L’utilizzo della coppia CRISPR-Cas9 per bloccare la capacità di replicazione dell’HIV sfruttando l’editing genetico si sta rivelando più difficile del previsto; la metodologia impiegata in alcuni casi apporta mutazioni nel virus che lo renderebbero più difficile da identificare ed aggredire.
Poco tempo fa avevamo annunciato il successo della riuscita eliminazione del virus dell’HIV dalle cellule infette sfruttando elementi di ingegneria genetica, ma un gruppo di ricercatori della McGill University a Montreal ha identificato un’inaspettata forma di resistenza che HIV è in grado di sviluppare, in alcuni casi, nei confronti di questa tecnica.
È stato notato come in certi casi il virus si sia rivelato più difficile da aggredire; inizialmente si è pensato che si trattasse di fortunati “esemplari” che fossero mutati nel corso della trascrizione da RNA a DNA grazie ad un errore della trascrittasi inversa. La sorpresa è stata scoprire invece come queste mutazioni fossero state introdotte successivamente, proprio nel corso dell’azione di CRISPR-Cas9: la sequenza mutata non è più riconoscibile da parte dell’endonucleasi Cas9 e da questo deriva la resistenza.
Secondo Chen Liang, che ha partecipato alla ricerca, una possibile strategia potrebbe essere l’utilizzo di più siti bersaglio contemporaneamente da parte di CRISPR-Cas9 e l’associazione di ulteriori enzimi a quelli già presenti, in modo da moltiplicare i fronti d’azione.
Chen Liang ha ribadito che questo ostacolo allungherà i tempi di ricerca, ma facendo parte del processo di studio, non intaccherà la forte convinzione nel successo di questo promettente percorso.
- Cell (cell.com)