Le alterazioni dell’olfatto e del gusto sono strettamente legate all’infezione da SARS-CoV-2 e i tassi di risposta sierologica tra gli individui con malattia lieve (che è il tipo di decorso che porta a questi sintomi, solitamente) non fa chiarezza perché non si riscontrano segnali particolari. Questo fino a che i ricercatori della Columbia University e dell’Università di Taiwan hanno cercato di identificare se le alterazioni chemosensoriali associate a COVID-19 fossero predittive di una risposta sierologica.
Il campione dello studio era costituito da 306 adulti (≥18 anni), in convalescenza, che si sono offerti volontari per la donazione di plasma a seguito di malattia da COVID-19, tra aprile e giugno 2020. La documentazione dello stato della PCR COVID-19 (test diagnostico), dei sintomi clinici al momento della malattia e del decorso terapeutico, è stata effettuata al momento dell’analisi sierologica, nella quale i ricercatori hanno valutato la funzione chemosensoriale utilizzando i deficit percepiti dal paziente.
Su 306 pazienti sottoposti a valutazione sierologica e chemosensoriale, 196 (64,1%) e 195 (63,7%) hanno riferito disfunzioni olfattive e gustative soggettive, rispettivamente, durante le prime due settimane di infezione da COVID-19. Le probabilità di sviluppare titoli anticorpali IgG soprasoglia erano 1,98 volte più alte tra coloro che riferivano un olfatto alterato e 2,02 volte più alte tra coloro che avevano un gusto alterato rispetto a coloro che avevano un olfatto e un gusto normali. I modelli statistici usati per lo sgtudio hanno aggiustato i risultati per sesso, età, razza/etnia, durata dei sintomi, stato di fumatore e indice di comorbilità e hanno dimostrato che l’olfatto e il gusto alterati rimanevano comunque predittori significativi di risposta positiva alle IgG.
Gli autori dello studio dichiarano che queste informazioni possono essere utili per la consulenza ai pazienti e che dovrebbero essere condotte ricerche ulteriori per comprendere meglio l’insorgenza e la durata della risposta sierologica in questi pazienti.