Seduti sul divano, nel panico per decidere cosa vedere? In questo pezzo vi diciamo quelli che per noi sono i 36 migliori film su Netflix.
Siete da mezz’ora a navigare il catalogo Netflix, lo so, e non sapete cosa scegliere tra i circa due migliaia di film presenti in catalogo. Questa guida/classifica dei migliori film su Netflix nasce proprio per darvi una mano e svoltarvi la serata.
Negli ultimi anni l’offerta del gigante di streaming americano si è estesa a dismisura, e anche il grosso delle produzioni originali ha puntato tutto sul versante cinematografico, ad esempio con Roma di Alfonso Cuarón o Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, o ancora The Irishman del buon Scorsese.
Su Netflix tra produzioni originali e terze parti c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e io cercherò di farvi da Cicerone in un percorso in grado di occupare almeno un mese, ad occhio.
Capiamoci però, questa classifica (non in ordine) sarà una lotta al massacro, abbiamo tutti preferenze diverse e nessuno ha visto tutto; quindi il consiglio è di evitare di rimanere stupiti se dovesse essere assente il vostro film preferito.
Ci saranno ovviamente millemila illustri esclusi, purtroppo, perché selezionare solo 36 titoli una volta aperto il vaso di Pandora è tutto meno che semplice.
Da The Wolf of Wall Street a Roma, da Drive ad Arancia Meccanica, da Zodiac ad American Beauty. Mettetevi comodi per un po’ di grande cinema con i migliori film su Netflix.
American Beauty (1999)
Esordio alla regia cinematografica e vero capolavoro di Sam Mendes (non è 1917), e quindi anche tra i migliori film su Netflix, American Beauty è una dichiarazione di estetica diventata cult nel corso degli anni. Con un Kevin Spacey monumentale, il film di Mendes ci racconta della forza della bellezza più genuina, superandone alla fine l’aspetto sessuale, banalmente erotico e mercificante.
La forza della passione e del bello in American Beauty è come un fulmine divino, nelle immagini come nel narrato, scuote la coscienza dalla monotonia della vita borghese e scatena effetti imprevedibili che per certi versi ricordano anche il nostro caro Pirandello. La bellezza è in tutte le cose, perfino nella danza miracolosa di una busta di plastica.
La grande scommessa (2015)
L’approccio al cinema di Adam McKay è piuttosto peculiare, specie nel montaggio, virando spesso sul grottesco e assumendo un tono scanzonato che esce dal racconto e rompe spesso la quarta parete, mai perdendo però di vista il tema principale. E se questo lo ha dimostrato benissimo di recente con Vice, allo stesso modo lo ha dimostrato con La grande scommessa nel 2015.
Attraverso un cast incredibile con Christian Bale (camaleontico), Brad Pitt, Ryan Gosling e Steve Carrell, McKay narra del come, del quando e del perché della immensa crisi finanziaria del 2008, a partire dal crollo dell’immobiliare in combo con un mercato fraudolento e saturo all’infinito di obbligazioni scoperte.
É un film estremamente frizzante, ma capace pure di colpire e picchiare duro quando necessario, evidenziando le responsabilità criminali alle spalle del disastro e l’inettitudine nascosta dietro chi di dovere. Con tutta probabilità la frode più grande di sempre, da cui ancora facciamo fatica a riprenderci del tutto.
Blade Runner 2049 (2017)
Su Netflix trovate sia il primo Blade Runner di Ridley Scott, sia il sequel del 2017 diretto da Denis Villeneuve, il primo semplicemente un capolavoro di fantascienza cult che ha contribuito a rendere comuni e pop gli immaginari cyberpunk, il secondo un film per impatto sicuramente più debole, ma assolutamente abile nel regalare fotogrammi mozzafiato (Roger Deakins alla fotografia) e nel rispettare le atmosfere dell’originale.
Facciamo quindi che questo invito a vedere 2049 è in realtà un grosso suggerimento a recuperare anche l’originale, che affronta come il seguito soprattutto temi esistenziali a riguardo della coscienza e della natura individuale, muovendosi poi sulla sottile linea dedita a distinguere uomo e macchina, artificio e natura: cosa significa vivere?
Zodiac (2007)
Se combinate le parole thriller e crime, il primo nome che dovrebbe venirvi in mente è quello di David Fincher; se avete visto Mindhunter, ad esempio, saprete sicuramente di cosa sto parlando.
Zodiac, nomen omen, prende come soggetto la scia di sangue del serial killer che sconvolse la costa ovest degli Stati Uniti tra gli anni ’60 e ’70, di cui tutt’ora l’identità è ignota. Il lavoro di Fincher, che figura Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo e Robert Downey Jr. (prima che fosse sinonimo di Iron Man), è un fumoso gioco di inganni, senza certezza, senza speranza, in un continuo affondare in disperazione e ossessione.
Zodiac è un distillato d’ansia e specchio – come il Memorie di un assassino di Bong Joon-ho – di una verità problematica per cui non può esistere un banale lieto fine. Non poteva non essere presente tra i migliori film su Netflix.
