Galeotta fu la luna di miele successiva ad un matrimonio a tema videogiochi: “Andiamo a Montrèal?” Si e torniamoci pure!
Lui ci ha vissuto per anni ed è venuto via che ne aveva 15. Io ci ho messo piede la prima volta ad Ottobre ma è stato subito amore. E così abbiamo deciso di venirci a vivere insieme.
Da un mese e mezzo siamo expat a Montréal, la città più europea, a detta di molti, in Quebec, Canada.
Io mi trovo qui con visto turistico ma abbiamo scoperto, non con poca gioia, che mio marito ha ancora la cittadinanza canadese: impossibile rifiutare questa fortuna.
È bastato passare una settimana in Italia dopo aver assaporato la vita qui per decidere di partire.
A ottobre ci siamo sposati, a novembre ne abbiamo parlato, a dicembre abbiamo deciso, a gennaio ci siamo licenziati dai rispettivi lavori, a febbraio abbiamo impacchettato casa, console e gatti e il 4 Marzo siamo atterrati in una Montréal piena di neve.
Oggi qui splende il sole e ad un mese e mezzo dall’arrivo posso dire che la scelta sembra essere quella giusta.
La burocrazia è severa ma non complicata come in Italia: ad agosto dovrò tornare ma nel giro di un mese abbiamo trovato lavoro a mio marito (e non un lavoro qualsiasi ma un lavoro che ama ossia il tester linguistico per videogiochi), una casa deliziosa che abbiamo già provveduto a riempire di collector’s edition e action figures di videogiochi… ed io seguo un corso di francese economico e divertente tre volte a settimana. Tutto In un mese.
La differenza rispetto all’Italia? La possibilità di fare.
Qui ci sono prospettive di crescita personale e di coppia. Qui è sufficiente lavorare per la stessa compagnia per almeno un anno per accumulare “credito di vita canadese” e ottenere credibilità agli occhi di una banca per comprare una casa. Insomma: qui è possibile davvero farlo. Il che mi pare una buona motivazione almeno per provarci.
Al momento esistono tre modi principali per entrare in Canada: il ricongiungimento (che prevede un parente prossimo già residente permanente o cittadino canadese), l’immigrazione classica (che al momento è chiusa fino a data da destinarsi) e l’arrivo in Canada con un permesso di lavoro di una azienda canadese che vuole-proprio-te.
Inutile dire quanto sia lungo il processo per entrare in questo Paese (io, ad esempio, prima di 6-10 mesi non potrò lavorare), ma la difficoltà viene ripagata da uno stile di vita decisamente efficiente oltre ad un benessere non raggiungibile in Italia: qui c’è bisogno di lavoro. Non è difficile vedere dappertutto ricerche di personale per i posti più disparati.
Inutile anche dire che ci troviamo in una culla beata per chi ama i videogiochi: le più grandi compagnie di videogiochi, infatti, hanno sede proprio qui e non è difficile passeggiare per Montréal senza scorgere qualche insegna che ben conosci.
Inoltre è una società che seleziona e valorizza i suoi immigrati: se riesci ad entrare sei il benvenuto e la multi culturalità sembra davvero funzionare.
Proprio nel campo dei videogiochi è facile trovare anche qualcuno che ti aiuti con le carte per entrare in Canada, ma la difficoltà sta nel tenere il posto: spesso si tratta di lavori occasionali o a progetto che rischiano di trasformarsi più in una esperienza a breve termine che ad un sicuro posto di lavoro, proprio per via del tipo di attività strettamente legata ad un lavoro temporaneo. Ma l’importante è saperlo.
Fondamentale è il sito del governo canadese: praticamente l’unico e il migliore modo per avere informazioni in merito all’arrivo in Canada. Spesso si trovano anche dei bandi di concorsi (non ultimo a gennaio) per avere permessi di lavoro e di soggiorno.
Di base è possibile venire qui da turisti, stare sei mesi, ma sconsiglio fortemente di imbarcarsi in una avventura del genere senza un piano preventivo: può succedere di essere fortunati e di trovare qualche azienda che vi sponsorizzi, ma toglietevi dalla testa l’idea del “io intanto parto, poi qualcosa trovo” perché i canadesi non vedono di buon occhio un approccio di questo genere e lavorare in nero qui equivale ad una bella sospensione eterna dal Paese. Insomma: non vala la pena.
