Ha superato i settanta, ma è più attivo che mai, tra libri, tweet, polemiche, cameo al cinema… Stephen King, persona e personaggio, non conosce tramonto nella cultura pop. Ma cosa lo rende così amato (e a volte detestato) in egual misura?
Nel giorno del suo compleanno voglio dire una cose forte e chiara: tecnicamente, Stephen King non è un grande scrittore.
E chissenefrega.
Vi assicuro che se ho praticamente tutti i suoi libri a casa non è perché voglio leggere l’equivalente di un Italo Calvino. E non me la prendo perché l’establishment critico non gli tributa i dovuti onori.
King è tutto quello che rende autoriale il pulp, la punta di diamante popolare di un settore dove ci sono sicuramente scrittori con una penna più raffinata della sua, ma meno capace di impattare nell’immaginario collettivo.
Perché sì, Stephen King è sempre stato un individuo bravissimo a raccontarsi e a rendersi “brandizzabile“, pure nei periodi peggiori della sua vita. La sua vita stessa, piena di ombre, ha nobilitato la sua Arte.
Certo, di Arte di tratta: rendere digeribile l’orrore, il sovrannaturale, il sangue e le frattaglie, il perturbante nella sonnacchiosa provincia americana, l’osceno nel quotidiano… non è da tutti.
Le storie, grandi e piccole, di Stephen King sono accessibili a tutti, e questo fa incazzare molti, soprattutto i duri e puri dell’horror, una nicchia che vuole restare nicchia e spesso si sente “svuotata” quando viene letta anche dalla zia di mezza età sotto l’ombrellone.
Stephen King è uno che non si è mai dato arie (quando non erano necessarie) e ha definito la sua scrittura come l’equivalente di hamburger e patatine.
Ma sarebbe oltremodo ingiusto e riduttivo per noi vederla allo stesso modo: la forza di King è nella sua mente bacata, capace di evocare orrori di ogni tipo e renderli spaventosamente vicini a noi, quando non addirittura ridicolmente appiccicati.
La sua grandissima produttività è un altro dei suoi punti di forza.
Stephen King ha pubblicato in 40 anni oltre 50 libri, praticamente tutti best seller internazionali.
Al momento in cui scrivo ci saranno negli archivi della storia qualcosa come 100 film e serie TV ispirate e basate sui sui romanzi e racconti.
Il suo stile semplice ed essenziale aiuta certamente la velocità d’esecuzione, che si è mantenuta stabile dagli anni ’80 ad oggi.
King è un Narratore con la N maiuscola e riesce in poche pennellate a regalare dei racconti spaventosi, avvincenti, avventurosi, come pochi altri sanno fare. Quando è nei suoi momenti migliori è davvero impossibile staccarsi dalle pagine.
Questo anche grazie a personaggi realmente umani, tridimensionali, pieni di difetti e incasinati, che sbagliano, dicono idiozie, si comportano male e rappresentano un campionario di umanità fallata come quella che abbiamo davvero intorno. Sarebbe oltretutto riduttivo catalogare Stephen King solo come scrittore horror, anche se in questo genere ha dato il massimo.
Persino nelle sue storie horror ha comunque raccontato vicende che accadono nel mondo reale, sublimando la materia reale in racconti del terrore stilizzati e seminali, non per niente cannibalizzati ai quattro angoli del globo.
Dalla follia che trasforma un familiare in assassino (The Shining), alla passione che diventa ossessione del fan per l’autore (Misery), dagli sfigati che si trasformano in carnefici (Carrie) a strumenti e animali che si rivoltano contro di noi (Christine e Cujo), alla tentazione di un ritorno alla vita dopo la morte (Pet Sematary)
Visto che siamo in tema di valutazioni, ho deciso di prendere i suoi libri, pensando a quali consiglierei caldamente a chiunque e quelli che non raccomanderei neppure al peggior nemico: un piccolo vademecum per capire magari da dove iniziare per entrar nel mondo di Stephen King, e cosa evitare per non chiudere subito la porta…
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IT
Semplicemente il più grande libro, per quanto mi riguarda.
