Lo ammetto: mi piace vedere i remake cinematografici.
Può sembrare un’affermazione azzardata, per uno che si professa cinefilo, dato che nell’opinione generale i remake stanno di solito un gradino sotto i film di Alvaro Vitali (con tutto il rispetto per i film di Alvaro Vitali).
Lasciami spiegare. Da buon over-thinker mi fa piacere sognare che, quando viene messo in cantiere il rifacimento di un film del passato, sia sempre per una serie di nobili motivi. So bene che spesso non è così, e il motivo è uno e uno soltanto:
Ma a sedici anni ho visto Psycho di Gus Van Sant e mi sono semi-convinto che qualcuno può rifare anche un capolavoro e uscirne bene, se ama il cinema e la materia di partenza. Non sempre, però, abbiamo la fortuna di trovarci davanti autori moderni che rifanno autori del passato. Anzi, diciamo pure che sono casi molto rari.
Quando si parla di cinema di genere, poi, è tutto (o quasi) un piangere. Molto spesso grandi classici della fantascienza e dell’horror finiscono nelle mani di clippari al primo lungometraggio o registi freschi di indie-scene dalle dubbie capacità effettive nel maneggiare film di impianto “classico”.
Sono un appassionato di remake perché sono un rompiscatole pignolo della struttura narrativa, e non – come di sicuro hai pensato all’inizio – uno spettatore di bocca buona. Non ho una memoria esagerata per i dettagli, ma quando mi si vanno a toccare pellicole con cui sono cresciuto divento una bestia assetata di sangue. Perché il vero problema è che in gran parte dei casi i remake falliscono nella cosa più semplice: ricreare la dannata atmosfera che aveva reso grande la storia originale.
Ci si perde in regie contorte, inutili arzigogoli di trama, falsi “aggiornamenti” dello scenario, superficiali approfondimenti/reinvenzioni dei personaggi. E il tutto va a farsi benedire, risultando, nel migliore dei casi, superfluo (non stiamo a citare il peggiore dei casi, se no finiamo nel turpiloquio)
Giovedì 2 luglio esce il remake di Poltergeist, il classicone dei film spaventosi per famiglie firmato Steven Spielberg-Tobe Hooper.
Un’operazione da far tremare i polsi a chiunque… e non soltanto per la storia della (presunta) maledizione che aleggia sul franchise che ti ho raccontato qui.
Dall’iconica Carol Anne della sfortunata attrice bambina Heater O’Rourke alla sceneggiatura calibratissima che regala spaventi e brividi a grandi e piccoli senza sbracare e strafare, il Poltergeist del 1982 è un modello probabilmente inarrivabile di horror blockbuster. Ciò detto, bisogna ammettere che è invecchiato e dimostra i suoi anni peggio di altri film simili, soprattutto nel comparto visivo.
La cosa confortante, per certi versi, è che i due produttori-star del remake 2015 siano due numi tutelari dell’orrore anni ’80 come Sam Raimi (regista di La Casa e suoi sequel, ma anche Spider-Man con Tobey Maguire) e Robert Tapert. Inoltre, dietro la macchina da presa c’è Gil Kenan, regista del film d’animazione Monster House (prodotto, guarda caso, da Spielberg) e dello sfortunato Ember, e alla sceneggiatura addirittura un premio Pulitzer (!!!): David Lindsay-Abaire (Rabbit Hole).
Basteranno questi elementi per ottenere un rifacimento che tenga testa all’originale? Per adesso, guardando il trailer, si assiste ad una serie di scene che chiamano direttamente in causa la pellicola di Hooper, dunque un remake molto fedele alla trama del 1982: la presenza annunciata, però, di personaggi di diversa natura fa sperare in qualcosa di inedito e godibile.
Oltre alla “solita” famigliola sfigata vittima dei fantasmi birichini, la principale novità pare saranno infatti le figure che la aiuteranno a combatterli. Laddove nel precedente c’era una squadra composita e più o meno improvvisata di occultisti, qua avremo un ambiguo parapsicologo di estrazione televisiva con la faccia di Jared Harris (il Moriarty di Sherlock Holmes – Gioco di Ombre). La famiglia protagonista – i Bowen – è poi composta dal carismatico Sam Rockwell, che rimane uno dei miei attori preferiti di sempre, e da Rosemarie DeWitt.
Cos’altro c’è da sapere? Beh, che il film è stato pensato e girato per essere goduto in 3D e che ci sarà un taglio diverso nella narrazione, probabilmente dando più spazio al figlio maschio dei Bowen. Sì, proprio quello che si ritroverà a dover lottare contro lo spaventosissimo e maledetto pagliaccio-pupazzo che già ci aveva fatto perdere il sonno nell’originale e che torna più brutto che mai.
