La prima compagnia che sta testando Il Cammino dell’Anello è partita da Dozza (in provincia di Bologna) direttamente dalla Tana del Drago, l’unico centro studi tolkieniano italiano, percorrendo l’ultima tappa che li porta al vulcanetto del Monte Busca
E lì Sam, sbirciando fra i lembi di nuvole che sovrastavano un’alta vetta, vide una stella bianca scintillare all’improvviso. Lo splendore gli penetrò nell’anima, e la speranza nacque di nuovo in lui. Come un limpido e freddo baleno passò nella sua mente il pensiero che l’Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza
La fine del viaggio è quindi giunta, ma ci sono ancora gli ultimi km da percorrere per poter decretare la parola fine alla missione. Un senso di nostalgia misto ad adrenalina ci pervade, lo si percepisce dai nostri racconti a colazione, dai nostri sguardi, da alcune battute che già ci portano al momento clou di questi cinque giorni: gettare l’anello. L’ospitalità dell’Agriturismo Ca’Gianna di Tredozio è il valore aggiunto di cammini di questo tipo, avere un rapporto diretto con chi ti ospita, mangiare e degustare prodotti a km zero o comunque del luogo per poi raccontare le proprie vicissitudini abbattendo il muro “cliente-proprietario”.
La fine del viaggio è quindi giunta, ma ci sono ancora gli ultimi km da percorrere per poter decretare la parola fine alla missione.
Dopo una lauta colazione stile hobbit ovviamente, con marmellate fatte in casa, pane anch’esso realizzato dall’agriturismo e latte proveniente da allevamenti locali iniziamo a preparare l’ultimo zaino che ci porterà al monte Busca e al suo vulcanetto. La temperatura per la prima volta in cinque giorni, sarà che siamo partiti intorno alle 8:30, è piacevolmente fresca con una brezza mattutina che ti crea quel brivido sulla pelle che non è assolutamente fastidioso. I primi km sono immediatamente in salita, lasciamo la Roccaccia di Modigliana (la nostra Osgiliath) per addentrarci sugli ultimi boschi prima del Monte Busca.
In questo beta-test il nostro focus era quello di controllare e identificare più rimandi possibili con la letteratura tolkieniana e mai ci saremmo aspettati una coerenza così rigorosa, con così tanti dettagli lungo il tragitto; questo non può che agevolare il nostro lavoro nel momento successivo quando scriveremo la guida. La salita è costante, dobbiamo arrivare in cresta, quindi la prima ora e mezza ci fermiamo poco perché il vento è molto forte e il rischio di prendersi qualcosa, considerando che siamo tutti sudati, è lì dietro l’angolo. Lo scenario intorno al quinto chilometro cambia e la sensazione di entrare nel regno di Mordor è totale in quanto da un paesaggio curato passiamo a fili spinati, single track sabbiosi e strane recinzioni spartane come se fossero fatte da orchi. Le similitudini sono incredibili e anche noi camminatori ci stupiamo di tutte queste analogie.
Arrivati in cresta ci prendiamo una decina di minuti di pausa dove, nel frattempo, tiro fuori il mio dispositivo Plants Play per far “suonare” le piante e ascoltare un po’ di musica degli Ent, anche questa sarà una costante nei gruppi organizzati, “gustarsi le note delle creature più antiche della Terra di Mezzo”.
Ripartiamo e i paesaggi cambiano di nuovo, come ho scritto nella tappa 4 non smetterò mai di dire quanto siano piacevoli questi scenari dell’appennino romagnolo e la forza del Cammino dell’Anello è proprio quella di oltrepassarli tanti in poco tempo, la varietà della natura e dei boschi delle nostre montagne sono il vero motore pulsante di questa missione. Ma torniamo appunto alla nostra missione. Parlo con Alessandro, con il mio amico di sempre Ivan, con Gianluca, Chiara, Andrea e Mitch e iniziamo effettivamente a chiederci quali siano i nostri fardelli che vogliamo bruciare, quali sono i nostri dubbi e incertezze che abbiamo incanalato in quell’anello che abbiamo al collo da martedì 21 marzo. Mi andrò a ripetere anche in questo concetto, ma questo anello non ha nessun potere, è il nostro valore che abbiamo donato a questo oggetto che lo rende “magico”, portarlo al collo per cinque giorni lungo creste, boschi e calanchi che lo rendono un fardello dal quale ci si deve allontanare (almeno per alcuni di noi). Finiamo le colline, attraversando un borgo abbandonato e prendiamo l’ultimo tratto di asfalto che ci porterà verso il monte Busca. In lontananza si vede la collina del vulcanetto, e seppur piccolissima notiamo la fiamma, proprio come Frodo e Sam quando scorgono in lontananza il Monte Fato. I battiti salgono, il passo si velocizza, non stiamo più sulla pelle, vogliamo arrivare quanto prima possibile e la nostra guida Mitch (Gandalf) ci ricorda di non fare effetto fisarmonica, essere più compatti nel momento che entriamo nel campo del vulcanetto.
