L’antico Egitto è una civiltà che ha sempre affascinato e incuriosito l’umanità. La sua cultura, la sua religione, la sua arte e la sua scienza sono da sempre fonti di ammirazione e mistero. Tuttavia, molte delle cose che crediamo di sapere sull’antico Egitto sono in realtà frutto di errori, leggende o propaganda. In questo articolo cercheremo di sfatare alcune delle idee sbagliate più comuni sull’antica cultura egizia aiutandoci con gli studi di un egittologo di ama internazionale, Wojciech Ejsmondf, uno dei fondatori Warsaw Mummy Project e direttore del Gebelein Archaeological Project (progetto archeologico di Gebelein) in Egitto meridionale. Il Warsaw Mummy Project è stato avviato da un gruppo di bio-archeologi dell’Università di Varsavia nel 2015. Il progetto si propone di esaminare a fondo le mummie umane e animali dell’antico Egitto presso il Museo nazionale di Varsavia. Con l’aiuto di tecnologie avanzate, oggi gli egittologi possono anche scoprire le risposte a domande più specifiche riguardanti l’età, la causa della morte, le malattie sofferte, il tenore di vita e persino il livello di stress!
Le piramidi non venivano costruite dagli schiavi
“Nel film del 1956, “I dieci comandamenti”, si vedono persone schiavizzate che trascinano blocchi di legno attraverso le calde scene del deserto per costruire le piramidi mentre vengono frustate dai loro padroni. Ma la maggior parte degli archeologi non crede che ciò corrisponda alla realtà. Secondo gli studiosi contemporanei, le persone che costruivano le piramidi erano libere”, ha dichiarato a Insider Ejsmondf. Gli archeologi hanno scoperto che le piramidi erano costruite da lavoratori liberi, che ricevevano un salario, un alloggio e una dieta adeguata. Questi operai erano considerati dei privilegiati, in quanto partecipavano a un’opera sacra per il faraone e per gli dèi. Inoltre, non lavoravano tutto l’anno, ma solo nei mesi in cui il Nilo era in piena e i campi non potevano essere coltivati. Inoltre, gli antichi egizi non avevano una moneta; quindi, probabilmente pagavano le tasse in servizi piuttosto che in denaro. Ciò significava che alcuni avrebbero dato grano o prodotti e altri avrebbero fatto piramidi.
Cleopatra era straordinariamente bella
Cleopatra è una delle figure più famose e affascinanti dell’antico Egitto. La sua storia d’amore con Giulio Cesare e Marco Antonio ha ispirato opere letterarie e cinematografiche. Spesso Cleopatra viene rappresentata come una donna di straordinaria bellezza, capace di sedurre i potenti dell’epoca con il suo fascino. Tuttavia, non ci sono prove certe che Cleopatra fosse fisicamente eccezionale. Le sue monete la mostrano con un naso pronunciato e un mento sporgente. Le sue fonti di attrazione erano probabilmente altre: la sua intelligenza, la sua cultura, la sua abilità politica e il suo carisma. Inoltre, il mito della sua bellezza potrebbe essere stato creato dalla propaganda romana, che voleva dipingerla come una femme fatale che corrompeva i virtuosi cittadini romani. Ejsmond ha detto che non ci sono prove solide a sostegno dell’idea che Cleopatra fosse fisicamente notevole. Secondo lui, il mito della sua bellezza potrebbe far parte della propaganda romana. “I Romani volevano mostrarla come una femme fatale che seduceva i buoni cittadini romani e li trascinava nello stile di vita lussurioso e dissoluto di un despota orientale“.
Le mummie dei Faraoni risorgevano dalla morte
Le mummie sono uno degli elementi più caratteristici dell’antico Egitto. Si tratta di corpi umani o animali conservati mediante un processo di imbalsamazione che ne impediva la decomposizione. Gli egizi credevano che la mummificazione fosse necessaria per preservare il corpo del defunto, che era collegato alla sua anima nell’aldilà. Tuttavia, gli egizi non credevano che le mummie potessero risorgere dalla morte e tornare a vivere tra i vivi. Soprattutto per quanto riguardava il Faraone e la sua iconicità, un fatto a supporto che smentisce questa teoria è che “Simbolicamente, il faraone non moriva mai“, ha detto Ejsmond. Questa idea è nata nel genere horror, in cui le mummie sono spesso rappresentate come mostri vendicativi che si risvegliano dalle loro tombe per perseguitare gli archeologi o i profanatori. In realtà, gli egizi rispettavano le mummie e le seppellivano con cura nei loro complessi funerari.