Giusto per non entrare in sala con aspettative esagerate sullo splatter, devi sapere che il mood è stato mantenuto fedele a quello degli anni ’80, dunque non ci sarà sangue a fiumi e non ci saranno smembramenti, sebbene i brividi siano assicurati.
Poltergeist 2015 ha ricevuto finora un’accoglienza altalenante oltreoceano, ma qui scatta il grande problema dei remake, soprattutto quelli di pellicole di culto per diverse generazioni. C’è chi li rifiuta per partito preso, chi li vede con la convinzione che “tanto l’originale è meglio e non si batte”, chi fa paragoni ad ogni piè sospinto.
Dopo averne macinati a centinaia come spettatore, ormai me li godo cercando di valutare la pellicola in sé, senza troppi paragoni con il modello. Solo alla fine, come detto, libero la bestia e mi accanisco se vedo che i realizzatori non hanno compreso e/o rievocato le atmosfere dell’opera più vecchia. Perché un remake, in fondo, oltre ad “attualizzare” a livello tecnico e di ritmo un film che magari le platee di ragazzini di oggi non vedrebbero in quanto “puzza di vecchio”, deve assicurare lo stesso livello di coinvolgimento del suo predecessore.
Nella nuova versione dobbiamo sicuramente aspettarci uno sviluppo più veloce e tempestivo dell’arrivo della minaccia dei poltergeist. La pellicola del 1982 procedeva con così tanta calma che oggi qualcuno potrebbe addormentarsi in sala. Per dire: due delle sequenze più celebri, quella con gli scheletri e quella del summenzionato clown, non avvenivano che negli ultimissimi minuti.
Il punto di vista più centrato sui ragazzini, d’altra parte, può regalare più tensione ai giovani spettatori, laddove prima gli “occhi sul film” erano prevalentemente quelli della madre, interpretata da JoBeth Williams.
Se mai, ci sarà da vedere se è stata mantenuta l’unica vera sequenza scioccante e sanguinosa – per certi versi anche inaspettata – del film di Tobe Hooper: mi riferisco alla sequenza della faccia grattata via, sebbene in stato di allucinazione, da parte di uno del team-studiafantasmi. Chissà se verrà mantenuta o se assisteremo sul grande schermo e in 3D a qualcosa di diverso…
Insomma, alla fine della fiera mi andrò a vedere Poltergeist edizione 2015 con spirito sereno e senza troppi preconcetti, cercando di vedere se le reazioni in sala degli spettatori più giovani saranno quelle sperate da Raimi & Kenan. In questi casi, quelli che come me devono combattere con l’effetto-nostalgia che fa disprezzare ogni riproposizione dell’esistente dovrebbero solo chiedersi se il film sarà efficace per le nuove generazioni. Per quanto mi riguarda, mi dichiarerò soddisfatto se l’intrattenimento sarà all’altezza della situazione.
I remake horror sono sempre stati un azzardo.
Voglio dire, mi sono sorbito al cinema quella monnezza del remake di Nightmare, il discutibilissimo e ridicolo Non Aprite Quella Porta di Marcus Nispel, ma anche The Ring – visto dopo quello giapponese, eh! – e L’Alba dei Morti Viventi di un emergente Zack Snyder che ha di fatto rilanciato il genere zombesco a base di morti viventi corridori. Ho sofferto a vedere Venerdì 13 trattato in maniera anonima e sono stato confortato dalla rilettura di Halloween fatta da Rob Zombie. Ho sospirato di fronte al MEH di Ammazzavampiri rifatto con non ho voglia neppure di andare a controllare con quale titolo e poi, però, mi sono esaltato (sì, sono tra quelli) per la nuova versione di Evil Dead – La Casa. Senza parlare di quel guilty pleasure che è stato Piranha 3D, genialmente scemo e trash.
Poltergeist-remake, francamente, non deve fare altro che essere un onesto giro sulle montagne russe dell’immaginario delle apparizioni fantasmatiche con annessi e connessi, con qualche strizzata d’occhio al capostipite, per essere un buon prodotto. Vedremo se saprà stare tra i migliori o i peggiori… nel frattempo, è consigliato nascondere tutti i pupazzi inquietanti (e non) dalle camerette.
Sì, anche le action figures sono contemplate nell’equazione: lo vorreste un Boba Fett posseduto da qualcosa di demoniaco che tenta di farvi la pelle mentre dormite?