La resa dei conti è finalmente giunta: riuscirà l’umanità a riprendersi la Terra o sarà definitivamente dominio incontrastato di Godzilla? È finalmente disponibile Godzilla: Mangiapianeti (Godzilla: The Planet Eater), il terzo e conclusivo capitolo della trilogia animata targata Netflix.
A circa un anno di distanza dall’arrivo su Netflix di Godzilla: Il pianeta dei mostri e a cinque mesi dal secondo capitolo Godzilla: Minaccia sulla città, è finalmente disponibile su Netflix Godzilla: Mangiapianeti, il terzo e conclusivo capitolo della trilogia animata dedicata al re dei mostri diretto da Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita.
Dopo i primi due capitoli in cui assistiamo prima alla fuga dell’umanità nello spazio, costretta ad una vita di elisio dalla potenza distruttrice del kaiju che ne diviene padrone incontrastato, e successivamente ai tentativi – entrambi falliti – di riprendersi il pianeta e sconfiggere definitivamente il mostro, siamo finalmente giunti alla resa dei conti.
Riuscirà Haruo a vendicarsi del mostro o questi avrà la meglio affermando ancora una volta la sua potenza e la sua superiorità?
È finalmente disponibile Godzilla: Mangiapianeti, conclusivo capitolo della trilogia animata targata Netflix.
Come il precedente capitolo anche Godzilla: Mangiapianeti riprende la narrazione da dove si era interrotta, la quale ci aveva lasciato però con un indizio, o meglio un nome, di un dio che potrebbe sconfiggere la temibile creatura: Gidorah. Un nome che gli appassionati del genere kaiju-eiga conoscono bene.
Il film riprende la narrazione da dove si era interrotta e da un nome: Gidorah.
Dopo aver tentato di fermare Godzilla con l’ausilio della tecnocologia Bilosaludo ed aver gettato al vento l’unica possibilità di vittoria perché Haruo è stato incapace di trascendere la sua natura umana – perché un uomo non potrà mai sconfiggere un dio se non superando i propri limiti – i superstiti della missione sulla Terra si stanno riorganizzando, così come i loro comandanti si stanno confrontando sulla strategia da attuare.
Ma se sulla nave spaziale la tensione si taglia con un filo, tanto che la fazione dei Bilosaludo chiede la testa di Haruo, in quanto ritenuto colpevole del fallimmento della missione, sul pianeta si fa insistente l’idea che i soldati immuni alla nanotecnologia dei Bilosaludo siano dei miracolati e quindi dei prescelti da dio. Perché per quanto una civiltà sia evoluta l’inspiegabile diventa razionale solo se tramutata in volontà divina.
Proprio i concetti di dio e di fede è al centro della storia del capitolo conclusivo della trilogia. Il film inizia con quella che è una vera e propria riflessione filosofica sul concetto di eroe e sulla sua importanza.
Tramite la voce fuori campo di Metphies, ambiguo sacerdote Exif, apprendiamo che l’eroe è colui racchiude in sé sia il senso pratico che la spiritualità dell’epoca, è colui nel quale gli altri vedono il riflesso e volontà di dio, un leader nato capace di guidare l’umanità. Perché in fondo il volere di dio e la sua parola raggiungo l’uomo solo attraverso un tramite capace di raggiungere i suoi simili.
Proprio da questo ragionamento criptico ma al contempo minaccioso si metteranno in moto gli eventi a cui assisteremo e rivelandoci sin dall’inizio dell’esistenza di un piano ormai in atto da molto tempo. Un piano con uno scopo preciso e che si basa su una certezza assoluta: solo un dio può sconfiggere un altro dio.
Gidorah è il simbolo della distruzione assoluta che porterà il nulla.
Ma non sempre dio è benevolo, è anche sinonimo di ira e distruzione. E se Godzilla rientra in questa descrizione è però la naturale conseguenza della scelleratezza umana, il vaccino che la Terra usa per curarsi dal virus uomo, al contrario Gidorah è il simbolo della distruzione assoluta che porterà il nulla.
