la concezione di connessione sviluppata nel primo film.
Le tecnologie di Avatar – La via dell’acqua
In Avatar del 2009 la risoluzione utilizzata corrispondeva a 2048 x 1080 (seguendo gli standard Digital Cinema Initiatives) a 24 frame al secondo. Per la pellicola originale vennero utilizzati nuovi sistemi di ripresa stereoscopica che comprendevano ottiche che in tempo reale si adattavano al meglio ai soggetti inquadrati. Venne sviluppato per l’occasione il sistema ora noto come Fusion Camera. Le telecamere utilizzerete era quelle di Sony e per essere ancora più precisi si trattava delle HD Sony HDC-F950.
L’avvento non sequel doveva portare con se cambiamenti anche sul piano tecnologico oltre che su quello meramente legato alla trama per far si che l’esperienza del film originale fosse in grado di replicarsi con il film. sequel. La più importante novità consiste nel fatto che il regista ha girato il suo lungometraggio con in 3D con una risoluzione in 4K, con una buona parte delle immagini a 48 fps piuttosto che 24 fps. La telecamera prescelta è stata l’ultima versione della Sony CineAlta Venice 3D. Per la particolare storia del film prevalentemente legata all’acqua è stata creata la DeepX 3D un nuovo ed unico sistema 3D interamente subacqueo che non abbatte in alcun modo la risoluzione dell’immagine con un peso complessivo di 30 Kg che in acqua può essere trasportata da un solo operatore.
Sono state brevettate diverse tecnologie per simulare l’acqua e nuove tecniche di CGI in grado di ricreare al meglio i movimenti degli attori in acqua. Tutto il cast del film si è immerso nelle piscine ed ha imparato a resistere per diversi minuti sotto l’acqua al fine di recedere al meglio le riprese del loro personaggio. Kate Winslet ha anche stabilito un nuovo record mondiale tra gli attori per la più lunga trattenuta sott’acqua, ben 7 minuti e 15 secondi.