Vivere e Lavorare a Barcellona

barcellona

Barcellona è una città di poco più di 1 milione e mezzo di abitanti che negli ultimi anni ha ospitato circa 7 milioni e mezzo di turisti all’anno. Con tutta probabilità, la maggior parte di voi è stata qui almeno una volta, in inter-rail, in vacanza con gli amici, in gita scolastica, per assistere al Sonar o al Primavera Sound o per andare a trovare un conoscente che fa parte di quei 23.000 “spaguettis” connazionali che si sono trasferiti qui.

Barça è la squadra, Barna la città!

La maggior parte delle persone, nel momento in cui poggia piede sul piancito di Plaça Catalunya, sente una connessione con questa città che le porta inevitabilmente a pronunciare frasi del tipo: «Oh vecchio! Che figata Barça!»

Ed ecco una precisazione: Barça è solo la squadra sportiva (calcio, basket o pallamano che sia). Se volete proprio fare i ggiovini, il soprannome ufficiale è “Barna”.

Detto questo, non vi sto a tediare con la mia esperienza personale che riassumerò in un “sono di Bologna, trasferito a Barcellona 5 anni fa, lavoro nel marketing di una multinazionale italiana”. Credo che non sia troppo rilevante visto che non mi sono mai sentito del tutto emigrato.

Alla fine ci metto meno tempo a tornare a casa da qui che da Roma… Preferisco piuttosto spiegarvi un po’ la città, per quale motivo ci sono così tanti italiani e perché ci stanno così bene.

 

Introducing Barcelona

Barcellona è forse la città che al giorno d’oggi può maggiormente vantare il titolo di capitale del Mediterraneo, quanto meno della costa europea. È la capitale della Catalogna, è la seconda città della Spagna per numero di abitanti, è una delle economie principali della Penisola Iberica (per quanto in fase discendente come il resto del Paese), ma soprattutto è la terza città più felice al mondo.

Insomma, se mi concedete questo paragone un po’ forzato con l’Italia, è come la Milano di Spagna, solo che ha il mare, un bel clima, ed è un posto in cui è piacevole guardarsi attorno.

Per una volta non mi sento di dare la colpa dell’orda italica – della quale faccio parte – a Fabio Volo (e al suo Italo spagnolo) come tutti dicono. Piuttosto credo che sia merito della capacità di questa città e delle sue amministrazioni di rinnovarsi completamente, partendo dalla spinta delle Olimpiadi del 1992 e riuscendo a continuare sulla strada del rilancio.

Dalla gestione del territorio e dello spazio cittadino deriva la sensazione di essere sempre in un posto speciale

L’approccio funzionalista alla geografia urbana, la riqualificazione dello spazio pubblico e la capacità di accostare storia e modernità sono gli elementi che secondo me mancano maggiormente nella cultura della gestione della cosa pubblica nostrana.

Da questo approccio assolutamente razionalista alla gestione degli spazi cittadini deriva la sensazione di essere sempre in un posto dove succede qualcosa di speciale, per quanto a livello pratico non abbia notato particolari differenze di offerta rispetto a una città come Bologna.

Barcellona è una città che è in grado di cambiare volto ai quartieri nel giro di pochi anni (lascio a ognuno di voi la propria interpretazione sulla gentrificazione), abbattere edifici e modificare lo skyline con strutture improponibili, conciliare feste di quartiere ed eventi di piazza di massa con il quieto vivere di chi questa città la vive come lavoratore. È una città a misura di fiesta dal lunedì alla domenica, ma che permette a chi cerca di ritagliarsi la propria tranquillità routinaria di farlo senza risentire del caos creativo in cui è immersa la città.

Torre AgbarTorre Agbar, ribattezzata dai barcellonesi “El consolador” (il vibratore)

 

Basta aggiungere una “s” alla fine delle parole

Il discorso “lingua” non è così complicato come negli altri Paesi visti fino ad ora negli articoli Speciale Emigrazione, perché evidentemente le due lingue che si parlano qui (castigliano e catalano) appartengono allo stesso ramo linguistico dell’italiano. Considerando le miriadi di anglosassoni che sopravvivono senza spiccicare una parola di spagnolo, posso assicurarvi che non morirete di fame per non aver saputo spiegare al fornaio che volevate del pane.

La città offre un sacco di corsi privati (anche intensivi) di spagnolo, ed esiste anche una  scuola ufficiale comunale che a prezzi modici offre corsi di varie lingue (ma il numero di richieste è sempre superiore ai posti disponibili).