La mummificazione aveva lo scopo di preservare il corpo
Un’idea comune sull’antico Egitto è che la mummificazione avesse lo scopo di preservare il corpo perché era collegato al faraone dopo la morte. Ma c’è un gruppo di egittologi che sostiene che la mummificazione, invece, servisse a riportare il corpo del faraone alla sua giusta forma: quella di una statua. Secondo questo punto di vista, “produrre un’immagine simile alla vita, un’immagine riconoscibile, in realtà non è mai stata l’intenzione principale”, mentre lo era far assomigliare il corpo a una statua idealizzata simile a una divinità, ha dichiarato in precedenza a Insider Campbell Price, un curatore del Museo di Manchester nel Regno Unito che ha pubblicato un libro su questa teoria. Questo spiegherebbe, secondo Campbell, il motivo per cui tante mummificazioni di faraoni si sono rivelate in seguito “sbagliate”. Gli egittologi di questa nuova scuola di pensiero sostengono che la conservazione non è mai stata l’obiettivo degli imbalsamatori. Ma questa visione della mummificazione è controversa e non tutti gli egittologi sono d’accordo.
I sacrifici umani nell’antico Egitto
Un altro mito sull’antico Egitto è che i faraoni si facevano seppellire con i loro servi o le loro mogli, che venivano uccisi o sepolti vivi per accompagnare il sovrano nella sua morte. Questa credenza si basa su alcune prove archeologiche che testimoniano la presenza di resti umani nelle tombe reali della I dinastia (ca. 3150-2900 a.C.). Si tratta di una pratica limitata a questo periodo arcaico, in cui il faraone era considerato un dio vivente e il suo ka, la sua forza vitale, aveva bisogno di un corpo intatto e di una corte di servitori nell’aldilà. I sacrifici umani erano quindi un modo per garantire al faraone la sua ascensione al cielo e la sua immortalità. Tuttavia, questa pratica fu abbandonata già dalla II dinastia (ca. 2900-2686 a.C.), quando il faraone divenne più umano e meno divino. Al posto dei sacrifici umani, si diffuse l’uso di seppellire con il faraone delle statuette di legno o di pietra che rappresentavano i suoi servitori e le sue mogli. Queste statuette erano chiamate ushabti e avevano la funzione di sostituire i defunti nelle attività lavorative che avrebbero dovuto svolgere nell’aldilà. Gli ushabti erano dotati di una formula magica che li animava quando venivano chiamati dal faraone.
I geroglifici egizi: la scrittura sacra
I geroglifici egizi sono i segni scolpiti che compongono il sistema di scrittura monumentale utilizzato dagli antichi egizi. Il termine geroglifico deriva dal greco e significa “caratteri sacri incisi”. I geroglifici combinano elementi logografici, sillabici e alfabetici. L’uso di questo tipo di scrittura era riservato a monumenti o qualsiasi oggetto, come stele e statue, concepiti per essere eterni. La scrittura corrente e quotidiana in Egitto era quella ieratica (vedi foto), una forma semplificata e corsiva dei geroglifici.
I geroglifici erano formati da più di 700 segni e disegni, che raffiguravano piante, animali, oggetti, parti del corpo. Potevano essere letti in tutte le direzioni: da destra a sinistra, dall’alto verso il basso e viceversa. Il verso di lettura era indicato da un occhio che guardava verso l’inizio del testo. Gli Egizi credevano che il dio Thot, lo scriba degli dèi, avesse trasmesso questi segni agli uomini. Ogni disegno poteva rappresentare una lettera singola, un gruppo di lettere o un’intera parola. Inoltre, ogni simbolo poteva avere più significati: il disegno di un occhio, per esempio, indicava la parola “occhio” ma anche l’azione di “vedere”. I geroglifici egizi erano una forma di comunicazione scritta usata soprattutto per decorare luoghi sacri e tombe; di solito raccontavano le imprese dei faraoni e i miti degli dèi, ma non venivano usate quotidianamente per comunicare. La comprensione dei geroglifici egizi si deve alla scoperta della Stele di Rosetta nel 1799 (conservata al British Museum di Londra), durante la campagna di Napoleone Bonaparte in Egitto. La stele, che risale al 196 a.C., presenta lo stesso testo in tre scritture differenti: in geroglifico, in demotico e in greco. Comparando queste tre versioni, nel 1822, il giovane archeologo francese Jean François Champollion riuscì finalmente a decifrare la misteriosa scrittura egizia.
