Il cosiddetto ‘Crypto Winter‘ ha già fatto le sue prime vittime. Sono oltre 1.000 i token che, sostanzialmente, sono spariti dalla circolazione. O, per meglio dire, che sono diventati inattivi, probabilmente nella maggior parte dei casi per sempre.
Team di sviluppo latitanti, attività sui social spariti e ovviamente un prezzo che è sceso a zero molto rapidamente. Il conto chiaramente passa agli holder, cioè alle persone che hanno investito nei token in questione sperando di trarne guadagno.
Lo rivela un’indagine di CoinDesk, che ha individuato circa 1.000 criptovalute e token che nel corso del 2022 sono diventati inattivi. Il numero di token attivi – con riferimento a quelli con un market cap significativo – è passato da 10.397 a 9.310 nel corso del 2022. È il crollo più importante della storia delle criptovalute, sostiene l’autorevole sito specializzato nel settore.
Una tempesta perfetta che ha portato, ancora una volta, all’esplosione della bolla crypto: prima il taglio dei tassi d’interesse che ha sostanzialmente ucciso il volume d’investimento a beneficio degli asset più rischiosi e volatili (non solo criptovalute e NFT, ma anche molte azioni), poi lo schianto e il collasso di Terra-Luna (una delle ‘stable-coin’ più usate) e, infine, il collasso di FTX e l’arresto del suo fondatore. Sempre più persone si chiedono se sia il caso di parlare di morte definitiva del settore. Una domanda che i media e gli analisti si sono rivolti più volte nel corso del passato (ad esempio nel 2017) e che ormai (a meno che non abbiate poteri divinatori) non vale nemmeno più la pena di porsi.