La Giunta militare che ha ottenuto con la forza il controllo della Birmania avrebbe ora creato anche una lista di profili sgraditi contenente almeno 20 nomi di web-celebrities, fotografi, attori e musicisti. A rivelarlo è stato ieri, lunedì 4 aprile, il notiziario Global New Light of Myanmar.

Il documento emerso abusivamente sulla Rete rappresenterebbe una comunicazione inviata dal Ministero dell’Informazione ai media locali e alle agenzie di produzione e sarebbe da intendersi come diffida dal fornire spazio a intellettuali, artisti, musicisti, giornalisti e celebrità varie sui canali ufficiali. Una vera e propria censura di Stato.

Secondo questo documento, tutte le celebrities che sostengono le proteste pro-democrazia in Birmania sarebbero inoltre da silenziare quanto prima in nome della Sezione 505(A) del codice penale, ovvero quella che norma “la diffusione di notizie che influenzano la stabilità dello Stato” e che prevede fino a tre anni di detenzione in carcere.

Sia chiaro, si tratta di un’informazione non verificata e quindi da prendere con la dovuta cautela, tuttavia un simile approccio non sembrerebbe affatto estraneo alla condotta mantenuta fino a oggi dall’attuale establishment, il quale si è macchiato di quasi seicento omicidi, del bombardamento dei villaggi periferici, ma anche della censura massiccia di internet.

La lista segnalata dalla testata birmana menzionava venti nominativi integrati da dettagli sensibili quali fotografie, città d’origine e profili Facebook, tuttavia la Myawaddy TV ha trasmesso parallelamente una “wanted list” contenente almeno sessanta persone colpevoli di aver partecipato o di aver sostenuto le contestazioni dei manifestanti.

 

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