Attualmente ci sono quattro specie conosciute di sirenii: il dugongo, e tre specie di lamantini. Stiamo parlando di creature lente e tranquille, che vivono nei fondali pacifici delle paludi, estuari, fiumi e zone costiere tra i tropici e l’equatore. Purtroppo, tutte le quattro specie sono a rischio di estinzione a causa della deforestazione e delle attività umane che inquinano l’ambiente. Inoltre, queste specie marine sono minacciate dalla cattura illegale e dall’inquinamento da plastica. 

L’origine del nome “Sirenia” è da ricercarsi nella mitologia greca, dove le sirene sono descritte come creature metà donna e metà pesce, che ammaliavano Ulisse e i suoi compagni di viaggio. Queste creature mitologiche sono tuttavia ben diverse dai mammiferi acquatici che prendono il loro nome. Questi ultimi, anche se non così affascinanti come le sirene della mitologia, hanno una loro bellezza e una storia interessante. Comprendono alcune specie di mammiferi marini come la tartaruga di mare, la foca monaca e l’ippopotamo marino, tutti animali dotati di caratteristiche uniche che li rendono degni di grande ammirazione. 

I sirenii si nutrono principalmente di alghe e altre piante acquatiche, che sbucano lentamente dal fondo. Essi hanno una forte tendenza a vivere in gruppo, spesso formando branchi di centinaia di individui. I maschi si accoppiano con più femmine e competono per l’accoppiamento a lek, una specie di arena comune. Gli esperti considerano tutti i sirenii a rischio estinzione secondo l’IUCN e sono classificati come vulnerabili nella Lista Rossa. Questo è principalmente dovuto alla distribuzione e alla frammentazione degli habitat naturali, così come all’intensa urbanizzazione delle coste. La pesca eccessiva, l’inquinamento chimico e la deforestazione stanno anche contribuendo alla diminuzione della popolazione dei sirenii.