Durante la notte italiana fra lunedì e martedì, la Corea del Nord ha effettuato un nuovo lancio di un missile balistico. È il secondo test nell’arco di appena sette giorni. L’ennesima prova di forza del regime di Kim Jong Un: il missile, scrive l’agenzia Kyodo, è atterrato in mare, a pochi chilometri di distanza dalla zona economica esclusiva del Giappone.

Il missile – riportano le autorità di Seoul – ha viaggiato ad una velocità 10 volte superiore a quella del suono, coprendo una distanza di 700Km e raggiungendo un’altitudine di 60 Km. Fonti sudcoreane definiscono l’arma come una versione avanzata del missile già testato lo scorso mercoledì.

Il missile è stato lanciato nel nord del paese, nella provincia di Jagang, attorno alle 7:27 del mattino (ore locali). Il ministro della difesa del Giappone, Nobuo Kishi, ha ricordato come la Corea del Nord abbia testato oltre 40 missili da maggio del 2019 ad oggi, migliorando significativamente la capacità d’offesa delle sue armi. «Stiamo considerando ogni opzione, inclusa la possibilità di autorizzare l’esercito a colpire i siti di lancio nemici, inoltre stiamo lavorando per aumentare drasticamente le nostre capacità di difesa», ha aggiunto il ministro.

I frequenti lanci nordcoreani sono un tema estremamente sentito in Giappone. Il problema è legato a doppio filo alle limitazioni imposte al termine della seconda guerra mondiale al Giappone, che tuttora formalmente non ha un vero e proprio esercito. Da novembre il governo ha più volte menzionato la possibilità di modificare la costituzione, in modo da dare alla Difesa la possibilità di condurre attacchi preventivi sulle base missilistiche nordcoreane — a patto che questo sia giustificato da fondati e urgenti motivi di sicurezza nazionale.