Interstellar (2014)
Diretto da Christopher Nolan, Interstellar è uno dei film preferiti in assoluto dal sottoscritto. Joseph Cooper (un grandioso Matthew McConaughey) è uno scienziato in una Terra di un non troppo lontano futuro costretto a partire per lo spazio, attraversare un wormhole e cadere vittima della relatività del tempo, rinunciando così alla propria vita.
Sappiamo tutti che Nolan ha una discreta fissa con lo scorrere del tempo, che qui utilizza più per intenti drammatici che d’azione/d’impatto/thriller (come in Inception), dando vita ad un grande finale e ad uno splendido racconto non lineare, evidenziato anche dalle splendide musiche di Hans Zimmer (ho pianto). Tra l’altro da notare lo sforzo nel dare coerenza scientifica al film, forse anche per questo eccessivamente diluito nel ritmo.
Whiplash (2014)
Se i film di Damien Chazelle rispondono tutti ad una certa riflessione di fondo, allora Whiplash è la dichiarazione di poetica del regista. Whiplash è tutto impostato sul confronto tra il personaggio di Miles Teller, uno studente di batteria jazz, e quello di J.K. Simmons, insegnante del ragazzo.
Il secondo film di Chazelle è un ballo sul precipizio dell’ossessione, dove la passione si tramuta quasi in follia, l’insegnamento praticamente in abuso, e il dolore psicologico diventa anche fisico, fino al limite di ogni possibile sopportazione. Il sonoro conturbante e ripetitivo insieme alla regia convulsa e nevrotica sono quanto di più eloquente possibile trovare nel cinema: qual è il costo dell’eccellenza? Vale la pena sacrificare la vita per passione e ambizione? Sono questioni che troviamo 1:1, più edulcorate, sia in La La Land, sia in First Man.
The Founder (2016)
Se non lo aveste capito da (a caso) Dumbo, Il caso Spotlight e Spider-Man: Homecoming, Michael Keaton è decisamente back in business dopo l’immenso e meritatissimo successo di Birdman, in cui ha in pratica interpretato sé stesso (i parallelismi con gli strascichi del Batman di Burton sono immediati).
Una delle sue performance più memorabili degli ultimi anni è comunque quella di The Founder di John Lee Hancock, dove interpreta Ray Kroc, l’imprenditore che ha portato McDonald’s ad essere quello che conosciamo, nella sua veloce scalata sociale. Da venditore di frullatori di milkshake a uomo d’affari mano a mano sempre più sfacciato e senza scrupoli, quello dell’ascesa di Kroc è senza dubbio uno dei racconti maggiormente interessanti della recente storia americana, e merita un posto in questa classifica dei migliori film su Netflix.
The Irishman (2019)
Come non citare tra i migliori film Netflix una delle migliori produzioni originali del colosso di streaming statunitense, firmata dalla regia di Martin Scorsese, The Irishman. Con un Al Pacino, un Joe Pesci e un Robert De Niro decisamente in forma, al netto del discutibile de-aging, Scorsese porta sul piccolo schermo un gangster movie malinconico che ricorda davvero molto nell’impostazione (ma anche nel cast) il C’era una volta in America di Sergio Leone.
Come il film di Leone, The Irishman si centra sull’inesorabile scorrere della vita e guarda a posteriori un certo tipo di mitizzazione e realtà storica, con uno sguardo inquieto mascherato dall’assenza di empatia verso i singoli protagonisti. Tre ore e mezza a cavallo di diverse linee temporali che vi terranno compagnia per un lungo pomeriggio.
Her (2013)
Siamo tutti in fissa – anche giustamente – con la performance di Joaquin Phoenix in Joker, su Netflix troviamo però un altro grande capolavoro con protagonista il nuovo beniamino del pubblico, Her.
Il film di Spike Jonze con Phoenix ed Amy Adams racconta di uno scrittore di lettere personali (per altri) sconvolto e depresso dal proprio divorzio, che finisce per innamorarsi di una intelligenza artificiale, la cui voce è quella di Scarlett Johansson. É in tutto e per tutto un attestato di distopia e alienazione abbastanza massacrante, che indaga sulla natura delle relazioni, dell’amore, del sesso e dell’eros attraverso il confronto impari tra la sensibile mente umana e l’astrazione della coscienza della macchina.
Animali Notturni (2016)
Diretto da Tom Ford, Animali Notturni non è un film per tutti. Di forte attenzione estetica, avvolto come un thriller psicologico capace di tenervi attaccati alla poltrona e sviluppato su un piano di metanarrazione (racconto nel racconto), il film di Ford rimane volutamente ambiguo su dove inizi la finzione nella finzione e dove invece inizi la realtà nella finzione.
L’insonne Susan Morrow (da cui viene il titolo) di Amy Adams riceve quindi un romanzo del suo ex-marito Edward (Jake Gyllenhaal), che consuma veracemente con fare quasi ossessivo e inquietante, come inquietante ed estremamente crudo è il contenuto del libro.
Animali Notturni vive dell’ansiogeno e terribile rapporto speculare tra romanzo e “realtà”, regalando pure un grande finale che corona gli intenti del film.
