L’ottava giornata del 70° Festival del Cinema di Cannes è dedicata alla figlia d’arte Sofia Coppola, che porta in concorso il thriller in costume The Beguiled – L’inganno, tratto dal libro A Painted Devil scritto da Thomas P. Cullinan.
Tra gli autori più attesi di questo Cannes, che ancora stenta a lasciare il segno, c’è Sofia Coppola con il suo The Beguiled.
Tratto dal romanzo di metà anni sessanta, The Beguiled vanta già di una trasposizione cinematografica del 1971 diretta da Don Segels conosciuta con il nome di La Notte Brava del Soldato Jonathan. Protagonista del film di Segels, nei panni caporale nordista Jonathan McBarney, c’era Clint Eastwood, oggi interpretato da Colin Farrel nel film di Sofia Coppola.
La storia è ambientata nel 1863 durante la Guerra di Secessione americana ed ha come protagonista il caporale nordista McBarney il quale, dopo essersi rifugiato in un bosco del Sud, reduce di una brutta ferita di guerra, viene ritrovato da una delle ragazze più piccole dell’istituto femminile di Miss Martha (Nicole Kidman).
Il soldato viene accolto nell’istituto e curato, sebbene sia Miss Martha che l’insegnante Edwina (Kirsten Dunst) non sappiano se consegnarlo ai sudisti oppure no.
La solitudine, il tempo di guerra e la convivenza di molte donne d’età differente, presto fa abituare l’intero gruppo all’idea di aver un uomo in casa. E se le bambine sono esaltate dall’idea di avere una figura maschile e protettiva all’interno dell’istituto, Miss Martha, Edwina e la più matura delle studentesse, Alicia (Elle Fanning), iniziano a provare un’attrattiva sensuale per l’uomo.
Dalla scoperta sessuale di Alicia al risveglio di Miss Martha, passando la lotta tra il lasciarsi andare o meno di Edwina, il thriller della Coppola assume sulle prime delle sfumature molto più erotiche, dove la tensione tra le donne viene consumata tra finte lusinghe, eleganti frecciatine e giochi di parole.
Sofia Coppola costruisce molte delle sequenze usando un linguaggio che rimanda sempre a un duplice significato, spesso e volentieri sessuale, dove perfino un “apple pie” diventa uno strumento per stuzzicare l’uomo, macchiando di perversione anche l’innocenza delle più giovani.
Il tutto non genera un vero e proprio scandalo, ma più un quadro paradossale e sarcastico, dove lo spettatore stesso viene stimolato, lasciandosi andare al risolino e a una smorfietta di imprevista complicità.
Tra rigore e desiderio, The Beguiled è un vero e proprio gioco di donna dove, l’unica presenza maschile della situazione, si sente da prima lusingato e successivamente incastrato in una trappola che può finire solo in unico modo.
Sofia Coppola è molto brava nello sfruttare tutti gli elementi che ha a sua disposizione, partendo prima di tutto dalla contestualizzazione storica e sociale. Da una parte il bisogno di carnalità, di passione di donne più mature o molto più giovani, che nella castrazione imposta dalla guerra vedono la loro vita scorrere con un rigore innaturale e alienante, dall’altra parte la solidarietà femminile che unirà tutte le protagoniste dell’istituto, comprese le più giovane, ad allearsi contro un unico nemico.
Il desiderio, ben presto, si trasforma in rabbia e vendetta, mascherato da terrore e disperazione. La purezza infantile viene macchiata da un sadico istinto di sopravvivenza che coinvolgerà perfino le più giovani. Nella delicatezza delle bambine, tra la paura e il dover difendere la propria casa, si insinua la malizia, la consapevolezza di dover agire.
Ed improvvisamente l’idilliaco quadro di serenità dipinto inizialmente dalla figlia del famoso regista Francis Ford Coppola, diventa un’arguta pianificazione ai danni dell’unico personaggio maschile della storia, elemento disturbante, portatore di caos e ipocrita.
Sofia Coppola sposta la guerra dall’esterno all’interno, portando avanti un’interessante riflessione tra l’essere donna e l’essere uomo.
Interessante, infatti, è la divisione del pubblico che ha trovato un maggior favore da parte proprio delle critica femminile. Del resto, senza andare a scomodare il femminismo estremo, in questo film essere uomo non è una cosa positiva e non lo si augura a nessuno.
Oltre alla composizione tecnica dell’immagine, che sappiamo ha sempre fatto parte dello stile della Coppola, mettendo in scena quasi dei quadri più che delle semplici immagini, ciò che colpisce di più è la profondità della struttura narrativa e della psicologia dei personaggi.
Pur non avendo un eclatante approfondimento, questo giardino di vergini omicide è irresistibile e carismatico. Dalla definizione dei dialoghi al cambiamento, quasi diabolico, delle stesse protagoniste più giovani, Sofia Coppola trasporta in un mondo di guerriere.
Guerriere dalla pelle color del latte, tratti angelici ma che sanno essere più velenose di qualsiasi altra vipera.
Innocentemente sensuali, sadicamente fragili. Donne pronte a tutte pur di vincere la propria guerra. Un film dove gli attori vivono in un totale stato di grazia e trasportano lo spettatore in un racconto spietato, ironicamente paradossale e grottesco.
Un quadro celestiale e inquietante nel medesimo tempo e che porta Sofia Coppola a un livello superiore.
Dopo le ultime pellicole poco convincenti, Sofia Coppola decide di non abbassare la testa di fronte a niente e nessuno. Un film che, per ora, si mostra tra i migliori del concorso. Semplice ed efficace, in una perfetta ora e mezza la Coppola parla di romanticismo, passione, sesso, paura e morte.
Essenziale, senza dilungare il racconto in banalità, dialoghi inutili e didascalici, The Beguiled sa esattamente dove andare a puntare, portando un po’ di pepe in un Cannes fin troppo sottotono.