Premesso che in due mesi parlerete un castigliano migliore di qualsiasi “non latino” (cit. dos los ramatos), resta da specificare che il catalano non è necessario, ma sicuramente parlandone un po’ catalizzerete meglio le simpatie dei locals. E non vi spaventate: pensate che il catalano è una lingua che non avete mai sentito in vita vostra, per cui, per quanto il suono possa sembrarvi strano, sappiate che l’italiano e il catalano sono le due lingue romanze più vicine (e se siete di Alghero, è quasi uguale al dialetto con cui parlate coi vostri nonni).

 

La ricerca di un lavoro

Per quanto riguarda la ricerca del lavoro l’unica cosa necessaria è un documento che si chiama NIE (Número de Identidad de Extranjero), che in quanto cittadini UE non è complicato ottenere (basta un po’ di coda e un versamento di 5 europei).

La cosa più facile è venire qui e trovare un lavoro non qualificato (precisazione importante: è solo una constatazione, non un giudizio di merito, sia chiaro!!!). Molti italiani lavorano nella ristorazione o nel terziario tipo call center o attenzione al cliente.

Per chi invece è specializzato o cerca un lavoro in concreto, ci sono varie possibilità. Il tessuto catalano tipico è composto soprattutto da piccole e medie imprese (pyme) che cercano di lavorare sull’export come mai prima d’ora, essendo venuto meno a causa della congiuntura economica tutta la parte di indotto dell’edilizia e dell’automotive che sono mercati tipicamente interni. Ed in tutto questo è importante sottolineare che il 7% del totale delle esportazioni spagnole avvengono proprio verso l’Italia.

Parlando invece di multinazionali, molte aziende del FMCG hanno sede qui (Danone, Nestlé, L’Oreal, Reckit, SaraLee…), così come dell’IT, e su quest’ultimo vorrei aprire una parentesi.

Barcellona si può considerare la Silicon Valley Europea

L’idea di Barcellona Silicon Valley Europea è un tentativo, non espresso nel pieno del suo potenziale, ma comunque abbastanza veritiero. Non a caso il quartiere di Poble Nou ha subito una forzatura in questa direzione, attraverso la creazione di un distretto altamente tecnologico (22@) e un vivaio di start up a finanziamento pubblico parziale (Barcelona Activa). Molte delle grandi multinazionali dell’IT hanno sede qui (Microsoft, SAP, Orange, Rexon,… potete approfondire qui).

22@

Per di più, il marketing comunale è assolutamente orientato a spingere questa percezione di città innovatrice. Guardate l’esempio del World Mobile Congress conclusosi questa settimana (non vi dico il traffico e la quantità di coreani): una fiera che fino a pochi anni fa nemmeno esisteva e adesso è l’evento più importante nel campo della telefonia mobile.

Per farvi una prima idea delle principali offerte di lavoro, vi consiglio di girare un po’ nella versione spagnola dei principali portali di job recruitement (tipo infojobs).

 

Sì, molto interessante, ma quanto mi costa?

Lo stipendio medio non è da capogiro, ma il costo della vita è più che proporzionato.

Basta, finisco il pippone con un ultimo punto su stipendi e costo della vita. Considerando i sopravvissuti allo tsunami della disoccupazione (sul quale ci vorrebbe un articolo a sé stante sulle cause soprattutto sistemiche) lo stipendio netto medio a Barcellona è di 1.345€.  Non è una cifra da capogiro, ma il costo della vita non è nemmeno particolarmente eccessivo. La cosa particolare (percezione mia) è che per qualsiasi tipo di spesa ci siano molte più fasce di prezzo rispetto all’italia, dall’affitto (potete farvi un’idea su siti tipo idealista.net o fotocasa.es) al cibo (frutta di stagione a 0,99€/kg FTW). E sì, state tranquilli che trovate il parmigiano e la mozzarella.

boqueria
In definitiva: un’ora e mezza di volo dalle principali città italiane con compagnie low cost, musica e cibo a volontà, musei ed eventi culturali tutto l’anno e birrette a un euro all’aperto in felpa anche a gennaio.  E solemare da maggio a ottobre.

Solo un ulteriore commento: spero che la vostra reazione sia questa

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Se volete approfondire maggiormente alcuni aspetti, soprattutto burocratici, uno dei siti di riferimento è italianiabarcellona e quello del comune (disponibile in inglese) è www.bcn.cat.

 

Hasta pronto! O meglio: Fins Aviat!!!

 

 

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