Opposti non solo nella natura ma anche graficamente, con il re dei mostri dalla pelle rocciosa e dal colore scuro – in fondo le medicine hanno un sapore amaro – a cui si contrappone l’oro del kaiju a tre teste, perché quella che sembra la soluzione definitiva a tutti i mali porta con sé la (falsa) luce della speranza e della felicità.
Un terzo capitolo che si distingue dai suoi due predecessori per mettere in evidenza una riflessione filosofica-esistenziale che senza duddio farà riflettere lo spettatore, il quale terrà gli occhi fissi sullo schermo, intrigato anche dal piano di distruzione degli Exif, che si palesa lentamente ed inesorabilmente, fino a mostrarci l’arrivo del nemico per eccellenza di Godzilla.
Il film è una riflessione filosofica esistenziale che farà riflettere lo spettatore.
Come anche per il re dei mostri, Gidorah non viene rappresentato nella maniera classica cui siamo abituati a vederlo, se non per brevi immagini controluce, ma come per il suo avversario viene presentato in maniera del tutto nuova, conferendogli anche una natura che trascende lo spazio ed il tempo, unico vero motivo per cui riesce in un primo momento ad avere la meglio su Godzilla.
Un mostro dorato portatore di “luce” a tre teste che giunge dallo spazio profondo ed invocato perché ritenuto unica vera salvezza, perché quando una civiltà raggiunge la suprema gloria arriva inevitabilmente la distruzione, ma solo il nulla porterà la vera pace. I due mostri sono quindi entrambi contemporaneamente simbolo di distruzione e di salvezza, ma se Gidorah porta con sé solo l’oblio, Godzilla è in qualche modo simbolo di preservazione.
I due kaiju però non sono gli unici due elementi rappresentati in modo particolare, ma lo è tutto il film, o meglio tutta la trilogia. Sin dai primi minuti di Godzilla: Il pianeta dei mostri si era intuito che la trilogia non avrebbe raccontato la solita storia, mostrando l’arrivo del mostro e la distruzione del mondo, ma ci ha fornito un quadro narrativo in cui l’umanità aveva già lottato e perso.
Il terzo e conclusivo capitolo non è da meno ma anzi risulta ancora più spiazzante, non tanto per la forte componente religiosa o la raffigurazione particolare di Gidorh, quanto per la presenza di un Godzilla sostanzialmente inerte ed immobile, un guerriero a riposo in attesa della prossima battaglia, e la sostanziale assenza di veri e propri combattimenti e di quell’azione che aveva pervaso i due film precedenti. Scordatevi quindi un epico combattimento tra kaiju – quello che si ha è una piccola scaramuccia – perché la tensione è tutta fornita dal lento svelarsi del piano per l’evocazione di Gidorah e del suo mistero.
Scordatevi un epico combattimento tra kaiju.
Godzilla: Mangiapianeti per quanto riesca a catturare l’attenzione dello spettatore indugia troppo e si perde sul cammino del lato esistenziale, tralasciando colpevolemente quello dell’azione e dell’adrenalina, focalizzandosi quasi esclusivamente su Haruo e Metphies e lasciando in secondo tutti gli altri personaggi, compreso il misterioso popolo degli Houtui di cui non ci viene svelato nulla di nuovo, se non brevemente chi sia il dio che venerano e facendo intendere che il loro aver imparato a convivere con Godzilla, e quindi con la natura, è il miglior modo di vivere.
In conclusione Godzilla: Mangiapianeti è sicuramente spiazzante e riflessivo, ma colpevole di aver tralasciato la parte action e di aver messo in secondo piano Godzilla e la sua possenza, elementi di cui si sente la mancanza. In ogni caso un film da vedere.
https://www.youtube.com/watch?v=VqUEblrSCGE
Godzilla: Mangiapianeti è disponibile su Netflix.