Alcuni truffatori stanno vendendo, a 370 euro, una chiavetta USB da 128 MB che avrebbe la capacità di funzionare da scudo contro le “radiazioni” delle antenne 5G, sulle quali sono fioccate in rete bufale di ogni tipo, tra le quali anche dei legami con la pandemia da covid-19.

Il “5GBioShield”, questo il nome – piuttosto esplicativo – è stato recentemente messo in vendita nel Regno Unito ad un prezzo compreso tra i 310 e i 370 euro. Questo il link al sito ufficiale della “magiche” chiavette USB.

I venditori promettono di sfruttare la “tecnologia del catalizzatore olografico quantistico” per proteggere le persone dal 5G. “Paroloni” che dicono tutto e niente e, infatti, la chiavetta in questione – come conferma un’indagine dei colleghi di BBC News – è in realtà una comunissima pen drive da 5 euro, che ha l’unica caratteristica di avere (solo) 128 MB di spazio di archiviazione.

BBC News riferisce che il “5GBioShield” è stato raccomandato da un membro del Glastonbury Town Council’s 5G Advisory Committee. La città di Glastonbury, conosciuta in tutto il mondo come ospite dell’annuale Festival rock, ha richiesto un’indagine sul 5G per i timori su salute e sicurezza. Timori che hanno anche portato a teorie cospirative, le quali hanno poi (erroneamente: le onde radio non trasmettono nessun virus, a parte quelli informatici) collegato la tecnologia 5G al coronavirus. Ecco, proprio un membro esterno di questo comitato consultivo sul 5G di Glastonbury, Tony Hall, ha caldeggiato l’acquisto di queste penne USB “anti 5G”.

Una azienda specializzata in sicurezza informatica ha ordinato una delle chiavi USB raccomandate da Hall per studiarne la “tecnologia del catalizzatore olografico quantistico”. Dopo averla smontata, i ricercatori hanno trovato solo una chiavetta da 128 MB. Probabilmente una pen drive fabbricata in Cina e poi rigenerata, sulla quale è stato applicato poi un semplice adesivo.

Così si difendono i venditori dello “scudo anti-5G” ai microfoni di BBC News:

Siamo in possesso di una grande quantità di informazioni tecniche, con numerose ricerche storiche di supporto – ha affermato Anna Grochowalska -. Per quanto riguarda l’analisi dei costi prodotta dalla vostra ricerca, credo che la mancanza di informazioni approfondite non vi guiderà al calcolo esatto delle nostre spese e dei costi di produzione, compreso il costo dell’IP.