Pugni, pupe e pallottole: tre ingredienti con la P che in un film action che si rispetti non devono mai mancare. Ma di certo, se inseriamo anche parkour e poteri-PSI la ricetta si fa ancora più golosa. Se la ciliegina si chiama POV, o Punto di Vista in prima persona, siamo davanti a qualcosa degno di Masterchef.

Ok, devo smetterla di scrivere a stomaco vuoto, ma spero apprezzerai lo svolazzo stilistico: è arrivato nei cinema Hardcore!, e se ancora non sai di cosa si tratta, beh, intanto vatti a leggere il mio articolo precedente e poi… sciallati il trailerozzo che sviscera (in ogni senso) l’intera operazione:

 

 

Tutto nasce dalla testa fieramente bacata del musicista e filmmaker russo Ilya Naishuller, che dopo aver messo su un gruppo punk-rock di discreto successo in patria, i Biting Elbows, si mette in testa di girare i video di un paio di canzoni completamente in soggettiva.

50 anni di storia dei film d’azione condensati.

Dopo la prova generale con “The Stampede” arriva l’opera che ti svolta la carriera, ovvero il potentissimo video di “Bad Motherfucker”, praticamente 50 anni di storia dei film d’azione condensati in 5 minuti tra esecuzioni, mafiosi macellati, inseguimenti in auto, salti sui tetti, tette e teletrasporti.

Un lavoretto niente male, realizzato maltrattando parecchi stuntman e GoPro, che è diventato un vero e proprio fenomeno virale, raggiungendo oltre 120 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo (tenendo contro delle varie piattaforme su cui è stato caricato, profili ufficiali e non, rilanci e rip-off…).

Ora, pensa di essere nei panni del giovane Ilya.

Sai di aver fatto qualcosa di grosso, spettacolare, nerd, piacione e adrenalinico.

 

Vedi che sta ottenendo un successo spropositato. A quel punto, io starei ben attento a non perdere neppure una telefonata.

Pronto, chi spara?

Pronto, chi spara?

 

Impossibile che tra le milioni di views non ci fosse quella di qualcuno che conta. Da che mondo e mondo, le idee innovative/provocatorie dei videomaker sono sempre state saccheggiate – nel bene e nel male – dal cinema mainstream e non si contano più i clippari che hanno fatto il grande salto, pur con esiti alterni, sul grande schermo.

 

 

 

Hardcore: dalla Russia con furore

Salta fuori che uno dei più impressionati spettatori di Bad Motherfucker è uno degli uomini più potenti dell’industria cinematografica russa, quel losco figuro che risponde al nome di Timur Bekmambetov, già autore del patrio kolossal I Guardiani della Notte, di robetta “ammeregana” come Wanted e il prossimo remake di Ben-Hur, e produttore sagace di cose tipo 9 e Unfriended.

Ilya: “Pronto?”
Timur: “Yo, giovane, mi fai un Bad Motherfucker di 90 minuti?”

E bòn. Bekmambetov racconta alla stampa: “Ci sono tre fattori principali che mi attirano di un progetto: originalità, coraggio e un concept interessante. Quel video era davvero unico e insolito. Qualcosa che inizialmente appare come pura e semplice follia si rivela un progetto molto ben pianificato e razionale. Il procedimento attraverso il quale Ilya è riuscito a ottenere questo effetto rappresenta una delle sue risorse di maggior valore”.

 

Non dimentichiamo il fattore #turbofiga, please

Non dimentichiamo il fattore #turbofiga, please.

 

Siccome leggere tra le righe è importante, chiariamo: Bekmambetov non sarà questo regista fine (anzi, personalmente un pochino lo mal digerisco per la grevità congenita che si porta dietro) però come produttore ha occhio.

E dice chiaramente che quello che poteva risultare un pastrocchio senza capo né coda si è rivelato un video con una trama, per quanto esile, ricco di trovare originali e umorismo.

Quindi… il ragazzo sa scrivere, non solo girare, e può tenere in piedi una baracca più grossa.

Sarà vero? Beh, il film l’ho visto e posso assicurare che il rischio più grosso, quello di creare un baraccone fracassone senza anima o straccio di storiellina che generi un minimo di interesse, è ampiamente evitato.

Un action adrenalinico sostenuto da un’idea audace

Hardcore! non vuol essere quello che non è: un action adrenalinico sostenuto da un’idea audace (il POV) che intrattiene e diverte ricreando la sensazione di vivere uno scatenato sparatutto in soggettiva dal sapore fantascientifico.

 

Hardcore!

Dichiarazione di intenti

 

Ilya Naishuller, su questo, ha le idee chiarissime: “Il cinema d’azione ha sempre prosperato lì dove riusciva a dare la sensazione di partecipare a situazioni pericolose che nella vita reale la maggior parte delle persone eviterebbe.”

“L’obiettivo di Hardcore! era allontanare ulteriormente questo limite, mettendo lo spettatore direttamente nel corpo del protagonista, permettendogli di vivere direttamente quelle sensazioni emozionanti e primordiali a cui generalmente assiste da una distanza più sicura”.

