Quando si parla di John Landis si chiama in causa un pezzo di storia della commedia cinematografica americana, e non solo. Nei giorni scorsi gli spettatori del Magna Graecia Film Festival 19 (svoltosi a Catanzaro dal 30 luglio al 7 agosto) hanno avuto la possibilità di incontrare e sentire parlare da vicino il regista di capolavori come The Blues Brothers, Una Poltrona per Due e Animal House. Abbiamo assistito alla masterclass di Landis del 7 agosto al Magna Graecia Film Festival (mentre il giorno prima il regista ha ricevuto la colonna d’oro alla carriera), e questo è il nostro report dell’incontro con John Landis.
The Blues Brothers e le silhouette iconiche di Belushi e Aykroyd
Considerando che il filmmaker solo poche settimane prima aveva presentato presso il Cinema Ritrovato di Bologna uno dei suoi cult, ovvero The Blues Brothers, non si poteva non aprire l’incontro con una domanda riguardo quest’opera.
Non mi capitava di rivedere The Blues Brothers da undici anni- ha dichiarato Landis- e riguardandolo ho pensato fosse un film molto strano, e con una musica fantastica.
Raccontando la genesi di The Blues Brothers, John Landis ha aggiunto:
All’epoca Dan Aykroyd e John Belushi avevano una grande passione pe il Rhythm and Blues, anche se a quei tempi andava molto la Disco. Io volevo John Belushi in Animal House, e lo convinsi ad accettare la parte offrendogli un contratto di supporto per un film. Mentre Dan Aykroyd lavorava al Saturday Night Live, e proprio in quel periodo registrarono un album dal vivo che divenne triplo platino e ci fecero girare il film in sei mesi, sull’onda di quel successo.
Interessante è stato il racconto di John Landis su come siano nati gli iconici abiti dei Blues Brothers, che dal momento dell’uscita del film divennero un nuovo pezzo di cultura pop, e aiutarono a rilanciare alcuni brand.
Quando iniziammo a girare il film- ha raccontato Landis- John e Dan avevamo occhiali e vestiti scuri, ma mia moglie (la costumista Deborah Nadoolman Landis ndr) disse che dovevano essere migliorati. Allora vedemmo in un video di John Lee Hooker dei Ray-Ban che ormai non erano più in commercio, riuscimmo a trovarne 29 paia. John Belushi regalava continuamente occhiali alle ragazze, e lo rimproverammo, e sul set venne anche il regista di Risky Business che adorò quei Ray-Ban, e glieli lasciammo per il suo film con Tom Cruise. Sta di fatto che quegli occhiali ebbero un grande successo, Ray-Ban ci avrebbe potuto dare dei soldi visto ciò che è accaduto. L’aspetto interessante del look dei due protagonisti viene dal fatto che mia moglie dice sempre che per rendere iconico un personaggio lo devi riconoscere dalla silhouette. E considerate che lei aveva curato anche i costumi di Indiana Jones.
La paura degli zombi in Jugoslavia nel ’69 e la genesi di Un Lupo Mannaro Americano a Londra
Un altro film iconico di John Landis è Un Lupo Mannaro Americano a Londra, un lungometraggio che nacque nella fantasia creativa del filmmaker negli anni Sessanta, quando ancora faceva l’assistente di produzione.
Era il 1969- ha spiegato Landis- ed ero in Jugoslavia a lavorare per un film della MGM con Clint Eastwood (I guerrieri ndr), ero l’unico con i capelli lunghi in quel territorio. Ricordo che un giorno ci fermammo ad un incrocio e vedemmo tre preti che celebravano il funerale ad un cadavere coperto da trecce di aglio. Stavano seppellendo il morto in maniera tale che non si potesse più rialzare dalla tomba per commettere atti violenti. Poche settimane dopo ci fu lo sbarco sulla Luna, e nel frattempo da quelle parti si preoccupavano degli zombi. Fui così colpito da quell’evento che decisi di scriverci un film. L’aspetto particolare fu che lo andai a girare solo 12 anni dopo.
L’incontro con John Landis (prima che il regista si occupasse dell’annuncio del film vincitore della rassegna internazionale delle opere prime del Magna Graecia Film Festival 19) si è concluso con una dichiarazione del regista riguardo all’importanza dei Festival.
Sono sempre stato un sostenitore dei Festival- ha sottolineato- Cannes è una kermesse dedicata al commercio, ma il primo Festival del cinema a livello mondiale è stato Venezia, e questo perché Mussolini credeva nella forza comunicativa e propagandistica dei film. Questo potere quando si può assistere tutti insieme ad una proiezione viene amplificato, perché le emozioni sono contagiose. Guardare i film tutti insieme è una cosa molto bella, ed approvo e appoggio festival come questo perché permettono di portare in Calabria opere che non si sarebbero potute vedere diversamente da queste parti.