Torna sugli scaffali delle fumetterie, grazie ad un’ottima riedizione di Panini Comics, un vero e proprio classico della narrativa illustrata supereroistica: Capitan Bretagna, scritto dal bardo di Northampton, Alan Moore, e disegnato dal grande Alan Davis.
Capitan Bretagna è un piccolo gioiello fumettistico, testimonianza lampante di un modo di fare fumetti che forse ora non esiste più. Già perché parliamo di un fumetto datato 1981, ben prima quindi della realizzazione di Watchmen e prima del successo incredibile che poi caratterizzò la carriera dell’arcimago Alan Moore.
Parliamo di un modo di creare storie in cui domina il fantastico, il senso di meraviglia, misto alla paura dell’ignoto e della difficoltà di comprendere concetti a noi superiori, come la magia o gli universi paralleli (avvicinandosi quindi a temi molto cari a Jack Kirby). Un fumetto trasversale che sapeva toccare tante diverse fasce di età, lasciando comunque ricordi indelebili in tutti i lettori, grazie alla fantasia più pura (concetto che ritornerà poi su Promethea sempre del buon Moore). Insomma un piccolo tesoro da preservare.
Marvel comics al tempo possedeva una linea dedicata proprio al pubblico britannico, la Marvel UK, che non solo pubblicava storie americane per il mercato inglese, ma percorreva in autonomia run fumettistiche con personaggi originali, come appunto il nostro Brian Braddock, ovvero Capitan Bretagna, creato nel ’76 da Chris Claremont (l’uomo che ha reso grandi gli X-Men) e Herb Trimpe (che tra le varie cose ideò le fattezze di Wolverine con l’aiuto di J. Romita Padre).
Un eroe non particolarmente originale nella caratterizzazione, ma con avventure interessanti e a volte stravaganti, Brian Braddock (fratello di Elizabeth Glorianna Braddock, che successivamente divenne la Psylocke degli X-Men che ben conosciamo) si fece strada tra i fans diventando un personaggio riconosciuto e a suo modo importante.
Ma veniamo al personaggio. Quello che sarebbe dovuto essere il corrispettivo inglese di Capitan America non aveva ricevuto i suoi poteri dalla ricerca scientifica e militare e quindi da un esperimento, ma era stato scelto da un potere ben più grande: le sue incredibili capacità arrivano dalla magia di Roma, figlia di nientepopodimeno che Mago Merlino in persona.
Un eroe, la Gran Bretagna, la magia della terra d’Albione: col senno di poi sembra proprio che fosse destino che Capitan Bretagna e Alan Moore si incontrassero.
E proprio quando ad un giovane Alan Moore venne affidata la serie, anche grazie allo straordinario talento di Alan Davis, avvenne un piccolo miracolo di nona arte.
Negli anni del governo Tatcher, la lady di ferro, e con la possibilità di esprimersi senza paletti di mezzo, Alan Moore ideò un ciclo narrativo davvero stupefacente,
caratterizzato non solo da critica politico-sociale (ben camuffata nelle metafore ma non per questo meno caustica) ma anche da una straordinaria creatività.
Infatti proprio all’inizio della serie, Capitan Bretagna, assieme al suo fido amico elfo magico Jackdaw, si ritrova sballottato tra le dimensioni del multiverso Marvel, approdando di volta in volta in versioni alterate e spesso distopiche della Gran Bretagna, quasi sempre caratterizzate da totalitarismi, intolleranza e una fauna di villains assolutamente esplosiva.
Se da un lato sono in qualche modo rispettati i canoni del fumetto supereroistico dell’epoca, Alan Moore riesce ad inserire una moltitudine di elementi bizzarri e di psichedelia nella narrazione, trasformando il tutto in un trip veramente molto all’avanguardia per il tempo.
E gran parte di questo merito va ai disegni di Alan Davis, straordinario disegnatore inglese, che con le sue forme plastiche e con la sua capacità di fermare il tempo nelle scene d’azione restituisce sia la grande statuarietà di eroi e villain ma anche un incredibile senso di vertigine continuo e una sensazione di maledizione che grava sulle spalle di Brian Braddock aka Cap.
I personaggi (comprimari e non, come l’amore di Brian, ovvero Meggan) ed i villains (Arcade l’assassino, il cupo e terribile Slaymaster, la Crazy Gang, l’Unità Esecutiva, Furia, Majestrix ecc) contribuiscono a completare un’opera che davvero merita di essere letta per la straordinaria creatività e per aver fornito alcune delle basi che poi ritroveremo su capolavori come Watchmen, V For Vendetta (per rimanere in ambito mooriano), ma anche di un nuovo tipo di comics supereroistico (da Thor a Cap America, facendo anche un parallelismo nemmeno troppo forzato con il recente Secret Wars e Secret Empire, caratterizzati entrambi appunto da stravolgimenti multidimensionali).
Lo stesso Capitan Bretagna risulta essere un personaggio maturo, diviso tra la figura dell’eroe senza paura, ma anche da un’atmosfera più scura e tormentata,
decisamente molto più vicina alla rivoluzione che poi si concretizzerà con Watchmen.
Vi avevo detto che questo modo di fare fumetti forse non esiste più, e non solo perché sono cambiati i linguaggi ma anche perché manca quell’abbandono al senso di meraviglia che invece era più accentuato in passato.
Il fumetto può intrattenere, divertire, far riflettere o commuovere, criticare, ma forse prima di tutto questo deve saper stupire e meravigliare, visto che non ci sono limiti a quello che può essere rappresentato e raccontato tra le varie pagine.
E il Capitan Bretagna dei due Alan è proprio tutto questo: un grande concentrato di meraviglia, da avere assolutamente, anche per l’indubbio valore storico rappresentato.
Due grandi geni del fumetto, un supereroe e universi paralleli fantastici e terribili allo stesso tempo; davvero ma cosa potete desiderare di meglio?
- Capitan Bretagna (amazon.it)