In questo senso, missione compiuta, eccome. Aspettati di saltare sulla poltroncina quasi provando dolore e pensando di saltare su tetti e correre su impalcature sospese nel vuoto… o magari lanciare poveri passanti ignari già per una scala mobile.

 

 

Adrenalina, senza fretta

La gestazione del film è durata quasi tre anni, segno che la lavorazione è andata avanti senza fretta, dando tempo all’autore di poter capire come imbastire l’opera ma soprattutto come realizzarla materialmente: non è un caso se il successone della campagna di crowdfunding ha dato il “la” decisivo a un progetto che comunque stava già rastrellando soldi in patria e negli USA.

 

Hardcore!

Un soldino per le tue interiora.

 

Progetti come questo hanno bisogno di tastare il polso del pubblico, e magare capire già se esiste una “base” di spettatori interessata e disposta a sostenere con entusiasmo l’idea e poi aiutare il film col passaparola. Vedi qui la pagina su Indiegogo che ci insegna molto su come si fomenta l’hype per una pellicola in pre-lavorazione!

Con un protagonista che non avrebbe avuto una faccia (ma si vedrà mai? Corri al cinema per scoprirlo) serviva però almeno un nome – o un volto – riconoscibile per dare un piccolo punto di riferimento allo spettatore.

Ecco allora l’idea – brillante – della spalla/ma non troppo dell’eroe, che Ilya ha individuato fin da subito nel protagonista di District 9 (e villain di Elysium) Sharlto Copley.

L’attore sudafricano, dalla spiccata simpatia e dall’accento inconfondibile, avrebbe accettato solo se stimolato da una parte scritta in modo brillante: ecco l’idea di dare a Jimmy – questo il nome del sidekick pazzoide – una decina di volti diversi. Una sfida irrinunciabile per qualsiasi attore, figuriamoci se inserita in un film folle e lanciato a mille all’ora contro ogni genere di stunt.

 

Hardcore!

Come dire di no?

 

 

 

Come nasce un assassino in POV

Naishuller sapeva di dover fare le cose in grande per superare quello che “in piccolo” era già un capolavoro di azione, umorismo, adrenalina e trovate geniali.

Con un team di lavoro ristretto e flessibile, ha provato (e distrutto) centinaia di attrezzature basate sulle GoPro.

Tutto doveva essere filmato nello stesso modo ma sono s poteva creare una frattura troppo forte fra scene ipercinetiche e statiche.

Raramente nel cinema, settore dove si punta fortemente alle sicurezze e agli “standard” produttivi, si vede un sistema di lavoro del genere. E questo è stato un bene, considerate le acque sconosciute in cui si sono trovati i realizzatori.

 

Boom baby!

Boom baby!

Ogni volta che riuscivamo a girare una sequenza complicata, la sensazione di essere i primi a farlo dava sia a me che alla truppe una forte spinta creativa.

ricorda Ilya, e ne ha ben donde!

E non si tratta solo di far saltare Henry su un elicottero in volo: la parte sicuramente più difficoltosa è stata quella di far capire gli stati d’animo del protagonista non potendo mostrare la sua faccia, quindi dovendo tradurre i pensieri in qualcosa di fisico, azioni e reazioni. Ci sono dei momenti davvero curiosi e divertenti, in tal senso.

 

 

Go! Go! Go! GoPro!

Dopo aver visto “bad Motherfucker”, era impossibile che i produttori della famosa action-cam stessero con le mani in mano. Gregg DiLeo, a capo della sezione Sports Marketing della GoPro, ha chiamato Ilya per congratularsi. Saltato a bordo della produzione del film, non soltanto ha permesso di risolvere questioni tecniche in tempo reale (anche durante la notte, LOL) ma ha reso possibile sostituite le centinaia di camere distrutte in un giorno, cosa che ha permesso al film di essere girato in tempi accettabili.

 

HARDCORE

 

Girare “a puntate”? Si può fare.

Infatti, giusto per informazione, Hardcore! è stato per varie ragioni (maltempo, disponibilità degli attori e dei tecnici) girato in tre blocchi separati con tre direttori della fotografia diversi.

Il primo blocco risale addirittura al giugno del 2013, e gli altri praticamente alle estati degli anni seguenti. Non avendo neppure girato in senso cronologico, il rischio pastrocchio era dietro l’angolo. Invece, non solo visivamente il film è vario ma coerente, ma regge pure l’occhio critico dello spettatore che cerca un fluido scorrere degli eventi.

 

HARDCORE

 

Per chiarire, sarà pure un film esagerato e fracassone, con un sottile filo di trama, ma credimi se ti dico che ha molta più logica, paradossalmente, di tanti blockbuster che dovrebbero fare dell’intrattenimento ben costruito il loro punto di forza…

Comunque, GoPro ha dato accesso al team di Naishuller ad alcuni software che permettono di controllare l’esposizione, gli stessi che poi sono stati incorporati nell’ultima generazione delle action-cam.

Per le riprese sono state utilizzate quasi esclusivamente delle GoPro Hero 3 Black Edition.

 

 

 

Hardcore è al cinema dal 13 aprile. Scopri tutto sul cinema sul nostro hub dedicato: leganerd.com/hardcore