Cosa c’è di più terrificante di un film horror ben riuscito? Un film horror ben riuscito che “genera” una scia di morte nella vita reale, probabilmente.
Curioso che a dar vita una delle più famose leggende della storia del cinema di paura non sia stata una saga grondante emoglobina come quella, che so, di Nightmare, bensì quella che possiamo considerare come il primo e più riuscito tentativo del genere “il vostro simpatico horror di famiglia”, ovvero Poltergeist.
Gli anni ’80 hanno visto decine e decine di pellicole del terrore più o meno audaci e riuscite, ma poche hanno lasciato un segno indelebile nella memoria degli spettatori e dei ragazzini come Poltergeist, datata 1982. Opera voluta fortemente da Steven Spielberg, che in quel periodo era piuttosto iperattivo, affronta con il consueto approccio della sua casa di produzione Amblin il tema degli spiriti “residenti” che infestano le case.
Stile Amblin significa forte contesto familiare, attenzione al pubblico di tutte le età, spaventi continui e personaggi memorabili: tutte caratteristiche che ritroviamo in Poltergeist, il cui timone della regia fu affidato al visionario creatore della saga di Non Aprite Quella Porta, Tobe Hooper. Che poi, nonostante il grosso nome ingaggiato, Spielberg abbia voluto mettere pesantemente lo zampino anche dietro la macchina da presa, è un’altra storia interessante che circonda il film…
Ma questo è niente se consideriamo la cosiddetta “maledizione” che pare gravi sulla pellicola e i suoi due sequel: una vera e propria serie di sfortunati eventi che, si sa, nell’ambiente di Hollywood si trasformano immediatamente in materiale per leggende metropolitane e terribili aneddoti al sangue. Anche se i fatti sono apparentemente slegati e diversissimi fra loro. Speriamo che niente del genere accada ai protagonisti del remake che sta per sbarcare nelle nostre sale cinematografiche…
Il sangue abbonda fuori dallo schermo, superando di gran lunga la violenza che vediamo nei film, dove di solito ne fuoriesce pochissimo.
La maledizione di Poltergeist, quella “vera”, ha a che fare con la fredda cronaca che entra di prepotenza nelle vicende personali degli attori coinvolti nella realizzazione, ed in particolare prende corpo pochi anni dopo l’uscita del primo film. Nel giro di sei anni, dunque entro la fine degli anni Ottanta, una serie di morti sospette inizia a macchiare la tranquilla esistenza di uno dei blockbuster horror più amati di sempre.
La causa che ha scatenato la fantasia perversa di addetti ai lavori e giornalisti? Secondo l’attrice JoBeth Williams, nel primo film sarebbero stati utilizzati per una delle scene più scioccanti dei veri scheletri umani, invece di repliche in materiale plastico. Nel 1982 era infatti più economico acquistare uno scheletro vero invece di farne costruire uno al reparto effetti speciali… Va detto che questa voce, che quasi certamente l’attrice non ha messo in giro con intenzioni seriose, non ha mai assolutamente trovato riscontro nella realtà.
Ad appena quattro mesi dall’uscita nei cinema, la prima a morire è l’attrice Dominique Dunne, 22 anni, che nel film interpreta la sarcastica e vivace figlia più grande della famiglia protagonista, i Freeling.
Sorella minore dell’attore Griffin Dunne (Fuori Orario di Scorsese, tra gli altri film in carriera), Dominique stava muovendo i primi passi nel mondo del cinema ed aveva trovato in Poltergeist un primo, grande trampolino di lancio. Giusto il tempo di partecipare ad un episodio dei mitici ChiPs e un film tv con Tom Selleck per affermare la carriera, e l’avremmo vista presto in un altro hit-cult del decennio, ovvero la serie tv dei Visitors.
Purtroppo non ne abbiamo avuta occasione: Dominique è rimasta vittima del fidanzato, Thomas Sweeney, conosciuto poco dopo la fine delle riprese di Poltergeist. La gelosia morbosa del ragazzo, con il quale tra l’altro era andata a convivere, si era manifestata a più riprese durante violenti litigi, fino a culminare nella rottura della relazione nel settembre del 1982. Purtroppo questo non è bastato a farlo desistere: interrompendo una sessione di prove del copione di Visitors, Thomas chiese a Dominique un ultimo chiarimento fuori dalla casa della madre di lei: un incontro che si è rivelato fatale.
L’attore che era con lei ha solo potuto vedere il giovane con le mani attorno alla gola della ragazza: Sweeney si è immediatamente costituito alla polizia e ha ammesso tutto. Il cuore di Dominique si era fermato, ed era entrata in coma per la privazione di ossigeno al cervello: dopo cinque giorni di totale assenza di attività cerebrale, i genitori decisero di abbandonare ogni speranza e donare gli organi della ragazza.
Clamorosamente Sweeney fu condannato a soli sei anni e mezzo di reclusione, ne scontò tre e poi – dopo diversi scontri con la famiglia di lei – cambiò nome e stato.
