James Cameron produce e Tim Miller (il regista di Deadpool) dirige: Terminator – Destino oscuro, il sesto della saga, spazza via quanto seminato dai tre film precedenti per ricollegarsi direttamente a Terminator 2. E soprattutto riporta sul grande schermo L’unica vera Sarah Connor, una Linda Hamilton tostissima.

Diciamolo subito: Terminator – Destino oscuro ha due ragioni fondamentali per esistere.

Primo: vede di nuovo James Cameron, che riprende finalmente in mano la sua creatura, alla produzione e, per la gioia di tutti i delusi da Terminator 3 – Le macchine ribelli, Terminator Salvation e (sopratutto) Terminator Genisys, si riallaccia direttamente alla storia del secondo capitolo, Terminator 2 – Il giorno del giudizio.

 

 

James Cameron riprende finalmente in mano la sua creatura, riallacciandosi direttamente alla storia del secondo capitolo, Terminator 2 – Il giorno del giudizio.

In sala dal 31 ottobre, Terminator – Destino oscuro parte fin da subito con immagini di repertorio di Linda Hamilton nei panni di Sarah Connor: moderna Cassandra, urla contro dottori e agenti che le dicono di calmarsi, nonostante lei stia cercando di avvertire l’umanità intera del terribile destino che la aspetta. Skynet, le macchine ribelli, la Resistenza, suo figlio John: una storia che conosciamo e amiamo da 35 anni. O almeno credevamo di conoscere.

Parafrasando il Doc Brown di Ritorno al Futuro, “prima di questo punto nel tempo, da qualche parte nel passato, la linea del tempo è stata deviata in questa tangente, creando un futuro alternativo. Alternativo per il T-800, per Sarah e John Connor, ma… realtà per chiunque altro”. In questo film succede infatti qualcosa che cambia leggermente la storia per come la conosciamo, ma non così tanto, perché, come dice la stessa Sarah, “gli uomini non imparano mai”: a Skynet si sostituisce così Legion e al fluido T-1000 (interpretato da Robert Patrick) un modello Rev 9 (l’incredibilmente inespressivo Gabriel Luna), intricato di tornare indietro nel tempo per uccidere una ragazza, Dani Ramos (Natalia Reyes).

 

 

 

 

Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia

Per fortuna di Dani a proteggerla dal Rev 9 arriva Grace (Mackenzie Davis), umana potenziata che ha come missione quella di salvarla a ogni costo. Una dinamica che suona estremamente familiare: utilizzando un approccio molto simile a quello di J.J. Abrams in Star Wars: Il risveglio della Forza, gli sceneggiatori David S. Goyer, Justin Rhodes e Billy Ray hanno scritto una versione aggiornata dei primi due film di James Cameron, con nuovi interpreti per personaggi molto simili a quelli originali.

 

 

Il ritorno di Sarah Connor, alias Linda Hamilton, al comando della saga di Cameron è un momento non solo emozionante, ma anche dannatamente fico.

Alla Grace di Mackenzie Davis è toccato il compito non facile di indossare le scarpe di Arnold Schwarzenegger, e lo ha fatto con grazia, come il nome del suo personaggio, riuscendo a essere molto convincente dal punto di vista fisico, senza però perdere la propria umanità. Natalia Reyes invece ha negli occhi lo stesso smarrimento della giovanissima Sarah Connor, che infatti dice: “Una volta ero lei: ed essere lei fa schifo.

Terminator – Destino oscuro ha due ragioni fondamentali per esistere, dicevamo.
Il secondo è quello di regalarci, a circa 20 minuti dall’inizio, una delle entrate in scena più memorabili della storia del cinema: il ritorno di Sarah Connor, alias Linda Hamilton, al comando della saga di Cameron è un momento non solo emozionante, ma anche dannatamente fico.

A 63 anni l’attrice è in forma forse mai così muscolare, non ha trasformato il suo viso con la chirurgia, ed è forse la Sarah Connor più bella che abbiamo mai visto sul grande schermo. È la resilienza incarnata, è lo spirito di sopravvivenza degli esseri umani con gli occhiali da sole e un bazooka. Non si può non amarla e non farsi trascinare da lei in quella che è una corsa senza un attimo di pausa.