Lo so, sembra una scelta facilona, eppure letto per tre volte mi ha lasciato lo stesso senso di completezza, terrore e bellezza. Con tre sfumature diverse a seconda dell’età.
King ci mette tutto se stesso per creare la sua definizione di Male, e ci riesce benissimo con un fluviale racconto che passa attraverso il tempo e lo spazio.
La provincia, la bruttura del mondo, il coraggio dei bambini, l’incompletezza degli adulti, l’essenza della paura…
Un saggio in cui lo scrittore mette tutto se stesso per un risultato finale che va oltre ogni possibile definizione: va letto per poterci credere.
Misery
Amo questo libro perché è praticamente un thriller fuori di testa, pieno di dettagli e di ironia terribilmente seriosa.
Fuori dall’horror, Stephen King racconta la sua stessa paura e finisce per essere più terrificante che in altri episodi della sua carriera.
Forse per questo all’inizio doveva uscire sotto pseudonimo (Richaed Bachman): essere così crudo e cattivo, anche mentalmente perverso pur rimanendo nell’alveo della credibilità, era tratto distintivo del suo alter ego.
Annie Wilkes è forse una delle creazioni migliori, quanto a villain, uscite dalla penna di King.
La Zona Morta
La formula “gente qualunque alle prese con circostanze incredibili” è dove King riesce a dare il massimo: in questo libro il nostro riesce a ricreare un mondo realistico dove si muove un poveretto con poteri speciali.
Poteri che potrebbero salvare il mondo… da un potenziale Presidente USA capace di distruggere il pianeta. Robetta. Proprio una trama poco credibile…
Questo romanzo che si legge d’un fiato è forse tra i meglio scritti di King, asciutto e diretto e con un ritmo perfettamente cadenzato, un thriller sovrannaturale che ancora oggi racconta moltissimo della nostra realtà.
La Torre Nera (8 libri)
Lo so, non ci vado leggero, ma il mondo si divide in chi include tutta la serie della Torre Nera nelle classifiche e chi no.
Si tratta della summa della filosofia e della narrativa di King, un’opera immensa e magniloquente che fonde western, epica, fantasy e fantascienza.
I primi tre libri sono micidiali, quasi impossibili da smettere di leggere mentre ci si immerge in un universo multidimensionale popolato da personaggi indimenticabili. Il quarto, in particolare, un prequel, mi colpì al cuore.
E mentre il nostro pistolero, con alterne fortune, cerca di raggiungere la Torre Nera, non possiamo che perderci nella grande fantasia di uno scrittore popolare e lasciarci trascinare in qualcosa che pochi possono vantare.
L’Ombra dello Scorpione
L’Apocalisse è servita. Ancora un volta con l’immaginazione Stephen King prefigura scenari che ora più che mai gelano il sangue nelle vene.
L’epopea dei sopravvissuti al supervirus che ha spazzato via il 99 per cento della popolazione degli Stati Uniti diventa una sfida alle forze demoniache in pieno stile King, tra polvere e universi paralleli.
Uno dei libri meglio scritti da parte del Nostro, che regala dei momenti intensi e delle rese dei conti memorabili, dei personaggi tratteggiati al millimetro e una tensione crescente fino all’inevitabile sconto finale.
Che ok… è uno di quei finali che ha reso leggendaria l’incapacità di King di dare finali soddisfacenti ai suoi libri, ma dobbiamo capire una buona volta che il viaggio è quello che conta, non i semplici minuti conclusivi.
Bonus: Stagioni Diverse, The Shining, Carrie, Salem’s Lot, 22/11/63
Stephen King: i libri Peggiori
Tommyknockers – Le Creature del buio
Un libro scritto durante il periodo peggiore della dipendenza di King dalla cocaina, e si vede quasi in ogni singola riga.