Sulla mia pelle (2018)
Tornando in ambito originali Netflix, Sulla mia pelle è un altro must, specie per la rilevanza sociale e di attualità che il film racchiude, mettendo su schermo appunto la assurda storia della morte di Stefano Cucchi, qui interpretato da uno strepitoso ed impressionante Alessandro Borghi, per mano di alcuni elementi dell’arma dei carabinieri.
É un film doppiamente valido, non solo per le mille finezze tecniche nella cupa fotografia e in generale nell’asettica messa in scena, ma soprattutto per la risonanza avuta sull’opinione pubblica italiana, in tandem con la risoluzione del processo che ha portato alla condanna dei responsabili per omicidio preterintenzionale e falso.
Una delle pagine più nere della recente cronaca italiana, di omertà, accanimento e crudeltà indicibile, che Alessio Cremonini denuncia attraverso Borghi nel migliore modo possibile. Rabbia impotente e dolore vi si attaccheranno per certo addosso dopo la visione.
Le iene (1992)
Metto tra i migliori film su Netflix Le iene, esordio alla regia di Quentin Tarantino, ma fate come se vi consigliassi anche Pulp Fiction e Kill Bill (Vol.1 e 2), che sono anch’essi nel catalogo Netflix. La cosa più sorprendente de Le Iene è quanto il cineasta losangelino sia riuscito a fare con un budget risicatissimo e in pratica una singola location – un interno spoglio – per tutto il girato.
Forte delle grandi interpretazioni di Harvey Keitel, Tim Roth e Richard Madsen, Le iene racchiude in nucleo quello che poi Tarantino ha portato avanti per tutta la sua filmografia, dai dialoghi instant cult e serrati alla narrativa non lineare, dai mille momenti pulp/di exploitation agli stalli, agli improvvisi twist e al tono grottesco.
Al buon Quentin basta anche un magazzino vuoto per costruire grande cinema, come scoprì il mondo due anni dopo, una volta fulminato da Pulp Fiction.
Prova a prendermi (2002)
Tra i primi film di cui ho memoria (capitemi, ho vent’anni), Prova a prendermi di Spielberg è uno di quelli per cui provo più affetto, complice pure il dualismo semplicemente perfetto tra i personaggi di Leonardo DiCaprio e Tom Hanks.
Basato su una storia vera e sulla biografia omonima (Catch me if you can), il film ha come protagonista Frank Abagnale, che DiCaprio palesemente nasce per interpretare, talmente bravo da falsificare con crescente audacia assegni ed identità. Ad inseguirlo l’agente dell’FBI Carl Hanratty, ovvero Tom Hanks, e tra i due, in questo gioco del gatto e del topo, finisce per formarsi un rapporto competitivo e di sfida.
Come di norma per molta della filmografia di Spielberg, Prova a prendermi è prima di tutto carismatico, simpatico e vivace intrattenimento, a differenza di molti titoli di questa lista dei migliori film su Netflix, che richiedono uno sforzo maggiore per essere seguiti, apprezzati e davvero compresi.
Storia di un matrimonio (2019)
Diretto da Noah Baumbach, Storia di un matrimonio ha stregato la critica a Venezia lo scorso anno e poi il pubblico prima in sala a distribuzione limitata e poco dopo direttamente su Netflix essendo una produzione originale.
Poggiato quasi del tutto sulla statura di un sempre più super Adam Driver e di una sempre più brava Scarlett Johansson, Storia di un matrimonio è il racconto straziante e problematico della fine di un rapporto, senza riduzioni, inglobando complessità di emozioni e legami. L’amore che finisce, ma che non finisce davvero, o finisce in un senso e non in un altro, l’opera di Baumbach è un vetro capace di rispecchiare quanto contraddittori possiamo essere noi esseri umani e i nostri sentimenti.
É un film anche molto lucido, nel presentare le storture e le deformazioni di un divorzio (vedasi il ruolo di Laura Dern e le conseguenti reazioni a catena), per quanto probabilmente inevitabili. Attenzione: pericolo lacrime a fiotti.
Indiana Jones – La serie (1981-2008)
Come non inserire nella lista dei migliori film su Netflix quello che a tutti gli effetti è uno dei massimi cult pop? Indiana Jones è una delle principali icone degli anni ’80, tra i ruoli più iconici di Harrison Ford insieme ad Han Solo in Star Wars e Deckard in Blade Runner.
Se non avete mai visto un film della serie o semplicemente la volete rivedere, tutti gli episodi – anche il molto bistrattato e recente Il regno del teschio di cristallo – sono sul catalogo Netflix, sinonimo di film d’avventura e ancora oggi parte di quel cinema seminale, intramontabile e godibile di generazione in generazione.
Un quinto capitolo dovrebbero entrare in produzione a breve (se tutto va bene), con James Mangold alla regia al posto di Spielberg.
Chiamami col tuo nome (2017)
Film della consacrazione, tanto che ora è il beniamino di Hollywood, per Timothée Chalamet, e grande successo dalla risonanza internazionale per il nostro Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome è un film sospeso nel tempo.
