Da oggi su Netflix è finalmente disponibile Pamela, a love story, il documentario dedicato a Pamela Anderson, la diva della Hollywood anni ’90. Dopo tante chiacchiere, tante voci e diversi pettegolezzi, ecco la versione della protagonista in merito alla sua stessa storia. Lo scorso anno ha fatto molto discutere la serie tv Hulu Pam & Tommy con protagonisti Lily James e Sebastian Stan. La scelta da parte di Disney di realizzare una serie tv dedicata a Pamela Anderson non avrebbe dettato tanto scalpore se il focus del show fosse stato diverso. La serie è interamente incentrata sul furto e sull’illegale distribuzione del video hot homemade fatto dai coniugi Lee durante la loro luna di miele. Il video è stato trafugato dalla casa della coppia assieme ad altri cimili personali e distribuito online senza il loro consenso. La tematica delicata ha toccato ancora una volta la sensibilità della vera Anderson, spingendola a rilasciare la sua versione dei fatti, la sua personale rappresentazione del dolore. In Pamela, a love story la Anderson dipinge un quadro decisamente doloroso della sua vita ricca di abusi e violenze. Con il documentario Netflix apprendiamo la verità ed il dolore che si celano dietro il sorriso smagliante ed i capelli platino della bellissima attrice. Ovviamente resta sospesa una domanda? E se quel video non fosse mai stato distribuito? Cosa sarebbe successo alla coppia più popolare dell’epoca e come sarebbe evoluta la carriera di Pamela? Purtroppo restano solo splendidi interrogativi.
Come sempre, prima di entrare nel merito della analisi e della recensione di Pamela, a love story, ecco il trailer del documentario Netflix.
Pamela: il dolore dietro all’iconica diva anni ’90
Pamela Anderson negli ultimi anni non ha mai nascosto la sofferenza subita e i torti patiti. Forse soltanto quando era agli inizi della sua carriera celava pienamente il dolore dietro al suo smagliante sorriso. Come avete potuto notare nelle ultime interviste rilasciate dall’attrice non si è mai nascosta dietro battutine velate ma ha sempre ammesso ciò che la turbava e la rendeva a disagio. In Pamela, a love story finalmente non sussistono filtri, nemmeno uno. Pamela Anderson sceglie di raccontare in toto la sua storia mediante la sua voce senza portare sul volto un filo di trucco. La Anderson prende alla lettera la decisione di mostrarsi senza filtri. Forse per molti sarà completamente diversa dall’immaginario collettivo che ancora abbiamo della Anderson, in tanti ricordano la diva solo per il ruolo in Baywatch, e potrebbero quindi restare delusi. Io ho apprezzato la scelta di apparire al naturale. Dato che il documentario ha lo scopo di sfatare i miti, di umanizzare la Anderson, spesso trattata dai media e dai fan come un’icona e decisamente troppo poco come una persona, e di raccontare la sua versione della storia questa non poteva che essere la scelta giusta. La Anderson anche senza trucco resta una splendida donna, nulla da dire.
Il racconto di Pamela è spontaneo e senza forzatura. L’attrice sceglie di raccontare la sua storia con i suoi tempi e senza troppe divagazioni. Spesso le immagini si alternano tra fotografie del passato, sequenze del presente e tante, davvero tantissime sequenze di cassette VHS. Pamela Anderson era letteralmente ossessionata dal riprendere la sua via privata. Le piaceva tanto crearsi ricordi che avrebbe conservato per sempre. Oltre alle immagini il racconto viene supportato dai tanti diari di viaggio di Pamela. La Anderson fin da piccina descriveva gli eventi più significativi della sua vita su un passo di carta gialla, una sorta di bloc-notes che poi catalogava in base al periodo. Tutto ciò che conversava, che scriveva o che comunque aveva un significato per lei veniva spedito in Canada a Ladysmith, la città natale di Pamela. Si tratta di una piccola cittadina sul lago. Piccola non per modo di dire ma davvero piccina. Come dice l’attrice: “tutto è a distanza di due minuti in macchina a Ladysmith”. Ed è davvero così. Si tratta di una città isolata, silenziosa e tranquilla. Una città che vive della pesca e delle proprie risorse. È sicuramente il luogo ideale in cui evadere e in cui trovare la pece interiore che si sta cercando. Sembra tanto silenziosa, complice la splendida flora e fauna del paesaggio e la presenza di solo 7583 abitanti. Come vi dicevo è una cittadina davvero piccola ed è il luogo in cui Pamela ha scelto di tornare a vivere. Attualmente la Anderson, durante e post pandemia, ha deciso di avvicinarsi sempre di più ai suoi genitori per poterli assistere quando ne avranno bisogno. Mentre gira il documentario sta ristrutturando i propri immobili ed è convinta che quello sia l’unico luogo in cui si sente davvero a casa.
