Liberare branchi di cavalli, bisonti e renne potrebbe aiutare a contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici. Ad affermarlo è uno studio che dimostrerebbe come gli erbivori al pascolo possano rallentare il ritmo di scongelamento del permafrost nell’Artico.
Secondo lo studio – una simulazione al computer basata sui dati reali condotta dall’Università di Amburgo – con un numero sufficiente di animali, l’80% del permafrost in tutto il mondo potrebbe essere preservato fino al 2100. Ad ispirare la ricerca un esperimento fatto nella città di Chersky, in Siberia, presentato in una puntata di CBS News’ 60 Minutes. L’episodio ha presentato agli spettatori l’eccentrico scienziato Sergey Zimov che afferma di aver reinsediato animali al pascolo in un’area della tundra artica oltre 20 anni fa.
Zimov e il figlio Nikita hanno rilevato degli impatti positivi dall’aggiunta di animali al pascolo nell’area di permafrost da loro osservata. In inverno il permafrost di Chersky, in Siberia, ha una temperatura di circa -10 gradi °C, ma l’aria può invece scendere fino a -40 °C. In genere in inverno c’è una spessa coltre di neve che isola il terreno, proteggendolo dall’aria gelida.
L’idea di Zimov è che, riportando grandi numeri di animali al pascolo, questi con i loro zoccoli possono spostare la neve e comprimere il terreno e raffreddarlo. E non sembra essere una soluzione tanto stramba: i 100 animali reinsediati da Zimov e figlio, su un’area di un chilometri quadrato circa, hanno dimezzato l’altezza media del manto nevoso, riducendone drasticamente l’effetto isolante e quindi esponendo il suolo all’aria sovrastante più fredda e intensificando il congelamento del permafrost.
L’Università di Amburgo, nel tentativo di ipotizzare quale impatto questa tecnica potrebbe avere su una scala più ampia, ha sviluppato una simulazione. Il team, guidato dal professore Christian Beer, ha utilizzato uno speciale modello climatico per replicare l’impatto sulla superficie terrestre in tutti i permafrost dell’Artico nel corso di un anno intero.
Il risultato, pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Reports, mostra che se si continua di questo passo ci sarà un incremento della temperatura del permafrost che ne porterà al disgelo della metà entro il 2100. Con le mandrie di animali che ripopolano la tundra, invece, si potrebbe preservare fino all’80% dell’attuale permafrost entro la fine del secolo.
Questo tipo di manipolazione naturale negli ecosistemi – ha spiegato Beer – sono particolarmente rilevanti per il sistema climatico fino ad oggi è stato a malapena studiato, ma ha un enorme potenziale.