Immerso nelle calde e limpidi estati delle campagne del cremasco, Elio Perlman fa la conoscenza di uno studente del padre archeologo, venuto in Italia per un dottorato. Con una sensibilità davvero unica nel suo genere, parallela all’energia solare di una stagione rigogliosa, e una colonna sonora straordinaria, Guadagnino tesse la forza erotica tra i due ragazzi così diversi, che per vari tira e molla finiscono per abbandonarsi alla passione e alla reciproca e decisa attrazione sessuale.
Un film sulla scintilla luminosa dell’accettazione totale della vita e del sentimento, senza cui finiamo per essere meri corpi vuoti.
Mad Max: Fury Road (2015)
Ammetto di non avere ancora visto un capitolo di Mad Max (sul catalogo trovate anche l’originale) eccetto l’ultimo lavoro di George Miller, ma per quanto mi riguarda Fury Road fa venire di getto solo un aggettivo in mente: folle. L’ultimo capitolo del franchise avviato nel ’79, con Tom Hardy e Charlize Theron, è un film fuori di testa, immerso nell’immaginario ormai cult altrettanto sotto botta di qualche sostanza stupefacente, con l’azione schizofrenica (in alcuni momenti anche troppo) a fare da eccitante e delle inquadrature incredibili a fare da proiettili per le retine di ogni cinefilo.
Manipolazioni continue del frame rate, una scelta di colori saturi e un montaggio serratissimo danno a Fury Road un’impronta stilistica netta, che è davvero un trip di adrenalina senza eguali e gli dà di diritto un posto nella classifica dei migliori film su Netflix, a priori.
Non solo le modifiche assurde dei veicoli ormai tipiche del franchise, non solo sequenze d’azione allucinanti e idee perché sì tipo una fighissima chitarra elettrica lanciafiamme, ma anche tanto simbolismo e molti temi sottotraccia. Il quarto capitolo di Mad Max valorizza l’identità femminile a tutto tondo con un’inaspettata sensibilità ed evidenzia con estrema crudezza gli estremi della mercificazione della vita umana. Allora chi ha ucciso il mondo?
The Wolf of Wall Street (2013)
A dimostrare la grande versatilità di Martin Scorsese ci pensa in tempi recenti The Wolf of Wall Street, anche conosciuto come il film con cui DiCaprio avrebbe dovuto vincere l’Oscar al posto del The Revenant di Iñárritu. In ogni caso, il cast delle meraviglie (tra cui Jonah Hill, Margot Robbie e Matthew McConaughey), tutto perfettamente in parte, e il soggetto perfetto e sopra le righe della biografia del broker Jordan Redford sono la combo ideale per tre ore di cinema adatto ad ogni tipo di spettatore.
Il cardine del film sono ovviamente la ripidissima scalata sociale e i millemila eccessi del Redford di un perfetto DiCaprio, in scene diventate di culto praticamente già al momento dell’uscita nelle sale. Se non avete visto il film, sono disposto infatti a scommettere che ne abbiate visto almeno un meme o qualche frame, impossibile il contrario.
Potrebbe essere comunque un buon modo, relativamente leggero, per introdurvi alla filmografia di Scorsese, dategli una chance; un po’ una via di mezzo tra Prova a prendermi e La grande scommessa, per descrivervelo alla larga.
It (2017)
Complice il mio essere super fan del romanzo di Stephen King, ho un’attenzione particolare per i due recentissimi film di Muschietti, che tentano quindi di adattare forse una delle opere più complesse da rendere sul grande schermo. Sono tra quelli che ritengono che per It sarebbe ottimale passare per i tempi diluiti della televisione, ma il tentativo di Warner Bros. è più che promosso.
Il primo capitolo, disponibile da poco sul catalogo Netflix, è senza dubbio il più brillante e equilibrato dei due, complice l’opera originale stessa e forse un budget molto più limitato che ha paradossalmente messo a fuoco l’intera produzione, portando a scegliere di discostarsi dalla struttura su binari paralleli del romanzo.
Il film del 2017 è a tutti gli effetti una matura storia di formazione di un gruppo di ragazzi – ancora più netta nella versione cartacea di King – che potrebbe ricordarvi le atmosfere di Stranger Things, quando invece sono stati i fratelli Duffer a prendere dal libro in primo luogo, non scordatevelo.
Un casting perfetto (specchiato da quello altrettanto eccellente del sequel) e una grande fedeltà alla Derry e ai toni del romanzo – tra le vette del genere -, consacrano un adattamento a priori quasi impossibile. Chiaro comunque che difficoltà e deficienze siano evidenti, cosa che emergerà soprattutto nel seguito, per diversi motivi, ma quantomeno il primo capitolo di It merita un posto tra i migliori film su Netflix.
Roma (2018)
Dopo averci deliziato con Gravity, Alfonso Cuarón è tornato all’attenzione del pubblico internazionale con Roma, questa volta con il supporto di Netflix. Forte del nostrano Leone d’oro e di una vittoria agli Oscar per fotografia e regia, Roma è senza la minima ombra di dubbio un film incredibile che dovrebbe essere visto almeno una volta da qualsiasi abbonato al servizio di streaming.