Di base la vita è più costosa rispetto all’Italia ma gli stipendi sono molto più alti: basti pensare che qui il minimo sindacale di remunerazione non può scendere sotto i 10$ l’ora, anche per lavori “entry level”.
Case in vendita e in affitto si trovano a molto meno che da noi: noi veniamo da Roma ed il confronto è imbarazzante. Vivevamo in una casa piccina nella periferia Est di Roma (Lunghezza) ed in confronto qui, con il cambio favorevole euro > dollaro canadese, si può prendere una casa di tutto rispetto e anche relativamente centrale.
Lo scoglio per molti potrebbe essere la lingua perché qui si parla sia inglese che francese. Anzi: si preferisce il francese che è considerato la lingua ufficiale del Quebec. Ma di certo le persone qui sono gentili e apprezzano se qualcuno prova a parlare il francese, al contrario di altri. Non è raro anche trovare persone che parlano italiano: soprattutto di seconda o terza generazione.
Le due grandi motivazioni per cui l’Italia sarebbe meglio del Canada (!) spesso si ricollegano a due fattori principali: il cibo ed il clima.
Premesso che siamo arrivati verso la fine dell’inverno (e nonostante questo ci siamo beccati delle signore nevicate.. soprattutto per noi che a Roma la neve l’abbiamo vissuta ben poco) quello che colpisce è comunque l’organizzazione imbarazzantemente efficiente per far fronte ad un clima che muta rapidamente. Il trasporto pubblico usa twitter e facebook per avvertire di eventuali ritardi, mezzi e uomini lavorano anche tutta la notte per sgombrare le strade ed in generale mi è sembrata meglio affrontata la tempesta di neve qui che la semplice pioggia a Roma…
Per quanto riguarda il cibo, invece, scordatevi di mangiare italiano. Anche perché francamente venire all’estero per mangiare italiano, lascia un po’ il tempo che trova :P
Mangiare fuori costa più che da noi e non sempre i risultati meritano. Ma se pensate di avere nostalgia del parmigiano, state sereni: la comunità italiana è grande e di prodotti importati anche a prezzi ragionevoli se ne trovano tanti.
Il costo della vita in generale è più alto ma è divertente vivere qui: anche fare la spesa presuppone che ci sia una analisi attenta.. quella che mio marito ha definito “un esercizio incrociato fra matematica, maratona e “cercate la differenza” della settimana enigmistica.”
E pensare che la collezione seria è nei nostri bauli a Roma…
Essendo entrambi appassionati di videogiochi sin dai tempi di Commodore & Atari, per noi ha anche particolare importanza l’aspetto culturale sull’argomento. Qui in Nord America ci sono moltissimi negozi ed eventi dedicati all’argomento oltre a un quantitativo imbarazzante di videogiochi, console, computer usati ed in ottimo stato che stanno ingigantendo la nostra collezione… per non parlare dei vari ComiCon e compagnia bella che spuntano come funghi in ogni città piccola, media e grande.
Insomma: di cose da dire ce ne sarebbero moltissime! E molte ancora le stiamo scoprendo.
Se avete voglia di saperne di più, vi lascio un paio di link che spero possano esservi utili:
- Il nostro blog che parla dell’esperienza in Canada
- Il blog di una mia amica che è stato *fondamentale* per capire meglio la vita qui in fase organizzativa
- Il sito ufficiale dell’immigrazione del governo canadese
Speciale Emigrazione:
Raccontateci la vostra storia
- Emigrare a Londra, quello che non ti dicono
- Videogame Tester a Francoforte
- Vita e lavoro nei Paesi Bassi
- IT Service Desk a Praga
- Lavorare ad Istanbul
- Appunti di vita lavorativa a Tokyo
- Barcellona
- Lavorare e vivere in Australia
- Due geek alla scoperta di Montrèal
- Non è tutto oro quello che Londra
- Un Italiano ad Amburgo
- La mia vita in Australia
- Svizzera? Si può fare! Guida pratica all’immigrazione 1/2
- Studiare e vivere a Losanna
- Svizzera? Si può fare! Guida pratica 2/2
Se lavori all’estero raccontaci la tua storia!