La scelta di Netflix è quella di ripercorrere l’intera vita di Pamela, dalla nascita al presente, non risparmiando nulla. La voce narrante è quella di Pamela Anderson, dolce, piacevole e pura. Pamela mette subito a suo agio lo spettatore. Si presenta acqua e sapone, in abiti semplici e dai toni chiari. Sceglie di aprire le porta della sua casa al pubblico affinché possano finalmente conoscerla a pieno. Non desidera sottrarsi alle domande più scomodo, semplicemente sceglie lei quando raccontarle, con i suoi tempi.
La presentazione degli eventi avviene in ordine cronologico con alcuni salti nel presente. Pamela inizia a raccontare la sua storia partendo dagli abusi subiti fin da quando era una bambina. La relazione tra i suoi genitori è sempre stata piuttosto turbolenta: la madre subiva violenza fisica e psicologica da parte del marito. Il padre di Pamela era il così detto “bad boy” della città, amato da tutte le ragazze ma difficilmente tollerabile. Nonostante la madre abbia tentato più e più volte di lasciarlo alla fine è sempre tornata a casa. I genitori dell’attrice sono ancora sposati e a detta della stessa “l’amore ha sempre prevalso qualsiasi altra cosa”. In questa situazione complicata era Pamela a risentirne di più e a prendersi cura del fratello minore. La Anderson descrive gli abusi subiti dalla babysitter quando era una bambina e la violenza sessuale che le è stata inflitta quando aveva 12 anni. La Anderson è cresciuta sentendosi cito “sporca” e “non in controllo del suo corpo”. Il dolore che ha gelosamente custodito per tanti anni l’ha segnata per sempre ed è impossibile da superare a pieno. La Anderson ha scelto di affrontarlo acquisendo di nuovo il controllo del suo corpo.
Da Playboy a Baywatch ecco la vita della nuova Pamela
Pamela Anderson racconta con disinvoltura la sua esperienza sia a Playboy che tra il cast di Baywatch. Playboy ha contenuto a Pamela di diventare il volto noto che oggi tutti conosciamo, le copertine in abiti succinti le hanno dato una nuova vita. Grazie alle foto scattate per Playboy Pamela ha riavuto il controllo del suo corpo. La ragazzina di appena 19 anni ha compreso che poteva scegliere come posare, quanto mostrare di sé e in quali circostanze. L’attrice ha dichiarato che essere fotografata per la rivista del famoso coniglietto le ha fatto comprendere che posare significa interpretare un personaggio. Ogni volta che si trovava davanti ad un occhietto non era Pamela ma un a nuova ragazza, diversa ogni vota, con un passato distinto dal suo ed un futuro tutto da scoprire. L’aneddoto legato ai suoi cappelli è davvero molto divertente. Forse non tutti sanno che Pamela in realtà non ha i capelli biondo platino, sono piuttosto biondo cenere tendenti al castano chiaro. La prima tinta l’ha fatta prima di recarsi nella villa di Playboy. Peccato che i risultati non siano stati quelli speratati. La ragazza ha ottenuto dei capelli biondo paglia, inutilizzabili per gli scatti e davvero brutti da vedere. Così il team di Playboy ha trasformato la chioma di Pamela nell’attuale iconico biondo Anderson. Possiamo quindi ringraziare i parrucchieri di Playboy se abbiamo avuto questa versione di Pamela.
Il successo è arrivo tutto in una volta da Playboy a Baywatch il salto è stato breve, pensate che l’attrice ha rifiutato più volte il provino perché teneva che i luoghi dell’incontro fossero troppo lontani. Baywatch è stata per la Anderson sia il gioiello della corona della sua carriera che una spada di Damocle. Purtroppo, Pamela è rimasta per sempre intrappolata nel personaggio di CJ. La serie ha donato all’artista il successo mondiale ma l’ha anche imbrigliata nel ruolo. La ragazzina bionda in cerca di affetto e sempre pronta a salvare il prossimo era l’unico personaggio che veniva associato alla Anderson. Tanti pensano che CJ e Pamela fossero la stessa persona, non c’era più divisione tra persona e personaggio, i due venivano associati e sovrapposti. Pamela aveva poco spazio per recitare e tanto per mettere in mostra il suo corpo ma, per ammissione dell’attrice stessa, questa era la serie. Baywatch esaltava l’aspetto fisico e la bellezza estetica dei suoi protagonisti a discapito della personalità. In fondo, come ha ammesso Pamela, la serie poteva anche essere vista senza audio, in fondo non aveva molta trama. Ad ogni modo i ricordi che Pamela ha dello show sono positivi. Non porta alcun tipo di rancore, conserva buoni ricordi sia della sua esperienza professionale che delle relazioni instaurate con il resto del cast. Ha anche avuto diverse relazioni con alcuni personaggi maschili di Baywatch, non tutte di lunga durata però. Se quindi vi aspettavate di vedere una Pamela che nel documentario si sarebbe scagliata contro il sessismo di Baywatch avete sbagliato. La Anderson non ha recriminazioni da fare contro la serie che ha segnato la sua vita. Peccato che la sua carriera sia rimasta circoscritta a quella serie tv.