Ricordo ancora la prima visione, che mi fece rimanere fulminato, e non poteva essere altrimenti. Per Cuarón Roma è un qualcosa di intimo, che ricostruisce i ricordi della sua infanzia e attraverso quelli rievoca un paese spezzato, il Messico, il suo grande dramma sociale e la sofferenza dei singoli.
Nonostante il film, a partire dall’utilizzo del bianco e nero e dal tono surreale, sospeso ed onirico della ricostruzione storica, sia ovviamente frutto della rievocazione del regista (qui anche direttore della fotografia e montatore), tutto viene filtrato attraverso gli occhi innocenti della Cleo dell’esordiente Yalitza Aparicio, domestica indigena della famiglia di Cuarón e una sorta di figura materna per il piccolo.
Tralasciando la splendida storia a lieto fine della Aparicio, la sua interpretazione in Roma è semplicemente totale e clamorosa, e il suo sguardo magnetico, che racchiude l’ingenuità infantile della speranza, la dimensione femminile bistrattata e il dolore sentito di un popolo intero, sarà una delle tante cose destinate a rimanervi impresse del film.
Se non è questo un capolavoro, non so cosa possa esserlo.
Panama Papers (2018)
Nella mia personale bolla social ne ho sentito parlare piuttosto bene, ma vero pure che Panama Papers (o il più appropriato The Laundromat, in lingua originale) di Steven Soderbergh, di nuovo produzione originale Netflix, non ha attratto la giusta attenzione e anzi è stato per gran parte bistrattato dalla stampa internazionale.
Come il titolo del film spiega in maniera abbastanza eloquente, il film – presentato a Venezia lo scorso anno in tandem con Storia di un matrimonio – narra da tre prospettive parallele lo scandalo finanziario relativo ai Panama Papers, che per tutto il 2016 ha tenuto banco nei titoli dei vari media.
Antonio Banderas e Gary Oldman (entrambi deliziosamente strepitosi, nonostante non abbiano molto minutaggio) sono Jürgen Mossack e Ramón Fonseca, i due fondatori dell’omonima compagnia coinvolta in affari miliardari di evasione internazionale, qui narratori della struttura praticamente antologica e metacinematografica di quanto messo su schermo da Soderbergh.
Uno dei tre racconti vede centrale Meryl Streep, protagonista dalle prime battute al brillante twist finale delle reali intenzioni di Panama Papers, che gioca ad intrattenere con fare goliardico e gonfia nella sua ora e mezza l’assurdità di personaggi e situazioni, per poi invece svelare definitivamente le carte e sfondare nella denuncia sociale chiara e pronunciata.
Già solo per il paio di idee stellari con cui Soderbergh chiude il film, Panama Papers merita un posto tra i migliori film su Netflix.
2001: Odissea nello spazio (1968)
Il film probabilmente più celebre insieme a Shining nella già celebre filmografia del già celebre regista dei registi Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio è uno dei capolavori cult che vanno recuperati (o rivisti) a priori, indipendentemente dai gusti e dalle preferenze personali.
2001 è un concentrato direi piuttosto unico di immensa tecnica (famosi ad esempio il match cut da preistoria a futuro dell’osso che diventa stazione spaziale e la sequenza con valzer successiva), precisa estetica e indagine filosofica, sia sul genere umano, la sua evoluzione e i suoi archetipi, sia all’estremo opposto su quella che può essere la pseudo-psiche di un’intelligenza artificiale.
Sono temi che forse nel moderno cinema di fantascienza non siamo così sconvolti nel notare e apprezzare, ma il fatto che Kubrick sia riuscito a portarli avanti nelle sale del 1968, spezzando ogni costrizione temporale dell’intreccio e con una ricchezza artistica mai più ripetuta, è a tutti gli effetti qualcosa di molto simile ad un miracolo. Miracolo che ha trovato nei decenni il giusto seguito, visto anche quanto il film sia stato infinitamente fecondo per il genere sci-fi tutto.
Una conclusione volutamente criptica e al limite di un trip lisergico, dove l’uomo si eleva e il tempo cessa di avere significato e dimensione, è forse lo step meno accessibile di un’Opera senza eguali, che si presta a mille discussioni ed interpretazioni. E in questo spesso sta il genio.
Se mi lasci ti cancello (2004)
Con protagonisti Kate Winslet e un Jim Carrey che ribadisce di essere un gigante anche nel drammatico, Se mi lasci ti cancello è un grandissimo film che parte come tante dalla propulsione di un concept (che evito di spiegarvi visto quanto sia spoiler).
La perla di Michel Gondry, alimentata quasi totalmente dalla malinconia della meravigliosa sceneggiatura di Charlie Kaufman, è una splendida rappresentazione circolare di come il vero legame romantico tra due individui sia sostanzialmente cieco e inarrestabile, in grado di valicare i limiti della memoria e ripristinarsi nonostante ferite e differenze.
Il fatto di avere contaminato il tutto con un pizzico di fantascienza, in un immaginario altrimenti non dissimile dalla realtà, strania abbastanza e dà risalto a quelle modalità alienanti, innaturali e relativamente ciniche su cui si muove il montaggio non lineare del film, che lascia la propria ingegnosa chiave di volta solo all’ultima manciata di minuti.