 

 

 

 

 

 

Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger: una coppia che buca ancora lo schermo

Sarah Connor è un altro personaggio incredibile, che racchiude maschile e femminile insieme, è modello di forza e umanità, un’icona della fantascienza diventata anche pop.

Molto prima che il movimento #MeToo diventasse una moda, James Cameron scriveva alcuni dei più bei ruoli della storia del cinema e li affidava ad attrici. Non ruoli femminili belli, ma semplicemente ruoli belli, interpretati da donne. Pensiamo alla Ellen Ripley di Alien a cui ha dato vita Sigourney Weaver, o alla Rose di Kate Winslet in Titanic. Cameron è sempre stato più avanti di tutti anche in questo campo.

La sua Sarah Connor è un altro personaggio incredibile, che racchiude maschile e femminile insieme, è modello di forza e umanità, un’icona della fantascienza diventata anche pop. Non si può quindi dire che anche la saga di Terminator si sia aperta ai personaggi femminili: in Terminator – Destino oscuro le protagoniste sono tre donne, ma non è una forzatura, per Cameron è sempre stato così.

La vera novità qui è invece l’evoluzione del T-800 di Arnold Schwarzenegger: se non c’è Schwarzy non è un vero film di Terminator, ma qui il T-800 è completamente diverso da come lo ricordavamo. Non più sempre giovane, ha imparato ad adattarsi alla vita umana e il suo aspetto si è adeguato, così come il suo ruolo nella società. Oltre ad avere barba e capelli bianchi vende tende. E, come dice lui stesso, è molto divertente. O almeno ci prova.

 

 

Non più impegnato a proteggere nessuno, il T-800 ha potuto capire cosa vuol dire essere umani, mortali, fragili

È proprio grazie al suo personaggio che la saga si scopre umana: non più impegnato a proteggere nessuno, il T-800 ha potuto capire cosa vuol dire essere umani, mortali, fragili e ha sviluppato una coscienza stando in mezzo alla gente, mescolandosi in mezzo a noi, svolgendo mansioni quotidiane come preparare la cena o falciare il prato. Salvo poi avere nel capanno degli attrezzi un arsenale da fare invidia a un esercito. “Questo è il Texas!” dice.

Dopo 35 anni è bello vedere di nuovo Schwarzenegger e Linda Hamilton sullo schermo, condividere battute e scene d’azione, un po’ come fossero ufficialmente la mamma e il papà degli amanti della fantascienza, andandosi ad aggiungere alla coppia di zii formata da Han Solo e Chewbecca. Con loro “siamo a casa”.

 

 

 

Un po’ di politica in mezzo a tanto intrattenimento

Effetto nostalgia a parte, cosa resta di questo Terminator – Destino oscuro? La trama richiama quella dei primi due Terminator, con però necessari riferimenti al mondo attuale: il fatto che Dani sia messicana e che Grace e Sarah debbano farle attraversare clandestinamente il confine è un riferimento più che esplicito alla politica contemporanea, così come il problema della sovrappopolazione e della facilità estrema con cui ognuno di noi può essere rintracciato oggi grazie a cellulari e tracce digitali.

 

 

A vincere su tutto è l’intrattenimento: Tim Miller porta il suo gusto per l’azione frenetica, regalando almeno un paio di scene di combattimento memorabili

A vincere su tutto è però l’intrattenimento: in cabina di regia, Tim Miller porta il suo gusto per l’azione frenetica anche in Terminator, regalando almeno un paio di scene di combattimento memorabili, sopratutto grazie alle capacità del Rev 9, che sembra davvero l’ineluttabilità del male, sempre pronto a riprendersi, addirittura a farsi in due. La saga di Terminator ha quindi di nuovo un cuore sotto tutto quel metallo e vive.

Finalmente.

 

 

Terminator – Destino oscuro è in sala dal 31 ottobre.