Continua incessantemente la lotta contro il coronavirus e l’OMS sperimenta nuovi metodi per il trattamento della Covid-19.
Nel corso delle ultime ore l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha approvato la sperimentazione della fitoterapia come trattamento della Covid-19. In particolare si tratterebbe di erbe medicinali africane, che verranno testate per combattere SARS-CoV-2 ed, eventualmente, altri virus in futuro.
Tutto questo arriva mesi dopo la curiosa decisione, da parte del presidente del Madagascar, di promuovere un drink a base di artemisia nella lotta contro il coronavirus, fatto che aveva destato non poche controversie in ambito scientifico. L’artemisia, infatti, è una pianta la cui efficacia è stata recentemente provata nella lotta contro la malaria, altra importante problematica sanitaria a livello mondiale.
Negli ultimi giorni gli studiosi dell’organizzazione mondiale della sanità hanno così deciso di approvare un protocollo a base di fitoterapia per la fase 3 dei trial clinici. Non ci resta a questo punto che attendere con impazienza i risultati di questa sperimentazione, confidando che abbia effetti reali e tangibili nella cura dei pazienti affetti da Covid.
In particolare, questo protocollo ha visto la collaborazione dell’organizzazione mondiale della sanità con il centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie, oltre che anche la commissione dell’unione africana per gli affari sociali.
A prender parola a tal proposito è stato il direttore della divisione regionale dell’OMS, Tumusiime, il quale ha dichiarato che se un prodotto della medicina tradizionale è ritenuto sicuro, efficace e di qualità, l’organizzazione mondiale della sanità provvederà ad avviarne la produzione su larga scala, in modo da beneficiarne a livello mondiale.
Ad andare nella stessa direzione delle cure tradizionali troviamo anche Matshidiso Moeti, direttore della sezione africana dell’OMS, il quale ha menzionato lo stesso procedimento attuato negli anni 2000 in Africa per sperimentare medicine tradizionali nei trials clinici.