Edge of Tomorrow – Senza domani (2014)
Il mio guilty pleasure che ho voluto inserire in questa classifica dei migliori film su Netflix, Edge of Tomorrow – Senza domani, è un action sci-fi che avrò visto almeno un 4/5 volte. Parte da un’idea piuttosto semplice, che lo accumuna se vogliamo al classico loop di un videogioco: vivi, muori, ripeti, recita la tagline del film.
É il 2015, e i Mimic, degli alieni arrivati da un asteroide, hanno invaso gran parte del territorio europeo. William Cage (Tom Cruise) è un mero ufficiale di pubbliche relazioni della coalizione armata internazionale, ma viene spedito degradato sul campo dello scontro per l’invasione del territorio francese, per poi essere ucciso dal sangue acido di un Mimic.
Dopo quell’evento, ad ogni morte sul campo di battaglia Cage finisce per risvegliarsi all’inizio della giornata, migliorando sempre di più nel combattimento e alleandosi con l’eroina Rita Vrataski (Emily Blunt).
Il parto di Doug Liman (già regista di Mr. and Mrs. Smith e di The Bourne Identity) penso sia il film con le minori pretese tra quelli presenti in questa classifica dei migliori film su Netflix, ma ha una trama che intrattiene con più di qualche guizzo e idea interessante, oltre a poggiarsi su valori produttivi decisamente sostenuti (178 milioni $ di budget).
Dogman (2018)
Diretto da Matteo Garrone, Dogman è stato uno dei film più chiacchierati del panorama nostrano del 2018, complice pure la presenza a Cannes e la vittoria del bravissimo Marcello Fonte come migliore attore alla kermesse francese.
Dogman – ispirato a fatti realmente accaduti nel 1988 alla Magliana, a Roma – narra di quella che è ed era la realtà di molte periferie italiane, lasciate allo sbando della criminalità allo scapito degli individui più deboli ed esposti. Marcello è un uomo, un padre, che vive di un lavoro umile (ha un locale di toelettatura per cani, da qui il nome) e del tessuto sociale dei negozianti e degli abitanti della borgata.
Vessato da Simone, un tossicodipendente che causa grandi problemi alla pacifica comunità, Marcello smarrisce a causa dell’esasperazione ogni cosa, compreso il raziocinio. Molti di voi conosceranno già la vicenda di orrenda cronaca nera, che Garrone rielabora con attenzione sia rispetto al ristretto e modesto universo di Marcello, sia rispetto ad un omicidio che suggerisce non poche tinte grottesche.
Un film che vale la pena di essere visto già solo per l’interpretazione di Fonte (vi invito ad informarvi sulla sua storia), senza cui Dogman non riuscirebbe a rendere così bene l’asfissia del vuoto lasciato da violenza e solitudine.
Baby Driver (2017)
Baby Driver, ultimo film di Edgar Wright, è un film decisamente memorabile e diventato velocemente di culto, pur essendo molto recente. Baby è un ragazzo che è sopravvissuto da piccolo all’incidente in cui è rimasto orfano, rimanendo però con un forte acufene per fuggire da cui si bombarda continuamente di musica con degli auricolari (oggi iconici).
Costretto in un loop vizioso di rapine, vista la sua eccellente abilità al volante, Baby cerca di fuggire da una vita pericolosa e allo sbando, ma non tutto va per il verso giusto.
Baby Driver deve la sua celebrità alla firma caricaturale, pop e su di giri di Wright, con sequenze da standing ovation immediata (lo scontro finale del film con il personaggio di Jon Hamm), ad un protagonista più che carismatico (molto bene Ansel Elgort) e all’utilizzo costante ed organico della colonna sonora. Attendiamo tutti il sequel con una certa smania.
Il discorso del re (2010)
Dimenticando magari la debacle di Cats, praticamente demolito da chiunque, boxoffice e critica, nel 2010 Tom Hooper dirigeva Il discorso del re, il racconto meraviglioso, incardinato sulle performance di Colin Firth e Geoffrey Rush, della storia di Giorgio VI e della sua balbuzie, a cavallo della sua ascesa al trono di Inghilterra poco prima dello scoppio degli eventi provanti della seconda guerra mondiale.
Prima ancora di essere di eccellente fattura (ma sono trascorsi anche diversi anni dalla mia ultima visione), Il discorso del re sceglie quindi di concentrare gran parte della propria potenza di fuoco al fine di sensibilizzare su quello che è un tema spesso bistratto e purtroppo crudelmente deriso dall’esterno.
La balbuzie di cui tratta la sceneggiatura di David Seidler è una subdola prigione comunicativa che colpisce alle spalle, intaccando la dignità della persona specie nel momento in cui più è esposta, ovvero in pubblico.
A partire dal soggetto (di certo l’incubo massimo di qualsiasi balbuziente) e dalla sua risoluzione, Il discorso del re fa uno straordinario lavoro nel sensibilizzare sulla problematica (e solo per questo merita un posto tra i migliori film su Netflix), oltre che nel caratterizzare la splendida e conflittuale amicizia tra logopedista e paziente, inversione di ruoli tra reale e suddito.
