Come si mette in scena una serie TV epica come Romulus? Quali sono le difficoltà sceniche e le sfide che la ricostruzione di un’epoca, così lontana da noi, deve affrontare uno scenografo? Lo scopriamo proprio con Tonino Zera, lo scenografo della serie TV di Matteo Rovere.

Dopo il suo debutto su Sky e in streaming su NOW TV, ROMULUS, la serie TV Sky Original di Matteo Rovere, si appresta verso la conclusione. Venerdì 4 Dicembre, infatti, gli ultimi due episodi di questo epico ed ambizioso progetto verranno trasmessi e noi potremo scoprire quale sarà il destino che i nostri tre protagonisti: Yemos, Wiros ed Ilia saranno costretti ad abbracciare.

In queste settimane abbiamo vissuto con loro, quasi come se fossero nostri fratelli o nostri figli, ma abbiamo anche potuto comprendere quali sono le sfide e le difficoltà che un periodo storico, come quello narrato da Romulus (VIII a.C.), può porre di fronte. Sicuramente uno dei periodi storici più affascinanti ed importanti ma che, proprio per questo motivo, necessita di un minuzioso studio e cura nella realizzazione della messa in scena, in quanto pochi sono i dettagli che si conoscono per davvero.

 

ROMULUS

 

 

La realizzazione e la costruzione, quindi, parte da uno sforzo produttivo che comincia tanto dalla conoscenza storica e dallo studio degli elementi che si hanno a disposizione, quanto da un processo di immaginazione.

Bisogna immaginarlo, ci si avvicina con il fascino di veder concretizzarsi quello che si è studiato per anni, di veder rivivere uomini, magari anonimi, non gli stessi che si sono letti sui libri. Agire, vivere, soffrire, morire, sposarsi ed innamorarsi, come si è immaginato che facessero.

Un’esperienza stimolante, una sfida per avvicinare, non solo se stessi, ma il pubblico più ampio possibile, a un’epoca che segna un cambiamento straordinario in tutto l’Occidente. L’epoca, in cui la tradizione colloca le vicende mitologiche-storiche di Romolo e Remo, è segnata da profondi e irreversibili cambiamenti politici, economici e culturali.

Come racconta Valentino Nizzo, etruscologo e Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Un processo che vede coinvolte diverse realtà e differenti reparti, la cui interazione è stata fondamentale per portare a termine un obiettivo affatto facile.

La volontà di raccontare questo mondo, nel modo più realistico possibile, ci ha spinti verso una strada densa di ostacoli e rischi. Una strada produttiva che a volte ci ha fatto guardare intorno e dirci “forse non ce la faremo”.

Ma alla fine tutto è andato al proprio posto. Le riprese si sono concluse e il mondo arcaico che volevamo raccontare ha preso forma nel modo per me più affascinante. Il mito, nella sua imperturbabile generosità, è rivissuto di nuova vita.

Queste le parole di Matteo Rovere, showrunner della serie e regista assieme a Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale.

 

Romulus

 

 

 

 

Tonino Zera e il processo di creazione

Così come Il Primo Re, anche Romulus porta avanti una serie di ostacoli e sfide che hanno a che fare non solo con il linguaggio dell’epoca, il protolatino, ma anche con il tipo di ambientazione e rappresentazione scenica, il più delle volte rappresentato da scenari esterni. Boschi misteriosi, radure selvagge, personaggi in balia delle intemperie e del cambio climatico.

Luce solare ballerina che può vanificare ore, se non giorni, di lavoro intero. Pioggia che rende troppo scivoloso ed insidioso il terreno. Notti, particolarmente fredde, che complicano il lavoro degli attori, già vestiti con abiti minimali per rispecchiare il mood e l’atmosfera dell’epoca.  In più, parliamo di un periodo di forte transizione dove l’Urbe si avvicina al divenire il centro di tutto. Punto nevralgico della vita sociale, politica ed economica. E, quindi, i dettagli da tenere in considerazione si moltiplicano. Non solo l’imprevedibilità della natura selvaggia ma anche il dare vita al brulicare del circuito scenico dell’esistenza urbana.

Tutta una serie di elementi che, spesso e volentieri, vengono poco considerati dallo spettatore, ma che segnano la riuscita o meno di un prodotto.

La fedeltà storica della messa in scena e le difficoltà alle quali questa può andare incontro, diventano il punto cruciale per l’adattamento di un’opera dalla portata di Romulus e questo Tonino Zera lo sa bene.

 

Romulus

 

Scenografo italiano dalla grandissima esperienza nazionale che lo ha visto, più volte, al fianco di grandi registi come Virzì, Verdone, Giovannesi, Placido, Tognazzi e anche di fame internazionale come Spike Lee. Presto, lo rivedremo all’opera per L’incredibile storia de L’isola delle Rose di Sydney Sibilia.

