Elon Musk ha offerto al governo della Turchia di attivare Starlink in tempi record nel Paese, riproponendo la formula vincente applicata durante le prime fasi del conflitto in Ucraina.

Terminali Starlink consegnati con convogli militari per risolvere il problema dell’isolamento causato dalla devastazione delle infrastrutture: nel caso ucraino creato dai mortai, nel caso della Turchia da un violento terremoto di magnitudo superiore a 7. I satelliti di SpaceX avrebbero ripristinato internet in numerose aree del Paese, consentendo agli sfollati di rimanere in contatto con i loro cari e ai soccorritori di coordinare le operazioni di recupero.

Se lo scorso febbraio era stato lo stesso governo ucraino a mobilitarsi per chiedere (e ottenere) l’aiuto provvidenziale dei satelliti di SpaceX, questa volta i ruoli sono invertiti: è Elon Musk ad aver teso la mano, ottenendo un secco no in risposta.

Difficile dire se il rifiuto dipenda da ragioni di orgoglio nazionale («abbiamo sufficienti capacità satellitari», ha detto Erdogan) o se si tratti proprio di una rappresaglia per l’aiuto fornito da Elon Musk all’Ucraina. La Turchia, formalmente un Paese della Nato, ha mantenuto rapporti più che cordiali con la Russia di Vladimir Putin. Lo stesso Elon Musk, rispondendo ad un utente che gli aveva chiesto se avrebbe dato una mano in Turchia, aveva spiegato che la Turchia non ha ancora fornito una licenza a SpaceX per portare il suo servizio di internet via satellite nel Paese («SpaceX può intervenire non appena riceverà l’approvazione»). Esiste, dunque, l’ipotesi che Ankara tema che il miliardario voglia usare la catastrofe come un grimaldello per scavalcare i normali controlli del ministero delle telecomunicazioni.

Incassato il no della Turchia, le attenzioni di Elon Musk si sono concentrate sull’Italia. «So che avete avuto dei problemi di recente», ha detto facendo riferimento al down di TIM che ha lasciato milioni di italiani a lungo senza internet.