La città incantata (2001)
Con l’arrivo in massa di buona parte del catalogo di Studio Ghibli sul catalogo Netflix, avete circa una ventina di film d’animazione da recuperare, e per questo vi rimando al nostro tag dedicato, dove trovate tanti e diversi approfondimenti che vi spigheranno molto meglio di quanto possa fare io il valore dei film più noti di quel genio di Hayao Miyazaki.
Ne prendo uno per ghermirli, ma fate come si vi consigliassi di vederli in blocco. La città incantata vede una ragazzina di nome Chihiro arrivare con la sua famiglia in quello che dall’esterno sembra un semplice parco divertimenti abbandonato. Si ritroverà invece in un mondo di spiriti, con i propri genitori trasformati in maiali.
L’unico modo per sopravvivere è iniziare a lavorare in quella che sembra una strana struttura di bagni pubblici, a costo però di perdere il proprio nome e di conseguenza sacrificare la propria persona.
Celebrato da un premio Oscar nel 2003 e dal plebiscito assoluto ricevuto, La città incantata vanta lo stile di animazione delizioso oggi immediatamente associato alla firma di Miyazaki e Studio Ghibli, narrando una storia dai fortissimi connotati allegorici. Il consumismo, l’ingordigia umana, le sue violenze sull’ambiente, l’infanzia e la questione dell’identità in una società alienante sono tutti temi molto affrontati e calcati, trasportati in un immaginario nipponico fantasy e sognante.
Il Padrino (1972)
Tra i film più di culto della storia del cinema e forse cult per definizione (non che ci sia grande bisogno di dimostrarlo, Il Padrino è segnato a fuoco nella mente di chiunque si appassioni di cinema o ne sia semplicemente attratto. Il capolavoro senza tempo di Francis Ford Coppola non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, un’opera perfetta e rifinita in maniera superba, dalla scura fotografia al montaggio, con una sceneggiatura clamorosa, e arricchita da un cast solidissimo, tra tutti come ovvio Marlon Brando e Al Pacino, di cui il film sarebbe stato il trampolino di lancio.
Nel caso non sappiate di cosa sto parlando, Il Padrino narra la parabola della famiglia Corleone, mettendo sotto i riflettori l’ascesa al potere del figlio minore del boss Vito, Michael, nella sua lenta scalata verso il male e la completa corruzione morale (la stupenda e geniale sequenza del battesimo è esemplare).
Unico appunto: su Netflix sono presenti anche i due sequel, così da poter fare una completa full immersion, ma mettete in conto che per vedere l’intera trilogia occorreranno qualcosa come dieci ore. Ritagliatevi un po’ di tempo.
The Departed – Il bene e il male (2006)
Terzo e ultimo film di Martin Scorsese in questa classifica dei migliori film su Netflix, The Departed è un thriller con qualche tinta da noir e gangster movie che ha razziato i premi della Academy nel 2007 e conquistato un grande favore di pubblico e critica. La tensione del film, lucido e spietato nei suoi ripetuti twist senza cerimoniali, cresce tutta sul conflitto speculare e all’inizio nemmeno esplicito tra i due protagonisti, i personaggi di DiCaprio e Matt Damon, che il film raccorda ed intreccia più volte prima del definitivo faccia a faccia.
DiCaprio è Billy Costigan, un poliziotto infiltratosi nella malavita irlandese di Boston guidata da Frank Costello, ovvero Jack Nicholson. Matt Damon è invece Colin Sullivan, figlioccio di Costello e a sua volta infiltratosi nella polizia, insospettabile dopo anni di addestramento. Un finale abbastanza spiazzante per un film che viaggia alternato, parallelo e duale su due personaggi che senza rendersene conto giocano come ombre reciprocamente ad inseguirsi e danneggiarsi.
Split (2016)
Considerando la distanza temporale rispetto alla moderna era dei cinecomic, avviata al cinema nelle diverse tendenze da Il Cavaliere Oscuro ed Iron Man, è davvero sorprendente quanto sia stato al tempo visionario Shyamalan con Unbreakable, purtroppo da poco non più disponibile su Netflix. Al posto di Unbreakable c’è pero Split, il secondo capitolo della trilogia a cui appartiene, conclusa con Glass l’anno scorso.
In realtà nessuno era a conoscenza che Split sarebbe stato un seguito di Unbreakable, in quanto dopotutto sono due progetti estremamente diversi, quasi agli antipodi. Se Unbreakable è un cinecomic molto à la Lo chiamavano Jeeg Robot, per intenderci, Split è a metà tra un horror e un thriller psicologico, che mette al centro la performance impressionante di James McAvoy, affiancata da quella ugualmente convincente di Anya Taylor-Joy.
Kevin Wendell Crumb soffre a causa di diversi importanti traumi (chiariti per bene solo nel sequel) di un disturbo dissociativo della personalità, e McAvoy si trova quindi ad interpretarlo muovendosi in scioltezza tra un qualcosa come una decina di identità diverse. Vederlo mutare da un approccio all’altro ha dell’incredibile, e anche solo per questo Split merita un posto tra i migliori film su Netflix.
Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011)
La serie di Mission: Impossible, a partire dal film del ’96 di De Palma, è stato da sempre sinonimo di cinema d’azione, e gli ultimi episodi non fanno che sottolinearlo e dimostrarlo. Se normalmente di seguito in seguito si finisce per diluire le idee e spingerle oltre i limiti, con Mission: Impossible paradossalmente più si va avanti, più la formula migliora.
Dal 2011, con Protocollo fantasma di Brad Bird, la serie ha preso il volo e trovato una sua vivace identità dopo gli episodi molto discutibili di John Woo e JJ Abrams. Tom Cruise in ogni caso rimane il vero grande ingranaggio fondamentale di ogni capitolo, con i suoi stunt fuori dal mondo diventati forse più celebri dei film stessi.
Nel caso di Protocollo Fantasma, ad esempio, vediamo il buon Ethan Hunt di Cruise arrampicarsi sul Burj Khalifa di Dubai, mentre nel suo seguito, Rogue Nation, che trovate ugualmente su Netflix, lo vediamo afferrare con nonchalance un aereo in decollo. Rischioso e al limite quanto vi pare, ma alla fine adoriamo tutti quell’uomo e le follie che riesce a portare avanti.
Anche il sesto capitolo, Fallout, vero capolavoro nel suo genere di questo nuovo corso, è da poco disponibile sul catalogo. Aspettiamo con ansia i due sequel in produzione.
The Truman Show (1998)
Secondo film con protagonista Jim Carrey di questo pezzo sui migliori film su Netflix, The Truman Show è un altro capolavoro che non credo necessiti di grandi presentazioni, diventato al pari del 1984 orwelliano (su carta, ovviamente) espressione emblematica del disagio e dell’insofferenza nel modo in cui viene costruita la percezione della realtà e gestita la sfera privata umana nella contemporaneità.
Anche il concept del film in sé è piuttosto didascalico e retorico, con Carrey come – appunto – Truman, dall’inizio della sua vita inconsapevolmente al centro di un reality show 24 ore su 24. In un processo di vera e propria emancipazione, notando mano a mano le clamorose discrepanze in questo mondo su misura, Truman inizia a capire la verità delle cose: la questione, gettata e lasciata volutamente in sospeso, è se veramente ne esista una.
Il finale di The Truman Show rimane un momento di cinema indimenticabile, talmente cult e attuale da essere chiarissimo anche a chiunque non abbia mai visto il film: un’inquadratura magnifica diventata simbolo di una liberazione totale e catartica forse irraggiungibile.
Kong: Skull Island (2017)
Concludiamo questo infinito pezzo sui migliori film su Netflix con un po’ di sano cinema tamarro. Parte del MonsterVerse, universo narrativo di cui sono parte anche il Godzilla di Gareth Edwards e il recente Godzilla II: King of the Monsters, Kong: Skull Island introduce nell’immaginario il mega-gorilla che tutti siamo abituati a conoscere, senza le pretese raffinate e drammatiche del film di Edwards.
Kong: Skull Island è semplicemente un giro sulle montagne russe di un’isola popolata da un ecosistema assurdo e letale, con gli umani volutamente macchiette (si veda i personaggi al limite della caricatura di Samuel L. Jackson o John Goodman) di fronte a bestie maestose con cui non possono competere. La base del racconto è più o meno la solita: soldati bombardano per ricerche scientifiche, fanno un disastro, fanno girare i cosiddetti a Kong e scatenano un effetto a catena a causa di cui muoiono mano a mano come formiche.
Oltre all’essere un guilty pleasure perfetto per spendere un pomeriggio non particolarmente impegnato, Kong: Skull Island vanta anche un’ottima fotografia di tonalità calde e sature, aiutata da una vistosa correzione colore; lo stesso approccio utilizzato – con intenzioni diverse e con più insistenza – nel secondo capitolo di Godzilla.
Un sequel che vedrà lo scontro tra Godzilla e Kong (cresciuto) è in arrivo alla fine di quest’anno.
Space Jam (1996)
Sono almeno una decina di anni che non vedo Space Jam, ma è bastato il logo del seguito in arrivo nel 2021 per attivare una vagonata di ricordi dalla mia infanzia. Tra i film simbolo degli anni ’90, non ho dubbi che chiunque stia leggendo questo articolo abbia visto almeno una volta una delle produzioni più celebri marchiate Warner Bros.
La cosa però che forse non sapevate è che Space Jam è disponibile su Netflix (e anche su Prime Video), e questa potrebbe essere un’ottima occasione per fare un ripasso in vista del prossimo anno. Divertente e in grado di intrattenere dall’inizio alla fine, forte del carisma dei personaggi animati Warner e di un’icona del basket come Michael Jordan, Space Jam, per quanto ricordi, può senza pretese accompagnare un’ora e mezza spensierata e catturare l’attenzione pure dei più piccoli spettatori, destinati a rimanerne incantati. E poi, chi non ha mai preso una cotta per Lola Bunny?
Quali sono i film che in questi giorni, su Netflix, state recuperando? Quali tra questi rientrano tra i vostri preferiti? Fatecelo sapere nei commenti!
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