Un’indagine ha dimostrato che sin dal periodo del Mesolitico, le popolazioni maschili che vivevano nell’area geografica del Mediterraneo consideravano il pesce un elemento fondamentale della loro alimentazione. Il Proceeedings of the Royal Society B ha pubblicato un lavoro finanziato dal progetto europeo Marie Skodowska-Curie Neomedis e dai fondi ERC Ancestors rappresentati da Mary Anne Tafuri della Sapienza. In questo studio, gli scienziati hanno utilizzato la tecnica biomolecolare innovativa per analizzare le composizioni isotopiche degli amminoacidi estratti dalle ossa di undici individui provenienti dall’antico cimitero El Collado, presso Valencia, in Spagna.
Questa tecnica consente di discriminare tra le risorse terrestri e acquatiche in modo più accurato, fornendo informazioni cruciali sui cambiamenti nella dieta associati all’introduzione di piante e animali domestici all’inizio dell’agricoltura. I risultati del lavoro dimostrano che la visione tradizionale della scarsa produttività della pesca per i cacciatori-raccoglitori preistorici rispetto alle controparti atlantiche è messa in discussione. Questi individui vissuti tra 9.500 e 8.500 anni fa avevano un’economia fortemente incentrata sulla costa, che comprendeva una notevole quantità di risorse acquatiche come pesci di acqua salmastra e crostacei.
Tali risultati consentono di ricostruire in modo più accurato la paleodieta e l’ambiente geografico e l’ecosistema degli ominidi. L’obiettivo è quello di raggiungere una conoscenza completa delle abitudini alimentari degli uomini preistorici tale da permettere una comparazione quantitativa con quelle delle popolazioni moderne, in cui le implicazioni nutrizionali e sanitarie sono già ben note.