Nonostante ci sia affezionato per averlo letto da ragazzino – perdonandogli la narrazione sbilenca – la storia del disco volante sepolto dietro casa nel Maine non prende mai davvero il volo e regala dei momenti weird che sono più cringe del cringe.
Stephen King stesso disse di averlo scritto:
con il cuore a centotrenta battiti al minuto e i tamponi di cotone nel naso per non morire dissanguato per via delle cocaina
e lo ha pure riempito di drogati e allusioni alla dipendenza.
Rimane un libro leggibile e straniante nella sua assurdità, ma non lo consiglierei a nessuno come punto d’inizio (o centrale) della lettura di King.
Rose Madder
Mamma mia la monnezza che ho fatto. Mi piace pensare che il Re abbia avuto un’uscita alla Renè Ferretti ripensando a questo libro, vedendolo esposto in vetrina di una libreria.
Davvero il punto più basso della produzione Kinghiana, con due storie praticamente inconciliabili che vengono fuse forza manco fossero pressate dalla macchina di The Mangler.
Il Nostro prova a fondere il thriller con l’orrore sovrannaturale, con il richiamo all’attualità della violenza domestica da una parte e il racconto di un quadro magico che rappresenta un portale verso un altro mondo.
Classico esempio di storia pensata male e realizzata peggio, persino per gli standard più “alimentari” del buon Stephen. Da evitare a tutti i costi pure per i completisti.
L’Acchiappasogni
Un romanzo che iniziai con le migliori intenzioni, mi piacque molto nella sua prima parte pure nelle svolte assurde e volgari.
Arrivato a metà, il WTF si fece fortissimo e continuai solo per il gusto di vedere dove si poteva spingere uno scrittore che si era evidentemente cibato di peperonata a pranzo e cena per svariati mesi.
Gli si perdona perché è stato uno di quelli scritti dopo essere sopravvissuto all’incidente dove è quasi morto, ma il calcare la mano piena di antidolorifici su aspetti completamente assurdi e troppo stupidi per essere veri non è sostenibile.
Gli stessi mostri e i cattivi sono più ridicoli che spaventosi e la trama diventa via via più sbilenca e meno interessante, pure per gli amanti del weird.
I Vendicatori
Uno dei pochi libri del Re che mi ha fatto addormentare a più riprese e faticare per portarlo a termine.
Non aiuta il fatto che faccia parte dell’esperimento del 1996 dell’autore di far uscire contemporaneamente due libri, uno suo (Desperation) e uno del “redivivo” alter-ego Richard Bachman, questo.
Se ancora aveva dubbi sul pensionamento della sua “metà oscura”, ecco che il ritorno di Bachman fa letteralmente dormire.
L’idea di un ragazzo autistico alle prese con un’entità malvagia che poi è la stessa protagonista dell’altro romanzo è carina ma resta limitata.
Noioso, con pochissime sorprese e uno sviluppo più strambo che interessante, questo libro costituisce un divertissement per l’autore che però non diverte per nulla il lettore.
Anzi, all’epoca mi sembrò proprio un pericoloso inaridimento della vena immaginativa dello scrittore.
La Bambina che Amava Tom Gordon
Tra favola e incubo allucinatorio, ecco un altro romanzo non all’altezza della fama del suo autore… e di molto.
La ragazzina di nove anni che si perde nel bosco con una radiolina poteva essere uno spunto decente, però man mano che si va avanti ci si chiede che razza di sviluppo ci stia presentando King.
Le allucinazioni sono troppo grottesche e poco incisive, la battaglia interiore ed esteriore troppo esagerata tra chili persi e dettagli raccapriccianti.
La Natura è un mostro terribile, ma a volte rappresentarla in maniera più semplice può essere anche più incisivo.
Malus: Cell, Insomnia, Dolores Claiborne, Joyland