La storia d’amore con Tommy Lee
Pam & Tommy, la serie tv Hulu non aveva scelto un nome a caso ma era stato pensato a dovere. La storia che è stata mostrata nello show Disney non è poi così lontana dalla realtà, anzi ci assomiglia davvero tanto. Pam & Tommy era il modo in cui la celebre coppia anni ’90 veniva chiamata dai vari tabloid. Un’unione che sembrava indissolubile ma che situazione esterne hanno incrinato. La passione e l’eccesso era sicuramente l’ingrediente fondamentale del cocktail della coppia. Passione che non hanno mai stemperato nemmeno a favore di camera. Proprio a causa di questa passione irrefrenabile è stato girato un video homemade ormai noto a tutti, il famoso video della luna di miele dei coniugi Lee. Il video hot è diventato il primo video virale di internet ed è stata la causa principale della rottura della relazione tra i due e della fine della corriera di Pam. La coppia è stata ecclissava dal video. Ormai nessuno voleva sapere altro se non informazioni private in merito al videoclip amatoriale. La Anderson descrive per lunghi momenti all’interno del documentario le emozioni che ha provato quando la sua vita privata è stata letteralmente messa a nudo. Non vi era alcun consenso dietro le cassette distribuite illegalmente e pertanto abbia lottato per far prevalere i suoi diritti alla fine ha preferito tutelare la sua salute fisica e mentale. Durante il processo per violazione della privacy, come anche all’interno dello show Disney ci è stato mostrato, la Anderson è stata sottoposta a ripetuti interrogatori da parte di interlocutori uomini pronti a scalfire la sua immagine di donna, attrice e madre. La Anderson era incita del secondo figlio al momento del processo e il timore di subite un nuovo aborto causato dal continuo stress patito le ha fatto scegliere di giungere a patti con l’accaduto e gettare uno sguardo avanti. Più volte Pamela ricorda che non ha percepito un singolo euro dalla distruzione della cassetta. I figli, Brandon e Dylan, sono a conoscenza di tutti i fatti che riguardano i loro genitori e hanno dichiarato che la madre avrebbe dovuto ricavare un guadagno dal suo dolore. La Anderson dopo il divorzio da Lee, causato dai comportamenti violenti del marito, non se l’è passata bene a livello economico. Brandon Lee descrive la madre come troppo buona e generosa e perennemente invasa dai debiti. Pamela ha forse un cuore troppo grande per il mondo opportunista. Sentire alcune domande che sono state poste alla Anderson nel corso della sua carriera mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Maschiliste e sessiste oltre la misura dell’assurdo. Pamela consapevolmente ma al tempo stesso ingenuamente è stata resa il simbolo di un periodo estremamente sessista e privo del rispetto della figura femminile. Ancora oggi l’attrice porta su di sé l’eco dei pettegolezzi del passato.
Considerazioni finali: ne avevamo davvero bisogno?
Una domanda mi ha tormenta da inizio a fine documentario: ne avevamo davvero bisogno? Secondo me sì. Dopo Pam & Tommy la versione ufficiale della Anderson era necessaria. L’attrice non si è mai espressa in merito ai fatti narrati nello show di Topolino, ritenendo doloroso e privato il periodo trasposto nella serie tv, la Anderson ha rifiutato di rilasciare interviste in merito e di visionarie lo show. Posso comprenderla. Il documentario sopperisce a diversi vuoti rimasti scoperti dalla serie e ci consente di osservare le vicende da un altro punto di vista: quello della vera protagonista. Un’angolazione essenziale per comprendere al meglio le situazioni.
Nonostante tutto il dolore che Pamela Anderson ha sofferto ed ammesso durante le quasi due ore del suo documentario, il film sceglie di chiudere il sipario su una nuova vita per l’attrice quella del palco di Broadway. Che sia la svolta che Pam ha sempre cercato. Glielo auguro.
In Pamela, a love story la Anderson dipinge un quadro decisamente doloroso della sua vita ricca di abusi e violenze. Con il documentario Netflix apprendiamo la verità ed il dolore che si celano dietro il sorriso smagliante ed i capelli platino della bellissima attrice. Una storia autentica e una versione personale e in prima persona dei fatti.
- la visione autentica della protagonista della storia
- Non ci sono fronzoli, la storia viene presentata in maniera naturale e autentica
- Nessun filtro
- Forse la durata è eccessiva