Uno studio pubblicato su Scientific Reports ha dimostrato che i trattamenti placebo influenzano anche il movimento. Dopo una finta stimolazione elettrica del braccio, i partecipanti hanno eseguito movimenti “diretti all’obiettivo” più velocemente: una scoperta che potrebbe aiutare a sviluppare strategie di riabilitazione per le persone con disabilità motorie.
In passato è emerso che i placebo possono aumentare le prestazioni atletiche e migliorare la funzione motoria in malattie come il Parkinson. Una teoria è che, dopo aver saputo che un farmaco o un integratore migliorerà le loro capacità motorie, le persone hanno aspettative positive sulle loro prestazioni e queste aspettative portano a un migliore controllo “dall’alto verso il basso” dei movimenti, migliorando ad esempio il modo in cui pianificano e prevedono l’esito delle azioni.
Nel nuovo studio, Mirta Fiorio e colleghi dell’Università di Verona hanno esaminato se un placebo influenzasse effettivamente i movimenti. Il team ha reclutato 24 partecipanti, ai quali è stato detto che lo studio era stato progettato per verificare se la stimolazione elettrica erogata da una macchina TENS migliorasse le prestazioni motorie. I partecipanti hanno appreso che in due sessioni separate avrebbero ricevuto diverse frequenze di stimolazione e completato un compito di movimento.
Lo studio nella pratica
Per stabilire il livello di prestazione di base dei partecipanti, all’inizio di entrambe le sessioni hanno eseguito il compito senza alcuna stimolazione elettrica. Successivamente si sono seduti di fronte a uno schermo tattile e con la mano destra hanno tenuto una penna in modo da toccare un piccolo quadrato a sinistra sullo schermo. Poi, da uno a due secondi dopo, è suonato un segnale acustico ed è apparso un rettangolo sulla destra dello schermo; i partecipanti dovevano muovere il braccio e la mano il più velocemente possibile per toccare la penna su questo nuovo rettangolo. I partecipanti hanno completato una serie di prove in cui le dimensioni del rettangolo bersaglio e la sua distanza dal punto di partenza variavano, per modificare la difficoltà del compito.
Il team ha poi introdotto la stimolazione elettrica, che è stata applicata al braccio destro. In entrambe le sessioni, la macchina TENS è stata impostata su una modalità inerte, in modo da non influenzare le capacità motorie dei partecipanti. Tuttavia, ai partecipanti questo è stato detto solo in una delle sessioni.
L’altra sessione è stata progettata per suscitare un effetto placebo: ai partecipanti è stato detto che la macchina era impostata su una modalità attiva e che avrebbe stimolato il loro braccio a una frequenza nota per essere efficace nel migliorare la velocità e la precisione dei movimenti. Dopo aver ricevuto la stimolazione, i partecipanti hanno completato un’altra serie di prove. Poi hanno completato un altro periodo di stimolazione e un terzo blocco di prove.
Il team ha scoperto che i partecipanti erano più veloci a spostare la penna dal quadrato di partenza al rettangolo di destinazione nella condizione placebo rispetto alla condizione di controllo. Ciò era vero indipendentemente dalla difficoltà della prova, in base alla distanza da percorrere e alle dimensioni del bersaglio. Inoltre, nella condizione placebo le persone erano ancora più veloci dopo il secondo periodo di stimolazione elettrica rispetto al primo, suggerendo che una “dose” maggiore di placebo produceva risultati ancora più forti.
I ricercatori ipotizzano che le aspettative positive delle persone nella condizione placebo (quelli che pensavano di essere aiutati dallo stimolo elettrico) le abbiano portate ad affidarsi maggiormente alle proprie previsioni interne su come e dove muoversi. In alternativa, le aspettative positive potrebbero averli portati a prestare maggiore attenzione al loro corpo e al movimento, facendoli rendere meglio.
I risultati potrebbero avere implicazioni per la riabilitazione dopo lesioni agli arti o ictus. Secondo il team, incoraggiare i pazienti ad avere aspettative più positive sulle loro capacità motorie potrebbe avere effetti tangibili sul loro recupero, soprattutto se soffrono già di scarsa motivazione. “Riteniamo che sfruttare l’effetto placebo possa ispirare le future strategie di riabilitazione a lungo termine”, concludono i ricercatori.