Dal 6 Novembre è arrivata su Sky e in streaming su NOW TV la nuovissima serie TV Sky Original di Matteo Rovere, Romulus. Ma quali sono gli usi e costumi di Romulus? Andiamoli a conoscere meglio, a livello storico, analizzando l’epoca nella quale è ambientata la serie TV.
La serie Romulus è indubbiamente una sfida ambiziosissima per chi deve curarne il contenuto storico. Partiamo da una premessa molto importante, l’epoca storica a cui si fa riferimento ha pochissime fonti iconografiche concrete e ritrovamenti e anche gli archeologi/antropologi si trovano a ipotizzare dei segni, nelle varie terre calpestate dai popoli ai quali sono ascrivibili le origini di Roma, che purtroppo la maggior parte delle volte non ci sono. È interessante, quindi, portare avanti una riflessione sugli usi e costumi di Romulus e capire quanto, effettivamente, di quel periodo ci è rimasto.
Partiamo dal presupposto che quel periodo va immaginato, e in qualche modo attraverso gli studi delle culture vicine a quella determinata era si può senza dubbio arrivare ad una conclusione molto vicina alla possibile realtà dell’epoca.
La difficoltà nell’attribuire i fondatori di Roma, rende problematico lo studio degli usi e costumi di quel determinato popolo. Normalmente lo studio dei popoli si basa moltissimo sui ritrovamenti all’interno delle necropoli e tombe, in quanto è nel corredo funerario e con gli oggetti inseriti al proprio interno, che si riesce ad individuare buona parte delle usanze di una stirpe, soprattutto se datata così tanti anni come quella dei latini. Purtroppo in questo caso non sono state ritrovate necropoli quindi si deve forzatamente fare un lavoro di parallelismo con altre popolazioni.
L’era in cui la tradizione colloca le vicende mitologiche-storiche di Romolo e Remo è segnata da profondi e irreversibili cambiamenti politici, economici e culturali e senza dubbio il mito si intreccia totalmente con la storia. Comunque sia, la data convenzionale della fondazione di Roma è il 753 a.c., data che sia l’indagine storica che l’indagine archeologica in genere, ha attribuito a delle grandissime trasformazioni tali da giustificare la nascita di un nuovo organismo sociale, la cui materializzazione coincide con ciò che oggi siamo soliti chiamare città.
Ma perché si è arrivati a fondare una città di questo tipo e che cosa c’era prima?
Per quanto riguarda la serie TV l’ambientazione è un mondo arcaico e selvaggio dove violenza e paura vivono accanto agli esseri umani, sottomessi e soggiogati dal volere di Dei capricciosi.
Più precisamente siamo nel Lazio, VIII secolo a.C..
Gli Usi
L’epoca storica a cui si fa riferimento è un’epoca protostorica, che è una fase pre-urbana, dove appunto non si trovano centri urbani veri e propri, ma piccoli agglomerati di persone che stanziavano in un luogo prevalentemente per sfruttarne le risorse naturali.
La maggior parte delle volte la risorsa più ricercata era l’acqua, perché ci riferiamo ad una società completamente fondata sul soddisfacimento dei beni primari. Ovviamente nonostante la necessità di quei popoli fosse totalmente legata ai beni essenziali della terra, la ricerca di una qualsiasi forma di estetica, o ornamento, faceva comunque parte della cultura.
Il popolo dei latini (che possiamo comunque vedere nella serie TV stessa) era un popolo che prevalentemente viveva di pastorizia ed agricoltura. Una stirpe ovviamente nomade che si trova però in questo periodo nella fase di transizione tra spostarsi di terra in terra alla ricerca di risorse e pascoli per gli animali che costituivano il loro sostentamento e la fondazione di insediamenti collegati tra loro.
Tra i tanti usi riferiti alle popolazioni aborigene del territorio c’era quello che consisteva nel consacrare i nati fra il 1 marzo e il 1 giugno all’esplorazione e fondazione di nuove colonie.
Tra i tanti usi riferiti alle popolazioni aborigene del territorio c’era quello che consisteva nel consacrare i nati fra il 1 marzo e il 1 giugno all’esplorazione e fondazione di nuove colonie. In alcuni periodi quindi c’erano moltissimi giovani, poco più che bambini, i quali venivano mandati ad esplorare i territori circostanti, per fondare le nuove città, guidati da un animale sacro (per esempio il toro o il picchio verde rimasto come simbolo della Regione Marche).
I movimenti degli animali sacri dovevano guidare i ragazzi verso il destino di fondare una nuova colonia. Un’usanza che si lega a quella del sacrificio dei più giovani, considerati ovviamente sostituibili e sacrificabili per una causa nobile come questa. Nel periodo dedicato a quest’esplorazione c’era anche il sacrificio degli animali, correlato al sacrificio (non scritto) dei giovani mandati all’esplorazione con la possibilità di non tornare più.
In alcuni casi il periodo indicato per queste usanze era definito “Primavera Sacra”.
Senza dubbio un altro dei culti accertati di quel periodo, cui fa riferimento moltissimo la serie Tv, è il culto di Vesta. Il culto delle vestali è un rito molto antico e nasce parallelamente a Roma, sopravvive addirittura dopo la cristianizzazione della stessa Roma in quanto è un culto talmente radicato, soprattutto tra le donne, che diventa difficilissimo riuscire ad eliminare.
Le vestali, o sacerdotesse, venivano dedicate al culto della Dea tra i sei e i dieci anni, rimanendo in servizio (nell’epoca dell’antica Roma) per trent’anni. Al termine di questo periodo di “servizio”, potevano essere libere di dedicarsi ad una vita regolare, per esempio sposandosi. Alcune vestali, sono morte sotto il culto di Vesta, per decisione personale di dedicare la propria vita al culto.