In Romulus, Tonino Zera trasforma  luoghi del Lazio odierno in quelli del Lazio del VIII a.C., andando dalla Pontina per la città d’Alba alla solfatara di Pomezia per Gabi.

Grazie all’esperienze de Il primo Re di Matteo Rovere, Tonino Zera sapeva esattamente a cosa andava incontro nel costruire le scenografie per l’epico Romulus

Grazie all’esperienze de Il primo Re di Matteo Rovere, Tonino Zera sapeva esattamente a cosa andava incontro nel costruire le scenografie per l’epico Romulus; in più la sfida diventava più interessante proprio per l’esigenza di diversificare e caratterizzare le diverse realtà, anche se geograficamente vicine.

Un lavoro che, come spesso accade, è partito dai numerosi incontri tra regista e scenografo, scenografo e gli altri dipartimenti, ricerca e scelta delle location e, infine, progettazione.

Fatti i primi sopralluoghi con un affiatato team di collaboratori, assistenti scenografi, disegnatori, concept artists e con la supervisione dell’art director Riccardo Monti, abbiamo pianificato e definito stilisticamente la nuova chiave di lettura visiva del progetto.

Racconta Tonino Zera nello spiegare i primi passi che hanno portato alla costruzione delle location protagoniste di Romulus.

Siamo partiti con una serie di disegni e schizzi delle varie tipologie di abitazioni, per poi passare a quella che è la vera e propria progettazione tecnica, indispensabile alla realizzazione costruttiva delle scene e, nel caso specifico, di interi villaggi di dimensioni raramente sperimentate in Italia.

Premesso che, l’intera ideazione scenografica della serie Romulus nasce da un’attenta documentazione storica, relativa prevalentemente alla civiltà villanoviana e successivamente etrusca, in ogni caso, si è fatto particolare riferimento iconografico al ritrovamento dei resti della capanna di Fidene e alla sua fedele ricostruzione.

 

Romulus

 

Da questo punto di vista, fondamentale per la costruzione di Romulus è stata la collaborazione con il sopracitato Valentino Nizzo, etruscologo e Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. La consulenza di Nizzo ha permesso di chiarire alcuni aspetti ancora oscuri e di non facile interpretazione, riguardanti la vita, gli usi e costumi di queste civiltà.

In tutte le scelte scenografiche relative al set – principalmente di Alba e, a seguire, degli altri – si è cercato di essere fedeli alla documentazione, fatta eccezione per due nuclei abitativi: la casa di Amulius e quella di Numitor, ossia la casa del Re.

In entrambi i casi è stato necessario reinterpretare gli spazi, al fine di agevolare il racconto e le esigenze tecniche. Tali eccezioni, definibili come licenze poetiche, possono essere identificate, per esempio, nella scelta di ampliare lo spazio del nucleo abitativo, che di norma avrebbe previsto un unico ambiente, inserendo e dividendo gli spazi in più luoghi deputati. Inoltre, si è voluto arricchire l’abitazione, rendendola cinematograficamente e fotograficamente più interessante, con l’inserimento di un cortile interno o di quello che diventerà in futuro, nella domus romana, l’impluvium.

Continua a raccontare Zera chiarendo, ovviamente, come sia necessario impreziosire la scena per renderla più, cinematograficamente parlando, appetibile.

Del resto, si parla comunque di un processo di trasformazione ed adattamento per un medium. Lo si fa di continuo, tanto con la realtà quanto con la finzione. Non basta una buona storia per essere raccontata al cinema o in una serie TV, serve una buona storia che sia anche potenzialmente buona per il cinema e per la televisione e, in questo, il lavoro di tutti i reparti tecnici, che renderanno l’impossibile possibile, è fondamentale.

 

 

 

Dalla progettazione alla realizzazione

Il processo di studio, adattamento e creazione richiede molto tempo, spesso diversi mesi. Una preparazione composta inizialmente da disegni preliminari di tutto l’impianto scenico e, successivamente, una vera e propria progettazione architettonica, corredata da plastici, bozzetti, rendering e svariate campionature di materiali, colori e patine.

 

Romulus

 

Tutto questo è finalizzato per la creazione e costruzione, vera e propria, del set.

Come detto in precedenza, Zera ha lavorato anche sul set de Il Primo Re, dove la maggior parte delle scene sono stata girate in esterna e, quindi, anche la stessa costruzione scenica passava dalla materia prima, ovverosia dalla natura.

Nel caso di Romulus, però, il processo è stato leggermente differente. Obiettivo di Zera è sempre stato quello di rendere il tutto più verosimilmente vicino alla realtà storica, raccontata dalla serie TV che, rispetto al film, era decisamente più ricca di elementi: dalle abitazioni ai materiali usati, passando per le vesti fino ad arrivare ad armi ed accessori.