Mangiare parti di carne di una mummia potrebbe conferire proprietà mistiche per la salute
Non sono solo le idee sbagliate dei giorni nostri a far vacillare gli egittologi. In epoca vittoriana esisteva una bizzarra moda salutistica: si credeva che mangiare parti della carne di una mummia potesse conferire proprietà mistiche alla salute. “Fino agli anni ’20, si poteva trovare polvere di mummia nei cataloghi di alcune farmacie in Germania“, ha detto Ejsmond, aggiungendo: “È probabile che i nostri nonni e le nostre nonne abbiano mangiato mummie“. Per Ejsmond, questo equivoco risale al XII secolo, quando il medico arabo Abd-al Latif scrisse un trattato sulle proprietà curative di un tipo di resina chiamata mūmiyā. Quando i crociati tornarono dall’Oriente nel Medioevo, “diffusero l’informazione sulla mūmiyā, che si pensava fosse un panaceo – una medicina praticamente per tutto, dal mal di testa all’impotenza alla guarigione delle ferite“, ha detto Ejsmond. Con il passare degli anni, la parola è stata scambiata per “mummie” e la gente ha iniziato a cercare resti mummificati in polvere per le loro proprietà curative.
C’erano labirinti all’interno delle piramidi
Ejsmond ha affermato che l’idea che le persone avessero bisogno di intricate mappe del tesoro per navigare in un labirinto all’interno di una piramide è “completamente falsa“. “Quando si guardano le piante delle piramidi, di solito i corridoi sono piuttosto diretti verso la camera funeraria”, ha detto. Tuttavia, sotto alcuni templi si possono trovare corridoi simili a labirinti. “C’erano alcuni sistemi di corridoi davvero complessi, le cosiddette cripte, dove è come nei film”, ha detto. “A volte è necessario premere un blocco di pietra in modo che un’altra porta sul lato opposto dello stesso corridoio sia libera di essere spinta“, ha aggiunto: “Bisogna sapere qual è la sequenza di spinta delle pietre per poter aprire un passaggio segreto“.
Molte di queste idee sbagliate possono risalire allo storico greco Erodoto
Lo storico greco Erodoto (di Alicarnasso) visitò l’antico Egitto nel V secolo a.C., verso la fine della storia egiziana. Il suo libro, che descrive la vita degli antichi egizi, fu estremamente influente. L’opera storiografica di Erodoto, le Storie (Ἱστορίαι), è divisa in 9 libri. Il secondo di questi 9 (Euterpe) è dedicato interamente a tutte le qualità e le curiosità della terra d’Egitto, facendo riferimenti ai suoi viaggi compiuti in giovinezza. Erodoto fornisce una dettagliata descrizione degli usi e i costumi egizi (riti funebri, la medicina), la religione, la fauna (serpenti sacri, ibis, fenici, lontre, ippopotami, coccodrilli), la geografia e la storia della regione, sottolineando, in particolare, l’importanza del Nilo. “Per molte generazioni è stato la fonte principale sull’antico Egitto“, ha detto Ejsmond. La maggior parte del suo libro è notevolmente accurata e alcune delle informazioni fornite hanno superato la prova del tempo. Ma a volte Erodoto “ha avuto un approccio molto liberale nei confronti della verità“, ha detto Ejsmond. Per esempio, “c’è un passaggio molto strano in cui dice che ‘gli ippopotami hanno preso il faraone‘”, aggiunge. Molte idee sbagliate che sono sopravvissute nella tradizione dell’antico Egitto fino ad oggi possono aver trovato le loro origini nell’opera di Erodoto.