Le vestali, o sacerdotesse, venivano dedicate al culto della Dea tra i sei e i dieci anni, rimanendo in servizio (nell’epoca dell’antica Roma) per trent’anni
Nel periodo a cui fa riferimento Romulus, la selezione delle vestali – a differenza dell’Antica Roma- era probabilmente basata su dei canoni/criteri di scelta individuati nello stato di salute delle bambine o nelle origini della loro famiglia; tuttavia non ci sono fonti certe che riguardano la metodologia di scelta durante il periodo dei latini. Questo lo si può intuire direttamente dall’importanza del culto stessa di Vesta e dei grandissimi privilegi che avevano le sacerdotesse nei confronti di tutto il popolo, anche maschile. Di contro il non adempimento di un compito da parte delle vestali, come magari lo spegnimento del fuoco sacro del tempio, significava la morte della stessa sacerdotessa.
Il fuoco, in un periodo ancora più ancestrale quasi all’inizio della nascita del culto, era un elemento che esulava anche dal discorso spirituale. Il mantenimento di un fuoco acceso rappresentava fonte di sostentamento per un’intera comunità e tuttora se consideriamo che la donna è “il custode del focolare” ritorna perfettamente la concezione importante di fuoco acceso e non solo legata alla mera cucina odierna.
I costumi
La ricerca degli abiti in una serie TV così storica rappresenta un’altra sfida molto affascinante. I popoli latini erano popoli ancora poco evoluti sotto molti aspetti, soprattutto se paragonati ai Greci e agli Egiziani.
Il materiale che probabilmente era predominante in quel periodo era la lana
Il materiale che probabilmente era predominante in quel periodo (probabilmente in quanto la mancanza di fonti e quella di scritture che raccontassero i loro modi di vestire fanno ipotizzare teorie) era la lana. Non possiamo parlare di altre tipo di fibre come seta, cotone, o lino, ma solamente di un materiale come la lana in quanto subito disponibile e soprattutto rinnovabile, in quanto finché sono vive le pecore, la lana sarà sempre a disposizione.
La lana per il popolo dei latini era un materiale facile da lavorare, le donne erano le addette alla tessitura, ma probabilmente l’arte del cucito ancora non era arrivata ai latini, difatti le vesti di lana venivano semplicemente legate o con delle grandi spille oppure con cinture. Anche lo studio dei costumi non è facile e si deve andare per similitudini con altri popoli come gli umbri o sabini proprio perché tutto ciò che è accaduto in quel determinato periodo storico è divenuto mito, con pochissime certezze.
La creazione di un mito, come la fondazione di Roma, è riassumibile nel forte complesso di inferiorità che gli stessi romani hanno nei confronti dei greci, in quanto diventano una super potenza senza costruirsi una cultura o una storia. Costruirsi delle origini mitologiche e scomodare delle divinità per giustificare la propria crescita e sviluppo, è un qualcosa che fanno proprio per realizzare una storia degna del loro nome.
Probabilmente la nascita della vera Roma è nelle “primavere sacre” e in una fusione tra autoctoni del luogo e coloni mandati all’esplorazione.
Tornando alle armi, normalmente nelle necropoli coeve al periodo della fondazione di Roma si poteva trovare un corredo funerario piuttosto semplice, più delle volte dedito alla quotidianità e alla sopravvivenza: ciotole e brocche per l’acqua, nei casi di maggiore ricchezza orci per conservare olio o cereali. C’è da sottolineare, però, che i corredi potevano appartenere tanto a donne quanto a uomini, a seconda di chi veniva sepolto all’interno del loculo, ed in base a questo cambiavano, ovviamente, gli oggetti sepolti assieme al corpo.
Nel caso delle donne, oltre ai soliti oggetti, si potevano rinvenire utensili dedicati alla tessitura; per quanto riguarda gli uomini, invece, spade o rasoi (delle piccole lame a forma di falce o di rettangolo affilato sui due lati lunghi, con impugnatura spesso ad anello per essere legati alla cintura, che potevano essere sfruttate da ogni ceto sociale per diverse mansioni, non solo quelle riferite alla barba o capelli).
Le spade erano per le più corte, realizzate con il bronzo, un materiale di facile lavorazione ma poco elastico in presenza di sollecitazioni, che però non poteva essere sfruttato nella sua lunghezza in quanto troppo delicato e pesante se lavorato in altezza. Oltre a spade, e pugnali, era possibile trovare come arma anche il giavellotto, rinvenuti in varie tombe soltanto con la parte della punta. Un altro elemento riferito alle armi, che probabilmente faceva parte del corredo dei guerrieri latini era l’elmo. Anche se non ci sono le prove del suo utilizzo vero e proprio, considerando che sia greci che gli etruschi che i celti già ne realizzavano di buonissima fattura, non vuol dire che non ci fossero, anche perché se tutte le civiltà avevano capito la necessità di sviluppare qualcosa che proteggesse la testa, anche i latini probabilmente l’avranno avuto in dotazione.
Per finire con le acconciature maschili e femminili, si può ipotizzare invece un utilizzo dei capelli lunghi per gli uomini, in mancanza di un taglio ben specifico, ma soprattutto una barba lunga che poteva essere “usata” anche come un deterrente tanto per il freddo quanto per il caldo soprattutto, nei lunghi tragitti di cammino da un luogo all’altro.
Nelle donne il ritrovamento, sempre in popoli vicini al periodo dei latini, di fermacapelli facevano intuire che la lunghezza era importante, ma che comunque si utilizzavano oggetti ornamentali per tirare su i capelli e avere in questo modo un’acconciatura più comoda e pratica per il lavoro.
Si ringrazia per la collaborazione sull’articolo la Dottoressa in moda e costume Arianna Duranti