Si è proceduto in modo anomalo rispetto alla normale realizzazione di un set cinematografico ambientato in esterno.

Si è reputato fondamentale, per la veridicità dell’ambiente e per ottimizzare i tempi e i costi produttivi, utilizzare tecniche costruttive e materiali fedeli all’epoca, ottenendo così una fusione credibile tra esterno e interno. Ciò ha comportato anche la necessità di coibentare, in caso di pioggia, la copertura realizzata in fibre vegetali.

Al fine di riproporre una texture fedele delle murature originali, si è deciso di utilizzare tecniche e materiali attuali, adattandoli ai metodi costruttivi antichi. Come per il lavoro fatto con tutti gli intonaci, realizzati con terra cruda, ossia argille mescolate a paglia tritata che fungeva da legante.

 

Romulus

 

Anche nella scelta dei colori e nella stesura di questi sulle superfici, si è fatta particolare attenzione a riproporre tonalità facilmente ottenibili all’epoca da elementi naturali reperibili in loco, estratti dal terreno, dalle piante e dagli animali. Si è posta particolare attenzione a non usare l’azzurro e i suoi derivati nelle decorazioni murali e nell’oggettistica, poiché questo è ottenuto dal lapislazzulo che è una pietra preziosa non disponibile nell’area interessata.

La scelta di rispettare le tecniche architettoniche storiche si è rivelata importante, in particolar modo, al fine di caratterizzare gli interni delle costruzioni, valorizzati dalla presenza di carpenteria fedele e patine pittoriche che hanno saputo restituire il sapore delle abitazioni dell’epoca.

 

 

 

L’unione che fa la forza

Ovviamente, progetti di questo genere richiedono una grande mole di lavoro. Esattamente come per Yemos e Wiros, che trovano nell’unione la forza, anche per chi ha lavorato nel dietro le quinte di Romulus, l’unione tra diversi settori, realtà e maestranze è stata fondamentale più che mai.

 

Romulus

 

Tra questi ci sono, per esempio, l’arredatrice Gaia Zambelli e la costumista Valentina Taviani.

Gaia Zambelli, per la realizzazione dell’oggettistica e degli arredi, si è avvalsa della collaborazione di artigiani specializzati nella riproduzione di manufatti dell’epoca:  terrecotte, arredi e tappezzerie in fibre vegetali e pelli, realizzati per allestimenti museali.

L’intera operazione di realizzazione del set è durata circa sette mesi, quattro dei quali dedicati alle strutture principali, che hanno richiesto maggior attenzione e dettaglio.

Continua Tonino Zera.

Si è giunti a un risultato eccellente, grazie anche al fatto che tutti i set sono stati allestiti in location incontaminate e riserve naturali, lontano da centri abitati o studi cinematografici.

 

Romulus

 

Per Valentina Taviani è stata importantissima la collaborazione della produzione che ha allestito dei veri e propri laboratori dove sarti e assistenti, sotto la sua supervisione, hanno confezionato, tinto e invecchiato ogni abito, corazza, cintura o pelliccia. Un lavoro che è partito da zero, a differenza della pratica ben più comune di affittare i costumi dai classici fornitori.

Nella serie compare anche un popolo misterioso, il popolo dei lupi, i Ruminales. In questo caso ho lavorato liberamente con ossa e pellicce, rimanendo, però, sempre fedele ai materiali del periodo, anche se con azzardi maggiori e osando un’estetica con piccoli rimandi fantasy.

Racconta la Taviani.

È stato un lavoro molto impegnativo e appassionante. Abbiamo lavorato sotto il sole d’agosto e al freddo di dicembre, con attori in gonnellino e a petto nudo, immersi nel fango. È stata un’esperienza unica, che rimarrà per sempre impressa nella mia memoria.

In queste settimane abbiamo cercato di restituirvi il lavoro che c’è stato dietro questa serie-simbolo della serialità italiana, passando da diversi aspetti che hanno coinvolto l’analisi degli episodi, il racconto dei personaggi, ma soprattutto la testimonianza di chi ha reso possibile tutto questo.

Romulus di Matteo Rovere, da questo punto di vista, è un piccolo miracolo.

L’amore nei confronti del grande artigianato della tradizione nostrana del cinema tocca con mano passione, dedizione e tanta esperienza che, fin dalle fondamenta della grande storia italiana, cerca di regalare allo spettatore un’esperienza il più realistico possibile.

Chiunque, varcando l’ingresso principale della palizzata difensiva, ha creduto di viaggiare nel tempo e di trovarsi immerso per magia nell’VIII secolo a.C.

 

ROMULUS vi aspetta venerdì sera su Sky o in streaming su NOW TV