Lo “smiley” o “smiley face” o “happy face”, la faccina sorridente più famosa del mondo, ha una storia travagliata quanto interessante.
La sua prima apparizione conosciuta è su una felpa: nel 1962 una radio locale di New York, la WMCA, cominciò a regalarla a tutti gli ascoltatori chiamati per telefono che rispondevano come prima cosa “WMCA good guys”.
Furono regalate migliaia di queste felpe che riportavano un’icona molto simile a quella che tutti conosciamo: fondo giallo, occhi e bocca neri.
Il sorriso poco marcato e l’assenza di “guance” ai bordi della bocca sono le uniche differenze con lo smiley “classico”.
Classic Smiley by Harvey Ball
Non passa molto prima che questo arrivi comunque. Solo un anno dopo, nel 1963, Harvey Ball, un grafico professionista, è ingaggiato dalla State Mutual Life Assurance Company nel Massachusetts per creare un’icona che risollevasse il morale dei suoi dipendenti.
Ball creò lo smiley moderno in dieci minuti e fu pagato 45 dollari per il suo lavoro.
Il suo smiley, con fondo nero, occhi ovali e un accenno di guancia ai margini di un grande sorriso, è quello considerato “classico”, entrato nell’iconografia moderna.
Furono prodotte oltre 50 milioni di spillette con il suo design.
Lo Smiley su France Soir
È solo nel 1972 che lo smiley arriva in Europa, ma è in questa particolare occasione che guadagna appunto il nome di “smiley”.
Franklin Loufrani cercava una nuova campagna per il giornale francese France Soir. Venne fuori l’idea di “marchiare” come positive o negative le notizie, in modo tale che i lettori potessero, semplicemente guardando un’icona, scegliere di leggere ad esempio solo le buone notizie.
Le buone notizie vennero ovviamente marchiate con il disegno della faccia gialla sorridente e la campagna fu chiamata “prenez le temps de sourire”, che tradotto in inglese è “take the time to smiley”.
Loufrani non si ferma li chiaramente: registra il marchio in oltre cento paesi chiamandolo semplicemente “smiley” e fonda la Smiley Company.
Il suo marchio è praticamente identico a quello disegnato da Ball, ma questo non conta. Negli anni settanta Europa e Stati Uniti erano ben più distanti di oggi.
I fratelli Spain
Ma Loufrani non è l’unico ad apprezzare il lavoro di Ball: E’ infatti nello stesso periodo di inizio anni settanta che Bernard e Murray Spain, innamorati del disegno di Harvey Ball, semplicemente se ne impossessano e cominciano a produrre e vendere merchandising basato su di esso.
I due hanno un negozio di cartoline e biglietti d’auguri (un Hallmark) a Philadelphia, negli Stati Uniti.
Dalle immancabili spillette a tazze, felpe e magliette, i fratelli Spain producono di tutto, approfittando del fatto che il marchio non era mai stato registrato negli USA.
I due non si lasciano scappare l’occasione e registrano loro stessi il marchio del sorriso in una versione leggermente modificata a cui è stata aggiunto lo slogan “Have a Happy Day”.
I loro prodotti hanno un buon successo, anche grazie al periodo particolarmente nero per l’America: la guerra del Vietnam e la depressione economica creano un’atmosfera in cui una spilletta o una felpa con un bel sorriso aiutano.
I due fratelli, pur sapendo benissimo che il vero creatore del marchio fosse Harvey Ball, oltre a registrargli il marchio in faccia ne dichiarano pure la paternità pubblicamente nello show televisivo in prima serata “What’s My Line”.
Nicolas Loufrani e la nuova Smiley Company
Nel 1996 la storia dello smiley ha una svolta: il figlio di Franklin Loufrani, Nicolas, eredita dal padre la Smiley Company.
Nicolas fa creare una style guide ufficiale del marchio e chiude contratti di distribuzione in tutto il mondo, finalizzando ed espandendo inoltre i trademark registrati dal padre in giro per il pianeta. E’ anche il primo a tirare fuori le emoticons che oggi tutti usiamo in varie forme online.
La Smiley Company diventa un colosso in poco tempo: Oggi è tra le prime 100 aziende licenziatarie al mondo e fattura annualmente oltre 130 milioni di dollari grazie al mitico smiley.
The company has taken a simple graphic gesture and transformed it into an enormous business as well as a corporate ideology that places a premium on “positivity.”
La guerra per il marchio
La storia dello smiley non finisce certo qui. La registrazione di un marchio è tutto meno che semplice e nel nostro caso già abbiamo vari soggetti in giro per il mondo che si sono appropriati del sorriso giallo che amiamo.
La Smiley Company è chiaramente la società che più tiene alla paternità dello smiley e arriva lei stessa a spiegarne la nascita sul suo sito:
- How old is smiley? (smileycompany.com)
Si nomina il primo disegno della WMCA, ma non quello di Ball e si accredita Franklin Loufrani come primo creatore del marchio moderno:
Smiley, the happiest brand ever, was founded by Franklin Loufrani in 1971 through a newspaper promotion to make people happy.
L’azienda spiega addirittura come il disegno sia talmente semplice da non poter essere attribuito a nessuno in particolare, arrivando a mostrare quello che secondo loro è il primo smiley della storia… una pietra scolpita del 2500 avanti Cristo custodita in un museo francese… Come dire: “è nostro solo perché il trademark dice così”.
Uno si aspetta che tornino in gioco i fratelli Spain a questo punto, e invece quando la Smiley Company prova nel 1997 a registrare il marchio negli Stati Uniti è con la Walmart che se la deve vedere.
La Walmart ha infatti cominciato dall’anno prima ad utilizzare lo smiley come suo elemento caratterizzante nei negozi e nelle divise dei commessi.
La battaglia legale tra Walmart e Smiley Company è durata oltre dieci anni e si è conclusa con un accordo segreto tra le parti nel 2007.
Nel 2001 Charlie Ball, il figlio di Harvey, fonda la World Smile Foundation:
The Harvey Ball World Smile Foundation was established in 2001 to honor the name and memory of Harvey Ball, the artist who in 1963 created that international symbol of goodwill, the smiley face.
La fondazione dona i suoi proventi alla carità e ad altre fondazioni benefiche, sicuramente un modo migliore di sfruttare il marchio del sorriso.
La guerra per lo sfruttamento commerciale dello smiley non finirà mai probabilmente.
Lo Smiley nella cultura moderna.
Il simbolo inventato da Harvey Ball e prima usato da una radio (e forse scolpito 2500 anni prima di Cristo) e poi registrato da varie società è in realtà uno dei segni più riconoscibili del nostro tempo.
Vi lascio con una bella descrizione dello Smilay di Dave Gibbons, il disegnatore di Watchman:
It’s just a yellow field with three marks on it. It couldn’t be more simple. And so to that degree, it’s empty. It’s ready for meaning. If you put it in a nursery setting…It fits in well. If you take it and put it on a riot policeman’s gas mask, then it becomes something completely different.
Chi sia il vero “proprietario” dello Smiley ha insomma ben poca importanza: quello che sappiamo è che il sorriso giallo più famoso al mondo rimarrà nel nostro linguaggio grafico per sempre.
- Smiley (wikipedia.org)
- Harvey Ball (wikipedia.org)
- Nicolas Loufrani (wikipedia.org)
- Who Really Invented the Smiley Face? (smithsonianmag.com)
- Smiley Company (smileycompany.com)
- World Smile Foundation (worldsmile.org)