Perfezionato il biomarcatore che predice la recidiva nel meningioma

I dottori Akash Patel e Tiemo Klisch, ricercatori del Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute (Duncan NRI) del Texas Children’s Hospital e docenti del Baylor College of Medicine, hanno scoperto che la perdita di una singola copia dei geni CDKNA/B può accelerare notevolmente la recidiva dei meningiomi aggressivi, facendo presagire una prognosi infausta per questo sottogruppo di pazienti. Lo studio è stato pubblicato su Acta Neuropathologica.

I meningiomi sono tra i tumori cerebrali più comuni e rappresentano il 39% di tutti i tumori che hanno origine nel cervello. La maggior parte di essi è benigna, anche se il 20% è aggressivo: si ripresenta rapidamente e frequentemente dopo l’asportazione. I meningiomi sono stati storicamente classificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in gradi da 1 a 3 in base alle loro caratteristiche istopatologiche, con il grado I che è benigno/a crescita lenta e il grado 3 che è il più aggressivo. Nonostante il rigore di questo sistema di classificazione, i neurochirurghi e i pazienti sono stati a lungo tormentati dal comportamento imprevedibile di questi tumori. Per questo, negli ultimi dieci anni, diversi gruppi scientifici hanno identificato marcatori molecolari per classificare meglio i meningiomi. Nel 2019, i dottori Patel, Klisch, e altri colleghi del Duncan NRI e del Baylor College, hanno sviluppato un sistema di classificazione molecolare (gruppo A-C, con C che è il più aggressivo) che è stato in grado di prevedere la recidiva del tumore con una precisione di gran lunga superiore rispetto alla scala di classificazione dell’OMS. L’anno scorso, riconoscendo il valore prognostico di questi marcatori molecolari, l’OMS ha incluso un marcatore molecolare – la perdita di entrambe le copie di due geni soppressori del tumore – come criterio per la classificazione del meningioma di grado 3.

Lo studio

Nel presente studio, i dottori Patel, Klisch e i loro collaboratori hanno esaminato 776 meningiomi di tutti i gradi ottenuti da pazienti arruolati in quattro diverse istituzioni. Hanno scoperto che i meningiomi privi di CDKN2A/B erano esclusivamente tumori di gruppo C ma, cosa interessante, erano anche più aggressivi dei meningiomi di gruppo C. Mentre i tumori si sono ripresentati entro 47 mesi (~ 4 anni) dall’intervento chirurgico, in almeno la metà dei pazienti con meningioma tipico del gruppo C, si sono ripresentati molto più rapidamente (entro 11-25 mesi o 1-2 anni dall’intervento) nel sottogruppo di pazienti del gruppo C che erano anche carenti di CDKN2A/B. “Sulla base di questi risultati, pensiamo che per una prognosi accurata dei pazienti affetti da meningioma, il primo passo dovrebbe essere quello di identificare se hanno un tumore di gruppo C (aggressivo) e poi affinare ulteriormente la diagnosi controllando la perdita di una o entrambe le copie di CDKN2A/B”, ha detto l’autore principale, il dottor Patel, che è anche un neurochirurgo. “Purtroppo, attualmente non esiste una cura o un trattamento efficace per questo tipo di meningioma; tuttavia, sapere che questi geni sono carenti avvertirà l’oncologo che i pazienti hanno bisogno di una sorveglianza vigile per individuare precocemente le recidive. Pertanto, questo studio sottolinea la necessità di una maggiore assistenza e consulenza clinica post-chirurgica per questo sottogruppo di pazienti affetti da meningioma e solleva la possibilità futura di sottoporli a radiazioni subito dopo l’intervento chirurgico per ridurre le recidive”.

 

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