In lontananza si vede la collina del vulcanetto, e seppur piccolissima notiamo la fiamma
Oltrepassiamo il villaggio del Monte Busca dove si trova una bruschetteria e percorriamo l’ultimo km. Non esiste più fatica, più dolore al ginocchio, vesciche o calli, non esiste più nulla, ci sono abbracci e sorrisi, nel frattempo notiamo in lontananza una nutrita folla di persone che ci aspettano. I nostri passaggi questi giorni ci hanno fatto percepire che la comunicazione in questi luoghi è stata fatta più che bene, chi ci fermava, e vedeva l’anello al collo, non faceva altro che dire “siete i camminatori che sono partiti da Dozza con l’anello vero?”. Oltre ad una delegazione di Tredozio notiamo due personaggi molto noti agli amici di Lega Nerd e del web: Roby Rani e Itomi Antonio Moro. Anche loro con altri amici ci hanno voluto aspettare e dare il benvenuto. Arriviamo finalmente alle pendici del vulcanetto del Monte Busca, un vento assurdo invade la zona, solamente in quel punto c’è un vento gelido che soffia a più non posso. Siamo partiti cinque giorni fa, abbiamo percorso fango, salite, discese, abbiamo visto una moltitudine di boschi e ora finalmente siamo al punto finale. Non è un semplice trekking perché è tutto quello che si crea in questi cinque giorni che confeziona al meglio l’intera esperienza, la parola più adatta è proprio avventura. Il classico magone da commozione mi invade, ci abbracciamo con il resto della compagnia e nel frattempo sento un applauso: Mitch il nostro Gandalf, la nostra guida è stato il primo a gettare l’anello.
Il primo a gettare l’anello è stato Mitch, il nostro Gandalf
Dopo di lui Andrea e Ivan lo seguono di pari passo. È il turno di Alessandro. Nel frattempo, io lo sfilo dal collo e Roby Rani tenta di ricordarmi che l’anello è veramente bello, perché dovrei bruciarlo, ma il mio cammino era pieno di dubbi e incertezze e avevo assolutamente un qualcosa da gettarmi alle spalle. Mi avvicino al vulcano e getto anello e cordino vedendoli cadere in mezzo alle fiamme. La missione è compiuta. Ci togliamo gli zaini e ci abbracciamo di nuovo, l’avremmo fatto non si sa quante volte, ma la sensazione che l’oscurità sia terminata (almeno per la missione che avevamo in mente) è tangibile. Decidiamo di fare la nostra foto di gruppo dietro al vulcanetto, ricordando anche il nostro amico Fabrizio che ci ha dovuto abbandonare il penultimo giorno per ragioni di lavoro (è stato comunque un elemento prezioso come tutti del resto). Riprendiamo le macchine per tornare ai nostri luoghi natii e ovviamente presi dall’emozione del momento ci guardiamo tra io, Ivan e Alessandro e diciamo “siamo tornati”.
Ebbene, cari amici, qui sulle rive del Mare finisce la nostra compagnia nella Terra di Mezzo. Andate in pace! Non dirò: “Non piangete”, perché non tutte le lacrime sono un male
I dati della quinta tappa
Modigliana – Monte Busca
Lunghezza: 15,3 Km
Dislivello: 780 m
Tempo di Percorrenza: 6 h
Sentiero 75 % – Asfalto 25 %
Livello: Medio
Il Cammino è terminato.