La seconda puntata della maledizione riguarda una delle personalità più importanti del teatro del Novecento: sto parlando di Julian Beck, fondatore e attore di punta del Living Theatre, che fondò con la moglie Judith nel 1947. Julian prese parte al secondo film della serie Poltergeist, dal sottotitolo The Other Side (in italiano “L’altra Dimensione”), interpretando l’inquietante parte dello spirito rabbioso del reverendo Henry Kane.
Nel maggio del 1986, data dell’uscita del secondo Poltergeist, Beck era già morto da circa otto mesi. E probabilmente sapeva benissimo del cancro allo stomaco che lo stava divorando anche quando accettò di prendere parte al film, nella prima parte del 1985. Ciononostante la fervida fantasia dei “maledizionisti” ha colpito anche questo decesso, attribuendo la nascita e il lungo decorso della malattia alla decisione di recitare in questo sequel.
Quasi certamente condividere lo stesso film non ha giovato neppure alla memoria dell’attore Will Sampson, l’imponente indiano d’America che sarà ricordato per sempre per il suo iconico ruolo in Qualcuno Volò sul nido del Cuculo.
In Poltergeist 2 Sampson interpreta lo spirito “buono” Taylor: la sua morte avviene circa un anno dopo l’uscita del film per le complicazioni dovute ad un trapianto di cuore e di polmoni. Le sue condizioni già prima dell’intervento non erano affatto buone, e sei settimane dopo essere stato sotto i ferri, un’infezione e il collasso dei reni gli hanno dato il colpo di grazia.
Un’operazione medica delicata e non certo nuova a decessi post-operatori può essere rubricata come il tiro mancino di qualche fantasma maligno? Ormai si è capito, quando sei stato nei panni un’apparizione sovrannaturale del franchise Poltergeist, non puoi passarla liscia…
L’ultima in ordine di tempo e sicuramente una delle più scioccanti morti che circondano il mito di Poltergeist è quella della più riconoscibile ed iconica figura della serie di pellicole: la piccola Heater O’Rourke, volto e voce dell’adorabile Carol Anne Freeling.
Heater è divenuta un mito degli anni ’80 anche solo per la sua immagine di spalle, con le manine sulla tv accesa, nel poster del primo film.
La biondissima baby-star recitò nel capitolo numero uno a 6 anni, e fu scoperta dallo stesso Spielberg mentre accompagnava la sorella, anche lei attrice bambina, negli studi della casa di produzione MGM. Oltre a Poltergeist, Heater ebbe anche un ruolo ricorrente del celeberrimo telefilm Happy Days.
La piccola attrice se ne va ad appena 12 anni, nel febbraio del 1988, quattro mesi prima dell’uscita dell’ultimo capitolo – il terzo – della saga. La colpa è del morbo di Crohn, una malattia purtroppo individuata e diagnosticata troppo tardi alla bambina. Quelli che alla famiglia erano sembrati i sintomi di una semplice influenza erano invece i segnali di un male fulminante all’intestino che avrebbe portato la piccola ad un arresto cardiaco: a nulla è valsa una prima disperata rianimazione e il trasporto in elicottero in uno dei più grandi ospedali di San Diego. Heater è spirata sul tavolo operatorio.
Manco a dirlo, le prime voci che si diffusero nel mondo del cinema furono quelle di una morte sul set e dell’utilizzo di controfigure per il completamento delle riprese. Non c’è niente di vero, dato che il girato del film era stato completato.
La morte di due giovanissime interpreti, a distanza minima dall’uscita dei film della saga, è ovviamente un argomento sufficiente ad alimentare il mito di una “maledizione”.
Comunque, sommando anche gli altri decessi, quelle che possiamo rilevare sono delle “semplici” tragedie, dettate dall’ossessione umana (nel caso di Dominique Dunne) e/o dalle inevitabili conseguenze di malattie e debolezze fisiche. Certo è che la serie di Poltergeist, macchiata da questi fatti di cronaca, non è stata scalfita nel suo fascino. Ad onore del vero, va anche detto che il primo film rimane probabilmente l’unico ad avere un certo rilievo storico e artistico, sebbene almeno la seconda pellicola conservi gran parte dell’atmosfera (e del cast).
Solo dei matti come Sam Raimi (La Casa, Spiderman) e il suo storico socio Robert Tapert potevano pensare di riportare in vita, in veste di produttori, questo franchise classico senza dover fare troppi scongiuri! Ad Hollywood, si sa, le leggende sono dure a morire… ma a quanto pare, almeno stavolta, cast tecnico e artistico non si sono lasciati impressionare.
Resta da vedere se il nuovo Poltergeist del 2015 saprà regalare brividi e spaventi quanto l’originale.
- Poltergeist (1982) (wikipedia.org)
- Poltergeist II: The Other Side (1986) (wikipedia.org)
- Poltergeist III (1988) (wikipedia.org)
- Poltergeist Special Project (2015) (leganerd.com)